Il mercato delle trattative è la piazza virtuale. “A chi è interessato vendo buoni rimanenti del Bonus Renzi a metà prezzo, per l’acquisto di libri sui siti Mondadori, Feltrinelli, Libraccio e Amazon”, scrive Alex su un gruppo Facebook dedicato al commercio e allo scambio di testi usati. L’accordo si chiude nelle chat private. “Scegli i titoli, mi fai la ricarica Postepay e quando arriva l’accredito ti faccio l’ordine”, è l’affare proposto da Gennaro su Messanger. E così, in pochi clic, i diciottenni svendono il Bonus cultura: 500 euro messi a disposizione dal governo Renzi per 600mila neomaggiorenni, da spendere in libri, musei, concerti e spettacoli teatrali.
A lanciare l’allarme sono gli amanti della lettura, che quotidianamente s’incontrano nei gruppi social per scambiare consigli e proporre offerte. “Da qualche tempo compaiono annunci di ragazzini che si propongono, per acquistare libri col Bonus Renzi da rivedendere a metà prezzo”, racconta la barese Antonella Paparella. Trentadue anni, laureata in lettere e precaria, guida il coro di proteste contro una pratica “illegale, ingiusta e dannosa per la collettività”.
Truffare lo Stato è un gioco da diciottenni. Lo spiega bene Gennaro da Cosenza, contattato in chat dopo l’annuncio postato sul gruppo “Libri usati vendo – compro – scambio”, che conta quasi 20mila iscritti. “Il meccanismo è semplicissimo – racconta l’affarista in erba – tu scegli i titoli su Amazon, dividi per due il prezzo, mi fai la ricarica Postepay e, arrivato l’accredito, ti faccio l’ordine: tempo due o tre giorni, e il libro è a casa”. A corredo della proposta, gli screenshot degli ordini già fatti per altri utenti. “A te conviene, perché compri a metà prezzo – incalza – e io ci guadagno, visto che non leggo”. E dunque il Bonus, se non monetizzato, andrebbe perso. Come giustificare la spedizione dei libri a persone terze, considerando che il Bonus è nominale? “E’ come se fossero regali”, sorride. “Ho molte richieste e ho a disposizione altri 410 euro di mio cugino”.
Gennaro è in ottima compagnia. Gli annunci si susseguono a decine, tanto da scatenare la protesta degli stessi utenti dei social network. “Basta diciottenni che usano il loro bonus per comprare altro – è solo uno dei post comparsi sul gruppo utilizzato da Gennaro e Alex – sono la vergogna d’Italia e il simbolo di quanto siamo caduti in basso: 500 euro da investire nel loro futuro, buttati come fossero immondizia”. “Io il buono l’ho usato per riempire la libreria”: e la ragazza che si nasconde dietro lo pseudonimo Beky Bk allega foto di scaffali con pile di romanzi. “Ho visto studenti acquistare testi in libreria e poi rivenderli senza difficoltà”, è la testimonianza di un altro iscritto.
Aggirare i controlli nei fatti sembra impresa semplice. Per incassare 500 euro basta ottenere lo Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, accedere alla piattaforma dedicata ’18app.it’ e creare i buoni da spendere in una o più soluzioni, meglio se online. “La misura è utile – è l’amara constatazione di Antonella Paparella – ma forse prima di dare soldi a fondo perduto, toccherebbe educare i ragazzi alla lettura e al senso civico”.