AGI – Bisogna superare la strategia del prepensionamento ed evitare che giovani e donne restino indietro. “Lo Stato ha la responsabilità di superare la strategia del prepensionamento, proprio perché abbiamo bisogno sia di più occupati giovani sia di più occupati tra gli over sessantenni”: lo afferma il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in occasione dell’Assemblea pubblica degli industriali in Vaticano, seguita dall’udienza con il Santo Padre. “Purtroppo, – aggiunge – siamo l’unico Paese al mondo in cui si parla di pensioni appena si inizia a parlare di lavoro. La dignità e libertà del lavoratore, over sessantenne, non si tutela con il prepensionamento, ma continuando a offrirgli mansioni coerenti all’esperienza preziosa che ha maturato e che puo’ attivamente trasferire”.
“Continueremo a volere e a sognare un Paese unito. Un Paese in cui il verbo prioritario non è ‘prenderè, ma è ‘darè: dare agli altri; dare lavoro; dare futuro; dare dignità; dare libertà”, è convinto il numero uno di Confindustria.
Bonomi sottolinea che i Paesi “con tassi di attività più elevata tra la popolazione “anziana” hanno anche il tasso di attività più elevato tra i giovani. Non è vero, quindi, che più anziani escono dal mondo del lavoro e più giovani vi entrano. Non dare futuro alle nuove generazioni è la più grande forma di diseguaglianza e mancanza di responsabilità della società nei loro confronti”.
E giovani e donne restano indietro: “ci sono sempre meno bambini e sempre più anziani e, nel mentre, giovani e donne restano svantaggiati nel lavoro. Un fenomeno che non comporta solo declino nei consumi e insostenibilità dei conti del welfare. Ma che porta ad una società in cui si aggrava sempre più, da una parte, il gap di reddito e patrimonio dei più giovani e, dall’altra, aumenta il disagio di anziani inattivi e afflitti da patologie croniche”.
“L’impresa ha il dovere di offrire un lavoro degno”
Confindustria sente il dovere di offrire un lavoro degno, basato sulla sicurezza, libero, creativo e solidale, dice Bonomi. “Ecco, in questa nostra Italia, avvertiamo, oggi più che mai, il dovere di offrire il nostro contributo centrato sulla definizione condivisa di un ‘lavoro degno'”, afferma il leader.
“Radicato cioè – spiega – nella dignità originaria di ogni donna e uomo, insopprimibile e indisponibile a qualunque potere o ideologia. Se ci si dimentica questo fondamento, le leggi dell’economia tradiscono il loro più intimo significato e valore. è uno dei grandi rischi manifestati negli ultimi decenni da una concezione della crescita fondata sulla finanza per la finanza. Come imprese industriali, manifatturiere e di servizi, basate sul lavoro, noi avvertiamo la necessità di affermarlo con chiarezza. Per noi la finanza è uno strumento essenziale, coadiuvante alla solidità e stabilità della crescita del lavoro, delle imprese e della coesione sociale, ma non è, e non deve essere, il criterio unico o prevalente per misurare i valori di un’impresa”.
La chiave è nell’industria 4.0
“Industria 4.0 era ed è – se la ripristiniamo integralmente e, anzi, la potenziamo rendendola incentivo strutturale e non a tempo – la via maestra da seguire per realizzare al meglio queste sfide”
Le retribuzioni infime
“Il criterio per definire un lavoro ‘degno’ non è solo quello monetario. Nel nostro Paese in troppi settori l’offerta di lavoro continua a essere caratterizzata da infime retribuzioni. Questo, desidero ripeterlo, non riguarda in alcun modo l’industria. Quelli non siamo noi!”, sostiene il presidente di Confindustria. “Ecco – ha aggiunto – perché il tema dell’intervento per Legge sul Salario Minimo non ci tocca. Ad essersi opposti sono altri settori, sui quali bisognerebbe, invece, avere il coraggio di intervenire” aggiuge Bonomi, che definisce Confindustria “autonoma, agovernativa e apartitica e propone e risponde solo nel merito degli interventi legislativi“.
“Necessaria la piena cittadinanza ai lavoratori stranieri nel nostro Paese”
Quanto al tema dellimmigrazione, per Bonomi la curva demografca italiana “rende ancor più necessario contare su un efficace modello di integrazione nazionale e di piena cittadinanza per gli immigrati e i lavoratori stranieri nel nostro Paese”. “Noi come imprese ci siamo”, assicura. “In moltissime nostre aziende, infatti – ha fatto notare Bonomi nella relazione all’assemblea annuale di Confindustria, in corso in sala Nervi in Vaticano – l’apporto degli immigrati e’ crescente da anni e insostituibile”.
In un altro passaggio del suo discorso, Bonomi ha anche puntato l’indice contro “la bassa capacita’ di garantire formazione adeguata come di integrare stranieri e immigrati”, richiamando la necessita’ di un lavoro degno.
Perché il Vaticano
Una riunione particolare, diversa, con la politica che resta fuori e a fare da padrone è solo ‘il valore del lavoro’ e la ‘responsabilità sociale dell’impresa nei confronti del territorio’. Per questo motivo quest’anno l’Assemblea di Confindustria si tiene in Vaticano e non nelle consuete sedi, con un evento straordinario: l’Udienza del Santo Padre. Il motivo è semplice e lo spiega il numero uno, qualche giorno fa: “Evitare che l’assise diventi motivo per tirare la giacchetta al presidente, al sistema industriale italiano“.
Si tratta di una scelta fortemente voluta dal presidente Bonomi. Considerate le difficoltà del momento storico, che vede il mondo e le imprese colpite da eventi drammatici come la pandemia e la guerra si impone “un momento di riflessione e unità”, viene riferito. L’Udienza del Santo Padre all’Assemblea Pubblica di Confndustria è stata una decisione presa tempo fa ma che si è rivelata lungimirante, commenta Bonomi. “Una decisione assunta mesi fa – sottolinea – quando certamente non avremmo immaginato che si sarebbe tenuto a pochi giorni dalle prossime elezioni politiche in Italia. Ma a maggior ragione, oggi, siamo persuasi di aver compiuto una scelta lungimirante“.
“Non solo è del tutto coerente con la storia della nostra Associazione, che è autonoma, agovernativa e apartitica e propone e risponde solo nel merito degli interventi legislativi – fa notare Bonomi, le cui parole sono state sottolineato da un applauso degli imprenditori – ma soprattutto questa scelta ci consente un ulteriore passo avanti nel rapporto che Confndustria ha l’onore di avere con sua Santità”.