Città 30 a Bologna non è solo uno slogan: nel 2024, per la prima volta in oltre trent’anni, nessun pedone ha perso la vita. Il dato, che riflette una città in evoluzione, rappresenta molto più di una semplice statistica: è un segnale di partenza e un possibile modello per dipingere il futuro della mobilità urbana in Italia. Ma serviranno impegno costante e attenzione, se l’obiettivo è consolidare la tendenza.
Risposta alle critiche
Lo straordinario traguardo costituisce una risposta concreta alle critiche e alle polemiche accompagnanti l’introduzione del progetto Città 30, con cui – come suggerisce il nome – il limite di velocità viene abbassato a 30 km/h in gran parte delle vie urbane. Il piano ha incontrato l’opposizione di alcuni esponenti politici, tra cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e la Lega, che hanno sollevato preoccupazioni sulla possibile riduzione della mobilità e sugli impatti economici per certe categorie di lavoratori e imprese.
Le rilevazioni comunicate dall’Amministrazione Comunale riportano dati che vanno in una direzione diversa rispetto ai timori iniziali. “C’è stata una vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato”, ha dichiarato il sindaco Matteo Lepore durante la presentazione dei risultati. “Nel 2024 a Bologna ci sono stati zero morti tra i pedoni, la metà degli incidenti mortali rispetto all’anno precedente. Calano gli incidenti stradali e i feriti, rispettivamente del 13% e dell’11%, mentre nel resto d’Italia lo scorso anno c’è stato un +8% degli incidenti mortali”.
I benefici di Città 30 non si limitano alla sicurezza stradale. I numeri portati all’attenzione da Palazzo d’Accursio segnalano un traffico ridotto del 5%. E poi ci sono i progressi sul dell’inquinamento, diminuito del 29,3%, raggiungendo i minimi dell’ultimo decennio. Anche sulle principali arterie cittadine, quali via Massarenti e via Murri, si è assistito a una riduzione della velocità media e dei sinistri.
Il successo della misura è dipeso da un cambiamento nelle abitudini di mobilità. Lo scorso anno sono aumentati gli spostamenti in bicicletta, complice il boom del bike sharing, si è registrato un incremento degli abbonamenti al trasporto e dell’utilizzo del car sharing. Il verdetto è, dunque, positivo su tutta la linea. E qualche sassolino dalla scarpa il sindaco Lepore se lo toglie, affermando: “Gli investimenti per Città 30, pari a 27 milioni di euro, sono stati destinati all’infrastruttura e non per comprare gli autovelox”.
Le famiglie delle vittime della strada approvano
Nonostante i benefici ottenuti, l’introduzione di Città 30 ha dato adito a contrasti di tipo politico e sociale. Il provvedimento ha incontrato una decisa opposizione da parte del centrodestra. Polemiche sfociate in ricorsi giudiziari e in una raccolta firme per un referendum volto a chiedere ai cittadini di bocciare l’iniziative. Le previsioni buie sono state, però, smentite, secondo quanto sottolinea Lepore: “Nessuno quest’anno ha perso il posto di lavoro”, ha dichiarato.
“Quello zero nella casella dei pedoni deceduti ci dà grande soddisfazione e speranza”, ha commentato la Fondazione Michele Scarponi ETS AIFVS, che rappresenta le famiglie delle vittime della strada. A sua volta, l’ASAPS, l’Associazione sostenitori della Polizia stradale, ha accolto con entusiasmo i traguardi tagliati, definendo Bologna una città simbolo del progetto 30 km/h.
Bologna ha dimostrato che il cambiamento è possibile, anche di fronte alle critiche più aspre. Il prossimo passo è confermare l’andamento e ispirare altre città italiane a seguire l’esempio, perché la sicurezza e la sostenibilità non sono traguardi occasionali, ma obiettivi costanti.