ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl vademecum dell’antitrust
Secondo l’Autorità sono in aumento i raggiri commerciali ai danni delle microimprese: ecco una guida per evitare le pratiche più diffuse
di Celestina Dominelli
13 febbraio 2020
4′ di lettura
Migliaia di imprese e microimprese indotte a sottoscrivere a loro insaputa contratti di acquisto di spazi pubblicitari su una piattaforma informativa di eventi fieristici. È solo uno dei tanti casi sanzionati dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha visto crescere, nel corso del 2019, le segnalazioni di pratiche commerciali scorrette e di pubblicità ingannevoli ai danni di piccole e medie aziende costrette a pagare per prestazioni non richieste dietro minaccia molto spesso di azioni giudiziarie. Ecco perché l’Antitrust ha predisposto un vademecum per aiutare le imprese a difendersi dai raggiri commerciali: poche e semplici regole, messe nero su bianco fin dal 2017, ma che risultano tuttora molto utili data l’impennata di sanzioni irrogate dall’Autorità su questo fronte negli ultimi mesi.
I casi più frequenti
Secondo il manuale stilato dall’Antitrust, sono due i casi più frequenti in cui una microimpresa più imbattersi: l’invio, senza alcuna spiegazione, di un bollettino di pagamento precompilato con i dati aziendali in un momento in cui ci si aspetta di ricevere un avviso di pagamento/fattura (per esempio, la Camera di Commercio per la quota annuale o, come detto, l’organizzatore di una fiera cui si intende partecipare, o ancora, l’Ufficio italiano Brevetti e marchi per le pratiche di rinnovo); la spedizione di un modulo precompilato con i dati dell’impresa in cui si chiede di verificare la correttezza delle informazioni ma non parla con chiarezza dei servizi offerti che sembrano gratuiti, ma sono poi seguiti da pressanti richieste di pagamento poiché dietro il semplice modulo di raccolta di dati aziendali si celava invece un contratto per servizi pubblicitari.
I principali campanelli d’allarme
Come ci si muove dunque per evitare raggiri? L’Autorità spiega che ci sono già alcuni elementi del bollettino o del modulo che devono insospettire l’utente. In primo luogo, la mancanza di chiarezza sia rispetto al mittente sia in relazione al servizio. Per non dire, poi, dei frequenti errori grammaticali che contraddistinguono certi moduli (si tratta, in molti casi, di pessime traduzioni), accompagnati da un testo spesso molto fitto di clausole contrattuali incomprensibili. Se, dunque, si è in presenza di uno di questi campanelli d’allarme, la prima cosa fare, suggerisce l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli, è una ricerca su Internet che può essere sufficiente per capire se si è in presenza di una comunicazione ingannevole. Se ciò non dovesse bastare, allora può essere utile contattare il soggetto che si ritiene possa aver mandato la comunicazione (l’organizzatore delle fiere in questione oppure l’Ufficio italiano brevetti e marchi).
Attenzione alle richieste di pagamento
Ci sono poi una serie di accorgimenti che è bene tenere a mente nel caso in cui si ricevesse una richiesta di pagamento. Prima di procedere, è sempre meglio leggere con attenzione tutte le informazioni presenti sul bollettino o sul modello e verificare, se ci sono dubbi, la correttezza dell’invio con il soggetto che dovrebbe essere il beneficiario del pagamento. Una volta effettuato, infatti, è molto difficile, avverte l’Antitrust, ottenere indietro i soldi versati perché spesso chi attua la pratica commerciale scorretta ha sede all’estero o chiude la sua attività per riaprirla poi con un nome diverso. Se il modulo che vi viene recapitato, vi invita a verificare i vostri dati, ricordatevi che spesso il “trucco” parte proprio da un messaggio di questo tipo in cui le informazioni riguardanti l’impresa sono deliberatamente riportate in modo incompleto.
Non firmare in presenza di informazioni non chiare
Se, quindi, non è chiaro il contenuto del bollettino o del modulo, è bene non firmare anche perché, come detto, dietro la sottoscrizione si nasconde spesso l’adesione alla proposta di inserimento pubblicitario a pagamento della vostra azienda in una banca dati. In molti casi, poi, tante micro-imprese si rendono conto di essere state ingannate solo dopo aver ricevuto pressanti richieste di pagamento con annessa minaccia di azioni giudiziarie davanti a tribunali con sede all’estero. In realtà, ricorda l’Antitrust, nessun operatore ha finora chiamato in giudizio un’impresa per ingiungere il pagamento di somme “dovute”.