AGI – In principio fu solo una schermata blu con un testo in Courier. Un’immagine molto scarna, poco rassicurante, al punto da diventare l’incubo dell’utente medio Microsoft e l’icona, prima dell’era social e dei meme, per gli sfottò nell’atavica disputa con gli utenti Mac. Poi venne Linux e anche il cyber mondo ha conosciuto il suo terzo polo.
Oggi lo schermo blu di Microsoft ha un aspetto decisamente più elegante: qualche icona, link con un font stiloso che rimandano a opzioni risolutive, persino il qrcode per ‘inquadrare’ il problema e chiedere aiuto. Ma rassicurante, quello sfondo blu, non lo sarà mai. Specie dopo una giornata come quella di oggi.
Il pc si avvia, comincia la giornata di lavoro, qualche operazione, poi, mentre l’antivirus fa la sua quotidiana scansione dei files, arriva il messaggio fulminante: riavviare. L’utente medio esegue senza remore il comando supremo. E poi appare il temibile schermo blu. E non c’è verso di andare oltre quel messaggio di errore generico che prospetta mille ipotesi ma che per l’utente medio non portano ad alcuna soluzione.
Solitamente la via più praticata resta una e una soltanto: riavviare, riavviare, riavviare. Tanto qualcosa prima o poi succederà. In genere arriva il tecnico.
E a questo punto, nell’era social, scoppia la corsa a chi spara il meme più divertente. E nasce l’hashtag #bluescreen in omaggio alla scelta cromatica di Microsoft. Non è un hashtag di servizio, nel senso che se si è alla disperata ricerca di un sistema per bypassare lo schermo blu e tornare alle normali attività, è meglio rinunciare. Però i post su X che rispondono al criterio di ricerca, offrono spunti per trascorrere le ore che bisognerà attendere per il completo ritorno alla normalità.
Il meme più replicato è infatti incentrato sulla vita d’ufficio quando Microsoft è down, per non parlare poi di una manna simile che cancella il venerdì lavorativo e dà il via a un fine settimana lungo. Tutto il resto appartiene al corollario sull’inferiorità tecnologica di Windows rispetto a iOs e Linux, e alla nemesi sul “plutocrate” Bill Gates.