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Blocco dei rincari e rimborsi agli utenti, le due novità che fanno tremare gli operatori telefonici

Lug 8, 2019

Nubi nere si addensano sul futuro degli operatori telefonici italiane. Con due novità che hanno le potenzialità di scuotere il mercato, mentre introducono nuovi diritti e facoltà per i consumatori.

La prima è un disegno di legge sulla trasparenza delle tariffe telefoniche che è ora sotto la lente della commissione competente al Senato: le audizioni degli operatori, nei giorni scorsi, ne rivelano i timori. Dato che la norma, se passerà, vieterà loro di fare rincari per sei mesi dopo la sottoscrizione del contratto. Una pratica che soprattutto in questi mesi estivi è abbastanza comune e non ha limiti di sorta.

La seconda è la spada di Damocle dei rimborsi per la vicenda tariffe a 28 giorni. La decisione finale del consiglio di Stato è prevista nei prossimi giorni (l’udienza d merito c’è stata il quattro luglio, per Wind 3, Fastweb e Vodafone e a seguire ci sarà quella Tim; ci si aspettano sentenze uguali per tutti gli operatori).

Ecco il testo del disegno di legge (che modifica l’articolo 1 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n.7)

a) al comma 1-bis è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche non possono modificare le condizioni giuridiche ed economiche dell’offerta prima che siano trascorsi sei mesi dalla stipula del contratto, in ogni caso senza aggravio di costi o peggioramento delle condizioni economiche applicate nei confronti del consumatore »;

b) al comma 1-quater è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « La medesima Autorità garantisce altresì che gli operatori dei servizi di telefonia mobile assicurino la piena trasparenza delle offerte e dei messaggi pubblicitari di cui al comma 2, garantendo una comunicazione semplice ed essenziale che faciliti al consumatore la comprensione della tariffa e del prezzo complessivo relativo ai servizi acquistati mediante sottoscrizione del contratto di attivazione »;

c) il comma 2 è sostituito dal seguente:

« 2. L’offerta commerciale dei prezzi dei differenti operatori della telefonia deve evidenziare tutte le voci che compongono l’offerta, al fine di consentire ai singoli consumatori un adeguato confronto. A tal fine sono vietati le offerte e i messaggi pubblicitari e informativi di tariffe e servizi proposti dagli operatori che contengono l’indicazione del prezzo finale privo, in tutto o in parte, degli oneri complessivi derivanti dall’attivazione o dall’utilizzo dei servizi di traffico voce, dati, messaggistica istantanea e dei servizi ancillari di cui al comma 2.1 »;

d) dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

« 2.1. Per “servizi ancillari di telefonia mobile” si intendono i costi di attivazione del servizio, di attivazione e fruizione del piano tariffario, di trasferimento ad altro operatore, di utilizzo del servizio di segreteria telefonica, di verifica del credito residuo disponibile, di utilizzo di software e applicazioni, nonché di ogni ulteriore servizio pre-attivato o non disattivabile la cui fruizione comporti un aumento del prezzo complessivo corrisposto dal consumatore durante il periodo di fatturazione.

2.2. Il prezzo finale contenuto nelle offerte promozionali e nei messaggi pubblicitari di cui al comma 1 deve comprendere i costi di tutti i servizi attivati, pre-attivati o non disattivabili dal consumatore al momento della sottoscrizione del contratto, inclusi i servizi ancillari di cui al comma 2.1, che concorrono alla formazione del prezzo corrisposto dal consumatore durante il periodo di fatturazione oggetto del messaggio pubblicitario ».

La vera rivoluzione è a) (gli altri punti rimarcano in realtà diritti già iscritti nelle delibere Agcom o persino in norme primarie). Significherebbe che per sei mesi dopo il contratto l’utente non avrebbe sorprese. O perlomeno potrebbe avere modifiche ma non rincari (la norma potrebbe lasciare la porta aperta a riduzioni dei tetti di traffico inclusi).

Proprio in questi giorni stanno scattando i primi rincari di molte offerte Tim, Vodafone e Wind 3, su fisso e mobile (da 1 a 4 euro al mese in più, spesso a fronte di un aumento di GB inclusi). Colpite sono soprattutto le offerte intorno ai 10 euro al mese, con cui quegli operatori hanno rallentato in passato l’avanzata di Iliad. Adesso le rincarano. In certi casi gli utenti impattati le avevano sottoscritte da meno di sei mesi. Si noti che si può si cambiare operatore gratis (rifiutando i rincari), ma si subisce così il costo della nuova attivazione e della nuova sim (10-15 euro in genere). Gli operatori applicano questi costi appunto a deterrenza del fenomeno noto come “turismo telefonico”, con cui gli utenti tendono a cambiare di frequente per ottenere la tariffa migliore.

La novità è temuta dal mercato. E fortemente osteggiata. Così risulta tra l’altro dalle parole di Lisa Di Feliciantonio, head of media relations & public affairs di Fastweb, durante un’audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato: “se dopo i sei mesi dalla sottoscrizione del contratto fossimo impossibilitati a modificarne le condizioni, ci troveremmo in una situazione paradossale in cui il mio fornitore può aumentare i prezzi e io no”, ha detto, evidenziando così uno dei possibili effetti distorsivi del blocco dei prezzi.

Il tutto mentre pende il rischio rimborsi, su questo stesso mercato. Che possono equivalere a centinaia di milioni di euro persi dagli operatori, dato che sono il diritto (stabilito da Agcom) degli utenti di avere uno spostamento dell’addebito mensile in modo da recuperare i giorni sottratti durante la tariffazione a 28 giorni. Per molti significherebbe non pagare un mese di canone circa. Gli operatori nei giorni scorsi hanno proposto alcune soluzioni alternative, bonus e omaggi: gli utenti che le accettano rinunciano ai rimborsi classici. Il Codacons consiglia di aspettare questi ultimi, in linea di massima, mentre SosTariffe – in uno studio degli scorsi giorni – calcola che nella maggioranza dei casi i bonus sono più convenienti dei rimborsi Agcom.

In ogni caso siamo alle battute finali, di una vicenda che va avanti da due anni. Il Consiglio di Stato, a cui si sono rivolti gli operatori contro i rimborsi, comunicherà prossimamente se gli utenti ne hanno diritto davvero.

Il contesto è fragile. E quindi gli impatti delle due novità potrebbero essere forti, sul mercato (e i livelli occupazionali). Negli ultimi dieci anni, i prezzi della telefonia sono calati del 22 per cento e i ricavi degli operatori sono scesi (di conseguenza) di 11 miliardi (27 per cento). Il tutto mentre sono richiesti ingenti investimenti per l’asta frequenze 5G e le nuove reti banda ultra larga fissa e mobile, necessarie per dare all’Italia un futuro tra le economie sviluppate.

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