AGI – Dopo quasi un decennio di indagini e un’assoluzione in primo grado, Michel Platini e l’ex presidente della Fifa Sepp Blatter sono stati nuovamente assolti dalla Corte d’appello di Muttenz, in Svizzera, dalle accuse che nel 2015 avevano impedito all’ex fantasista della Juve di candidarsi alla guida del calcio mondiale.
A inizio marzo, la procura aveva chiesto una pena detentiva di un anno e otto mesi con la condizionale per i due ex massimi dirigenti di Uefa e Fifa accusati di truffa, falso in documenti e gestione infedele per una consulenza che l’ex fantasista francese della Juve aveva svolto per la federcalcio mondiale.
Dopo quasi un decennio di indagini e un’assoluzione in primo grado, Michel Platini e l’ex presidente della Fifa Sepp Blatter sono stati nuovamente assolti dalla Corte d’appello di Muttenz, in Svizzera, dalle accuse che nel 2015 avevano impedito all’ex fantasista della Juve di candidarsi alla guida del calcio mondiale.
Anche stavolta, però, il compenso accordatogli da Blatter è stato giudicato congruo e legittimo. A questo punto resta aperta la strada di un ricorso finale in Cassazione presso il Tribunale federale svizzero, ma solo per motivi giuridici limitati.
Il 69enne Platini e l’89enne Blatter erano in aula per la sentenza relativa all’accusa per cui il primo avrebbe “ottenuto illegalmente dalla Fifa una somma di due milioni di franchi svizzeri” (1.8 milioni di euro) in relazione a una consulenza fornita a Blatter tra il 1998 e il 2002, durante il primo mandato di quest’ultimo come presidente della Fifa.
Il contratto firmato nel 1999 prevedeva una remunerazione annuale di 300.000 franchi svizzeri a carico della Fifa. Ma nel gennaio 2011 Platini, nel frattempo assurto a presidente dell’Uefa, richiese un indennizzo di “due milioni di franchi svizzeri”, per quella che l’accusa ha definito una “fattura falsa” ma che per Blatter e Platini era invece il frutto di un precedente “gentlemen’s agreement” non scritto tra di loro, in attesa che le casse della Fifa consentissero un contratto più oneroso. Una tesi che i giudici elvetici hanno accolto sia in primo grado che in appello.
AGI – Dopo quasi un decennio di indagini e un’assoluzione in primo grado, Michel Platini e l’ex presidente della Fifa Sepp Blatter sono stati nuovamente assolti dalla Corte d’appello di Muttenz, in Svizzera, dalle accuse che nel 2015 avevano impedito all’ex fantasista della Juve di candidarsi alla guida del calcio mondiale.
A inizio marzo, la procura aveva chiesto una pena detentiva di un anno e otto mesi con la condizionale per i due ex massimi dirigenti di Uefa e Fifa accusati di truffa, falso in documenti e gestione infedele per una consulenza che l’ex fantasista francese della Juve aveva svolto per la federcalcio mondiale.
Dopo quasi un decennio di indagini e un’assoluzione in primo grado, Michel Platini e l’ex presidente della Fifa Sepp Blatter sono stati nuovamente assolti dalla Corte d’appello di Muttenz, in Svizzera, dalle accuse che nel 2015 avevano impedito all’ex fantasista della Juve di candidarsi alla guida del calcio mondiale.
Anche stavolta, però, il compenso accordatogli da Blatter è stato giudicato congruo e legittimo. A questo punto resta aperta la strada di un ricorso finale in Cassazione presso il Tribunale federale svizzero, ma solo per motivi giuridici limitati.
Il 69enne Platini e l’89enne Blatter erano in aula per la sentenza relativa all’accusa per cui il primo avrebbe “ottenuto illegalmente dalla Fifa una somma di due milioni di franchi svizzeri” (1.8 milioni di euro) in relazione a una consulenza fornita a Blatter tra il 1998 e il 2002, durante il primo mandato di quest’ultimo come presidente della Fifa.
Il contratto firmato nel 1999 prevedeva una remunerazione annuale di 300.000 franchi svizzeri a carico della Fifa. Ma nel gennaio 2011 Platini, nel frattempo assurto a presidente dell’Uefa, richiese un indennizzo di “due milioni di franchi svizzeri”, per quella che l’accusa ha definito una “fattura falsa” ma che per Blatter e Platini era invece il frutto di un precedente “gentlemen’s agreement” non scritto tra di loro, in attesa che le casse della Fifa consentissero un contratto più oneroso. Una tesi che i giudici elvetici hanno accolto sia in primo grado che in appello.