Il dietrofront dell’Unione Europea sul Green Deal ha riaperto la discussione sui carburanti sostenibili, visti da alcuni come la possibile salvezza dei motori termici, da altri come un progetto insostenibile. Nel mezzo c’è una realtà complessa, fatta di numeri, limiti tecnici e scelte politiche. Proviamo a capire cosa sono davvero biofuel ed e-fuel, quali differenze li separano e che ruolo potrebbero avere nel futuro della mobilità europea.
Rettifica del Green Deal
Con il pacchetto Automotive della Commissione Europea non si parla più di una decarbonizzazione totale e immediata, ma di un obiettivo rivisto: dal 100% si passa al 90%, lasciando un margine del 10% da compensare. In questo scenario, il vincolo non si sposta tanto sulla tecnologia in sé, quanto sull’impatto complessivo delle emissioni nel ciclo di vita dell’auto.
Per colmare le emissioni prodotte dalla restante parte, Bruxelles ipotizza una serie di misure compensative. Da un lato, l’obbligo per i costruttori di utilizzare una quota di acciaio verde prodotto in Europa, pari a circa il 7% delle emissioni; dall’altro, il restante 3% verrebbe compensato proprio attraverso l’utilizzo di biocarburanti ed elettrocarburanti.
Biofuel ed e-fuel
Accomunati dall’impatto ambientale ridotto rispetto ai combustibili fossili, i biocarburanti e gli elettrocarburanti sono due carburanti completamente diversi, che differiscono dalla produzione fino al costo alla pompa.
Biofuel
I biocarburanti sono derivanti da materie prime di origine biologica (biomasse), che si rigenerano in poco tempo e fanno parte del principio del ciclo chiuso: sarebbe a dire che la CO₂ emessa durante la combustione è, teoricamente, la stessa assorbita dalla pianta durante la crescita. Per questo vengono considerati sostenibili per l’ambiente.
Ne esistono varie tipologie, tra cui l’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), un sostituto del gasolio, prodotto di punta dell’industria italiana ad oggi molto pubblicizzato e già disponibile in alcune stazioni di servizio. Tra i suoi evidenti vantaggi la possibilità di essere utilizzato sui motori diesel senza la necessità di apportare alcuna modifica al motore e un prezzo concorrenziale con la variante fossile. In Italia è infatti già disponibile in circa 1.000 stazioni di servizio, con un prezzo medio intorno a 1,6 euro al litro, spesso soggetto a promozioni. Anche il biometano rientra in questo panorama, con costi intorno a 1,4 euro al chilo.
E-fuel
Gli elettrocarburanti invece sono una soluzione tecnologica che si produce attraverso la combinazione di idrogeno derivato da energia rinnovabile e e CO₂ catturata dall’atmosfera o da processi industriali.
Il rovescio della medaglia di un processo cosi tecnologicamente avanzato sta però nel costo: ad oggi non vi è disponibilità nella distribuzione finale, ma i produttori parlano di un prezzo che si aggira tra i 5-7 euro al litro. Secondo l’eFuel Alliance, entro il 2050 il prezzo potrebbe scendere fino a circa 2 euro al litro, ma si tratta di stime legate a molte variabili: costo dell’energia rinnovabile, efficienza degli elettrolizzatori e capacità di produzione su larga scala.
Sostenibilità di utilizzo
Se gli e-fuel pongono problemi soprattutto economici e industriali, anche i biocarburanti non sono esenti da critiche. Transport & Environment, una delle principali organizzazioni europee impegnate nella decarbonizzazione dei trasporti, ha sollevato dubbi concreti sulla loro scalabilità.
Secondo le analisi, estendere l’uso dei biocarburanti anche alle auto, oltre che a settori come aviazione e navigazione, richiederebbe quantità di materie prime da due a nove volte superiori rispetto a quelle producibili in modo realmente sostenibile entro il 2050. Il nodo è la disponibilità: molti biocarburanti avanzati derivano da scarti limitati, come oli esausti, grassi animali o sottoprodotti dell’olio di palma, che vengono spesso importati e richiederebbero un ciclo di trasporto e produzione costoso e non sostenibile.
Viaggiare un anno a biocarburanti
Per rendere l’idea, Transport & Environment utilizza un esempio volutamente provocatorio: “alimentare un’auto totalmente a biofuels per un anno (per 15mila chilometri) richiederebbe il macello di circa 120 maiali o gli oli esausti prodotti dalla frittura di 25 chilogrammi di patatine al giorno” racconta nel report.
Uno scenario che, secondo l’organizzazione, comporterebbe due rischi principali: consolidare indirettamente il mercato delle fonti fossili per l’auto e sprecare biocarburanti avanzati che sarebbero invece cruciali per i settori in cui le emissioni sono difficili da abbattere, come l’aviazione, dove le alternative elettriche sono molto più limitate. Non si ferma quindi con questa manovra dell’Unione Europea il dibattito sul futuro dell’auto, guidato dall’incertezza tecnologica, scetticismo e istituzioni alla ricerca di una mobilità senza emissioni.