Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, Tony Badre avrebbe rotto la scopa per rabbia ma non la avrebbe usata contro i bambini. “Avevamo fatto sacrifici per comprarlo”, ha aggiunto, riferendosi al letto nuovo per tentare di giustificare il suo gesto.
Intanto, continua il lavoro degli investigatori per cercare di definire tutti gli aspetti della vicenda, a cominciare dal ruolo avuto dalla madre dei bambini e compagna dell’uomo mentre preziosa è stata la testimonianza della sorellina del piccolo ucciso.
“Il quadro clinico della bambina è in netto miglioramento, è ricoverata in attesa che si sgonfi l’edema sul volto”, ha riferito Nicola Mansi, primario di otorinolaringoiatria, che ha operato la piccola. “L’operazione – ha spiegato – si è resa necessaria per un taglio lacerocontuso al padiglione auricolare destro. La piccola non correva il rischio di perdere l’udito ma era necessario ricostruire la parte ferita. Il taglio non era da lama, ma era stato provocato dalle percosse”.
“La bimba – ha sottolineato Mansi – è tenuta in un’atmosfera protetta, con una psicologa che la segue e un’assistente sociale, oltre ad un’infermiera dedicata per ricostruire intorno a lei un clima di quiete. Si è ripresa: prima dell’intervento ha dovuto digiunare sei ore e al termine aveva fame, ha chiesto gnocchi al pomodoro e cotoletta”.