AGI – La risposta dei produttori di petrolio del Medio Oriente alla richiesta di Joe Biden rappresenta uno smacco: l’Organizzazione dei Paesi esportatori e i suoi alleati hanno concordato il taglio di 100.000 barili di greggio al giorno da ottobre.
È la prima volta in più un anno che la produzione viene ridotta, dopo diciotto mesi costanti di crescita.
L’Opec+ ha lasciato aperta la porta a nuove decisioni in futuro, ma al momento la risposta, arrivata nello stesso giorno in cui Biden si rivolgeva agli americani parlando di energia e futuro, è uno schiaffo non solo simbolico. L’assenza di ogni riferimento ai produttori nel comunicato della Casa Bianca sembra confermarlo.
“Il presidente – riporta una nota di Washington – è stato chiaro sul fatto che le forniture energetiche dovrebbero soddisfare la domanda per sostenere la crescita economica e abbassare i prezzi per i consumatori americani e per quelli di tutto il mondo”. Ma questo non è avvenuto.
Il gruppo dell’Opec+, il cartello economico formato da tredici Paesi, tra cui Arabia Saudita, Emirati e Kuwait, aveva tagliato la produzione al culmine della pandemia di Covid nel 2020 per invertire il trend negativo dei prezzi, ma poi aveva ricominciato, nel 2021, ad aumentarli. Il mese scorso l’Opec+ aveva comunicato la decisione di aumentare la produzione di soli 100 mila barili di greggio al giorno.
La decisione era parsa subito una risposta molto debole alla attesa e controversa visita di Biden in Arabia Saudita, il maggior produttore di petrolio. L’incremento, equivalente allo 0,1 per cento della domanda globale, rappresentava il più piccolo da quando l’Opec è nata, nel 1982.
Oggi, poi, l’annuncio del taglio alla produzione è un altro duro colpo a Biden. Il risultato immediato è stato un nuovo rimbalzo dei prezzi del greggio saliti di quasi il 4 per cento subito dopo l’annuncio.
L’annuncio è arrivato dopo settimane di analisi sul reale senso del viaggio di Biden in Medio Oriente e il contemporaneo via libera di Washington alla vendita agli Emirati di sistemi missilistici di difesa.
“Il presidente – ha commentato la Casa Bianca oggi – ha agito, incluso lo storico rilascio di petrolio da parte degli Stati Uniti, e ha lavorato in sinergia con gli alleati per mettere un tetto al prezzo del petrolio russo per garantire le forniture mondiali”. La produzione americana, “è cresciuta di mezzo milione di barili al giorno dall’inizio dell’anno”.
Biden ha ricordato come gli americani abbiano “visto scendere il prezzo del carburante, dodici settimane di prezzo in calo, il ribasso più veloce in un decennio”.
Il presidente ha poi detto di “essere determinato a continuare ad assumere ogni passo necessario per abbassare i prezzi dell’energia”, ma dai produttori del Medio Oriente si aspettava un segnale di sostegno, mentre gli alleati in Europa si trovano davanti alla prima grande crisi energetica da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
E tra poche settimane si entrerà nell’autunno, quando la domanda di energia salirà in modo vertiginoso. Anche lo stesso deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro alimenta incertezza nei mercati e tensione tra i partner europei.