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Bari, Jasmine morì il giorno del 17° compleanno per un incidente in moto. Il perito: “Colpa dei tacchi”

Mar 14, 2017

Jasmine Giordano sognava il mondo dello spettacolo e della moda e adorava le moto. E per questo nel giorno dell’addio gli amici avevano voluto salutarla chiamandola ‘Miss Biker’. Jasmine è morta in un incidente stradale, il 30 ottobre dello scorso anno, dopo essere caduta dalla moto “per una serie di fattori concomitanti”. “Intralciata nei movimenti – dice ora il consulente della Procura – da scarpe poco adatte alla circostanza”. La relazione dell’ingegnere Luca Ancora, redatta per conto della pm Chiara Giordano, offre una interpretazione di quello che la sera dell’incidente è accaduto sulla tangenziale, all’altezza dello svincolo per il quartiere Sant’Anna.

Jasmine avrebbe dovuto festeggiare il suo diciassettesimo compleanno. Era seduta sulla moto, una Trimph Triple Speed, un modello sportivo, condotta da un amico. Facevano parte di un gruppo di motociclisti: dietro di loro, a una distanza di non più di 20 metri, c’erano altre due moto. A chiudere la fila una Citroen C3 sulla quale viaggiavano un amico e due amiche. Era il giorno di Jasmine, poche ore ancora e avrebbe brindato al suo compleanno. E invece, dopo essere caduta dalla moto, è stata travolta dalla vettura.

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Più cause hanno provocato l’incidente. La scarpe, ad esempio, “poco adatte” per viaggiare in sicurezza su una moto sportiva, con una sella corta e stretta. “In tale posizione precaria può essere bastata una minima disattenzione da parte del passeggero o del conducente – scrive il consulente – a produrre la perdita di equilibrio e la conseguente caduta al suolo”. La relazione ricostruisce le fasi dell’incidente. O almeno prova a farlo. Jasmine cade a terra, perde l’equilibrio anche a causa forse “di una manovra brusca da parte del conducente” (la forte accelerazione, aggiunge il tecnico, non è dimostrabile).

Il primo motociclista è vicinissimo. E per prestare soccorso all’amica abbandona “frettolosamente la propria motocicletta lungo la corsia normale”. Mezzo che il secondo motociclista cerca di evitare, “impegnando verosimilmente la corsia di accelerazione”. Il giovane che è alla guida della Citroen prova a sterzare, ma inutilmente. La ragazza viene travolta. È sua, quindi, la responsabilità della morte di Jasmine, almeno secondo il consulente dalla pm. Che però indica due attenuanti: l’orario notturno e il fatto che su una strada come la tangenziale non avrebbe potuto immaginare di trovare sulla sua corsa un corpo.

Ma è l’ultima parte della relazione, partendo dalla tragedia di Jasmine, a trasformarsi in un monito, una raccomandazione per gli amanti delle due ruote e delle moto sportive. L’ingegner Ancora cita il comportamento “imprudente” del conducente della Triumph sulla quale viaggiava Jasmine, responsabile di non aver verificato “la totale idoneità dell’abbigliamento della ragazza, per di più minorenne, e acconsentiva che questa salisse a bordo del proprio motociclo con scarpe non adatte”. Ora la parola passa alla pm, che dovrà decidere per chi chiedere il processo.

La storia di Jasmine, una ragazza bella (aveva vinto un concorso di bellezza) e solare, salutata nel giorno del funerale dal rombo di decine di moto, quindi, diventa

un simbolo. Ripropone il problema della sicurezza stradale tra i più giovani, da un’angolatura diversa. “Quando si è ragazzi non si pensa a queste cose. È capitato anche a me – dice Michele Pirro, pilota di MotoGp – Per viaggiare in moto, come per tutte le attività sportive, è necessario prendere alcuni accorgimenti. L’abbigliamento, le scarpe sono importanti. Lo dimostra il fatto che le case motociclistiche investono in marchi fashion”.

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