AGI – “Altro che festa degli innamorati. Per me il 14 febbraio è l’anniversario della strage compiuti dagli uomini di Al Capone del 1929 a Chicago, nell’epoca del proibizionismo. San Valentino, poi, non si sa neanche bene chi sia stato, il web riferisce almeno dieci versioni diverse”.
Barbara Alberti, scrittrice che di amore si intende parecchio (ha firmato per anni una posta del cuore che non lasciava molto spazio al sentimentalismo lagnoso ed è uscito recentemente in libreria per HarpersCollins il suo ‘Amores’, carrellata sugli affari di cuore Marilyn Monroe, di Gabriele D’Annunzio e tra gli altri di Lady Diana) chiarisce all’AGI di non aver mai festeggiato San Valentino: “Anche perché quando ero una ragazza non esisteva come festa, è stata importata dagli Usa, ben prima di Halloween. Solennizzare i sentimenti è tristissimo – continua – la festa degli innamorati è tutti i giorni per chi si ama e mai per chi non si sopporta, tutti poi hanno i loro anniversari e le loro date importanti e il 14 febbraio è soltanto la festa di chi fa business con i fiori o con i cioccolatini”.
Ad Alberti dispiace soprattutto per gli adolescenti “costretti già tredicenni a presentarsi con il regalino o ai cioccolatini per la ragazzina, in questo modo vengono educati alla mercificazione dell’amore”.
La scrittrice ammette però che San Valentino, nonostante il business esplicito, sta a cuore soprattutto alle donne. “C’è una grande voglia di tenerezza, di essere guardate e amate che ci attacchiamo anche a questo. San Valentino è comunque una buona scusa per dire “ci sono”, l’infinocchiabilità delle donne è infinita”.