MILANO – Il prodotto interno lordo italiano quest’anno dovrebbe calare del 9,2%, ma di fronte a circostanze avverse, come il protrarsi dell’epidemia e l’esplosione di nuovi focolai, il calo potrebbe raggiungere il 13,1%. Sono i numeri diffusi oggi dalla Banca d’Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche. Numeri anticipati in termini più generali già la scorsa settimana dal governatore Ignazio Visco e che ora Via Nazionale dettaglia in maniera più approfondita e peggiornado ulteriormente le previsioni diffuse lo scorso 15 maggio.
Banca d’Italia presenta prima uno scenario base, stimando un calo del 9,2% per quest’anno e indicando per il biennio 2021-2022 solo un parziale recupero (4,8% nel 2021 e 2,5 per cento nel 2022). Numeri che peraltro non scontano il recente aggiornamento diffuso dall’Istat relativo al Pil del primo trimestre (rivisto da -4,7% a -5,3%) e che quindi potrebbero ulteriormente peggiorare “All’andamento nell’anno in corso contribuirebbe, oltre alla caduta della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, il decremento della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi epidemica sull’occupazione e sui redditi delle famiglie. La ripresa del Pil, dal secondo semestre di quest’anno – spiega ancora Banca d’Italia – , sarebbe in larga parte attribuibile al graduale venir meno degli effetti connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre -crisi”.
In particolare poi, secondo Bankitalia, gli interventi del governo contribuirebbero a limitare la caduta del Pil quest’anno. In particolare il decreto Cura Italia e il decreto Rilancio darebbero un apporto positivo di oltre 2 punti percentuali. Inoltre – si aggiunge – la moratoria sul credito e e garanzie sui nuovi prestiti varate dal governo “sarebbero essenziali a scongiurare il materializzarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenze finanziarie, evitando una crisi di liquidità”. In questo modo si mantengono “aperte le linee di credito delle imprese e soddisfacendo il fabbisogno di fondi indotto dalla crisi”.Guardando alle singole componenti il bilancio sarebbe comunque drammatico su tutti i fronti. Via Nazionale stima un calo dei consumi delle famiglie dell’8,9%, un crollo degli investimenti del 15% e uno ancora più pesante per l’export (-15,9%), con un’inflazione praticamente ferma a 0.
Il secondo scenario ipotizza invece una caduta della domanda estera più marcata, con in particolare una ripresa più graduale del commercio internazionale e dei flussi turistici verso l’Italia, l’emergere di nuovi focolai che potrebbero costringere a nuove chiusure, con la “sospensione delle attività economiche per una quota pari a circa il 5 per cento del valore aggiunto per 4 settimane nei mesi estivi e circa il 15 per cento per 6 settimane tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021”, e un aumento della tensione sui mercati con l’aumento dei rendimenti a lungo termine di 50 punti base e il peggioramento delle condizioni per l’erogazione de credito. Condizioni che secondo Banca d’Italia “avrebbero effetti aggiuntivi sul Pil nell’anno in corso rispettivamente di -1,5, -1,3 e -1,2 punti percentuali”, portando quindi il prodotto interno lordo a cadere del 13,1%.