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Bankitalia, ogni settimana di lockdown costa all’Italia 9 miliardi di Pil. A rischio 400 mila contratti

Apr 17, 2020

MILANO – Ogni settimana di lockdown costa all’Italia lo 0,5% del Prodotto interno lordo annuo, circa 9 miliardi di euro ai valori attuali. E’ quanto sostiene Bankitalia nel suo consueto bollettino economico, che giocoforza dedica molte riflessioni al coronavirus e al suo impatto.

“Ogni settimana di blocco dell’attività economica di questa portata comporta, secondo un calcolo meccanico che non considera effetti indiretti, una riduzione del Pil annuale di circa lo 0,5 per cento”, dice il bollettino ricordando che “le attività commerciali e industriali non ritenute essenziali, e come tali temporaneamente sospese dal DPCM del 22 marzo, contribuiscono a circa il 28 per cento del totale del valore aggiunto”.

La caduta dell’economia

Via Nazionale stima una caduta del Pil attorno al 5% nel primo trimestre dell’anno a causa dell’emergenza sanitaria che ha impattato “in misura rilevante alcuni comparti dei servizi” mentre la produzione industriale avrebbe subito un ribasso del 6%, e del 15% nel solo mese di marzo. Nel settore dei servizi “le misure hanno pressoché azzerato il fatturato di gran parte del commercio al dettaglio non alimentare, di alberghi, bar e ristoranti e delle aziende del turismo” mentre si sono arrestate le attività edili.


Il conto del virus non si esaurirà certo nonostante una graduale riapertura in vista. Il protrarsi delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19 “comporterà una significativa caduta del Pil nel nostro paese anche nel secondo trimestre, cui farà verosimilmente seguito un recupero, che potrà anche essere sostenuto”. Secondo Bankitalia “i tempi e l’intensità della ripresa dipenderanno, oltre che dalla durata e dall’estensione geografica del contagio, su cui vi è ancora molta incertezza, da diversi fattori interni e internazionali, nonché dall’efficacia delle politiche economiche”.

I rischi per il lavoro

Il ricorso alla cassa integrazione “dovrebbe avere attenuato” nel mese di marzo l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul numero di occupati. Nel secondo trimestre l’occupazione potrebbe però contrarsi “in misura più marcata, risentendo del mancato rinnovo di una parte” degli oltre 400 mila contratti a termine in scadenza tra marzo e aprile. Il rischio sta in particolare nei settori ricettivo-alberghiero, dei viaggi e trasporti, dei servizi ricreativi, culturali e personali e del commercio al dettaglio non alimentare.

La situzaione d’emergenza ha fatto calare inevitabilmente i consumi e la fiducia delle famiglie nel primo trimestre dell’anno che “hanno risentito della maggiore incertezza, della caduta della domanda di servizi e dei vincoli alla mobilità conseguenti alla diffusione dell’epidemia”. Il bollettino nota come, tuttavia, l’incidenza sul reddito disponibile dei costi del debito (spesa per interessi e restituzione del capitale) è bassa, al 9,7 per cento. L’ampliamento della sospensione dei mutui prima casa deciso dal governo abbasserà ulteriormente tali costi.

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