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Banda larga, può diventare un diritto con il nuovo Codice delle tlc

Dic 21, 2020

INTERNET

Il pressing del Cncu, il Consiglio consumatori e utenti, e dell’Agcom perché il governo intervenga con una norma

di Carmine Fotina

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21 dicembre 2020


3′ di lettura

Il nuovo Codice delle comunicazioni europee, sul cui recepimento l’Italia è già in ritardo, è forse l’ultima chiamata per inserire la banda larga nel servizio universale. Rendendo in altre parole un diritto l’accesso a internet a prestazioni adeguate e condizioni economiche sostenibili. L’appello giunge dal Cncu, il Consiglio nazionale consumatori e utenti, che nei giorni scorsi si è riunito per la XIX sessione programmatica Cncu-Regioni aperta dalla sottosegretaria del ministero dello Sviluppo economico Alessia Morani.

Il ritardo sul nuovo Codice

In particolare, il tavolo di lavoro riservato alla Comunicazione (gli altri hanno affrontato i temi dei rapporti con la Ue, del servizio idrico e del coordinamento con regioni e istituzioni) ha fatto emergere le incertezze che ancora circondano le scelte sul servizio universale da definire con il decreto, a cura del ministero dello Sviluppo, che recepirà il nuovo Codice europeo. Recepimento che, per inciso, l’Italia avrebbe dovuto effettuare entro lunedì 21 dicembre 2020.

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La posizione dei consumatori

Il servizio universale oggi è l’espressione di un autentico anacronismo. Nel tempo dell’ultrabroadband e degli obiettivi europei della Gigabit society, le attuali regole prevedono che sia garantito un accesso ai dati alla velocità di 56k. In pratica, la velocità di un vecchio modem nell’era del web analogico. Il documento redatto dal Cncu sul tema dell’accesso alla rete chiede oggi di sfruttare il recepimento del nuovo Codice Ue, che dà indicazioni in tal senso, per entrare nell’era della vera banda larga. A maggior ragione dopo che la crisi pandemica, con il ricorso esteso al telelavoro e alla didattica a distanza, ha messo in risalto la necessità di connessioni adeguate per non creare ulteriori diseguaglianze.

Iniziativa congiunta con Agcom

La proposta del Cncu è “un’iniziativa, possibilmente congiunta tra associazioni dei consumatori e Agcom (Authority per le comunicazioni) per richiedere al governo la rapida emissione di una normativa nazionale, in linea con il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, che definisca e declini come obbligo di servizio universale la disponibilità di un servizio di accesso adeguato a internet a banda larga nonché servizi di comunicazione vocale, in una postazione fissa garantendo il continuo innalzamento dei minimi di velocità di accesso adeguandoli allo sviluppo tecnologico”. Per partire ad esempio da un minimo di 100 Mb/secondo in download e 20 Mb/secondo in upload aggiornando poi questi obblighi in base all’evoluzione tecnologica. Si rende inoltre necessario – secondo l’organismo che riunisce le principali associazioni italiane dei consumatori – procedere in tre direzioni: la previsione di interventi strutturali per arrivare nelle zone sfornite di servizio o mal fornite, estendendo una minima copertura a tutto il territorio nazionale; prevedere appositi bonus destinati alle fasce di popolazione più svantaggiate; monitorare le offerte commerciali per individuare che cosa possa intendersi per pacchetto base internet.

Il ruolo dell’Agcom

Ai lavori del Cncu ha partecipato anche Mario Staderini, responsabile della Direzione tutela dei consumatori dell’Agcom. Il servizio universale è definito nel sito web dell’Autorità “l’insieme dei servizi messi a disposizione di tutti gli utenti finali a un livello qualitativo stabilito e a un prezzo accessibile, indipendentemente dalla posizione geografica”. Nel 2017 fu avviata una consultazione pubblica per raccogliere le posizioni su un possibile aggiornamento dello standard fermo a 56k, ma i lavori si sono poi persi per nulla. Forse per resistenze congiunte tra operatori e ministero. Staderini ha ricordato che resta allo Sviluppo economico il compito di definire l’obiettivo del servizio universale mentre all’Authority è assegnato il compito di definire l’adeguatezza del servizio, sia in termini di prezzo sia in qualche modo in termini di qualità della banda offerta.

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