Nella vicenda di Banca Etruria, il procuratore di Arezzo Roberto Rossi passa all’attacco. Dopo le accuse da parte di alcuni membri della Commissione banche (in particolare di Andrea Augello) di aver omesso elementi importanti dell’indagine su Pierluigi Boschi, consigliere dell’istituto aretino dopo il 2010 e vicepresidente nell’ultimo semestre della banca, Rossi spiega che si tratta di una notizia strumentale…di natura calunniosa e non potr che impormi l’attivazione dei necessari strumenti di tutela nelle appropriate sedi.
Spiega inoltre di aver inviato l’elenco completo dei fascicoli per i quali stata esercitata azione penale, rimettendomi alla Commissione ove avesse ritenuto opportuno formulare specifiche domande in merito ai dettagli.
La lettera del procuratore capo di Arezzo stata inviata il 7 dicembre ai membri della Commissione di inchiesta sulle banche.
Nei giorni passati il magistrato, titolare dell’inchiesta sul crack di Bpel, stato audito a Palazzo San Macuto, riportando lo stato dell’arte dei filoni di inchiesta. Il caso – pi politico che giudiziario – nasce dal fatto che Rossi, rispondendo ad una domanda, ha spiegato che per Boschi non stato richiesto un rinvio a giudizio (cos come per altre 14 persone) relativamente alle distrazioni finanziarie avvenute tra il 2008 e il 2010, quelle che avrebbero portato alla bancarotta fraudolenta. E questo perch Boschi in quel periodo non era nel cda. Ha per spiegato che non rinviato a giudizio non vuol dire non indagato, sempre rispondendo ad una domanda.
Da qui l’ipotesi sollevata da alcuni politici che il pm intendesse coprire i problemi giudiziari di Boschi, rimanendo vago su altre questioni potenzialmente aperte. Di cui, per, il pm ha spiegato l’esistenza di indagini preliminari ancora in corso.
Il procuratore stato inoltre attaccato perch durante l’audizione ha sottolineato la “stranezza” di un’operazione di fusione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza, mai avvenuta nei fatti ma “sostenuta” secondo lui da Bankitalia.
L’ipotesi di sostegno all’aggregazione si evincerebbe dalle ispezioni di Palazzo Koch del 2014-2015, quando erano gi noti i problemi finanziari dell’istituto vicentino oltre che quelli dell’istituto aretino.
Secondo Bankitalia invece la fusione non mai stata caldeggiata, ma stata soltanto stigmatizzata l’assenza di comunicazione agli organi assembleari di Bpel.
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