AGI – Prima lo hanno picchiato in branco. Poi lo hanno fatto rialzare, gli hanno dato una pacca sulla spalla a mo’ di scuse e si sono dileguati. È accaduto a un 17enne che, sabato 9 dicembre, stava attraversando il Parco della Cacciarella, in zona Tiburtina, a Roma. Il giovane stava rientrando a casa ed era in compagnia di un amico: camminando da via dei Fiorentini in direzione di Casal Bruciato, i due hanno notato un gruppo di ragazzi di fronte l’Intifada, centro sociale noto in zona e molto frequentato durante i fine settimana.
“Proprio per evitarli – racconta all’AGI la madre del diciassettenne -, hanno deciso di attraversare la strada e accorciare passando dentro il parco della Cacciarella, ma sono stati aggrediti proprio appena entrati da un gruppo di quindici ragazzi. Mio figlio ha fatto appena in tempo ad accorgersi che il suo amico era stato colpito da una bastonata, che si è ritrovato a terra, massacrato a calci e pugni da cinque di quel gruppo che, mentre menavano, gli chiedevano soldi”.
“Gli altri stavano a guardare, c’era anche una ragazza. Erano tutti piccoli, minorenni, secondo quanto ha visto mio figlio – denuncia ancora la madre -. Alla fine gli hanno rubato il cellulare e si sono fermati solo quando è sopraggiunto un ragazzo più grande che ha urlato ‘Ma cosa state facendo’. Allora uno di quelli che assistevano alla scena lo ha aiutato a rialzarsi, gli ha dato una pacca sulla spalla e gli ha detto ‘Perdona i miei amici’. Così, come se non fosse successo niente di grave. Nel frattempo il suo amico era riuscito a scappare per chiedere aiuto”.
Il ragazzo, soccorso all’ospedale Pertini, ha riportato un lieve trauma cranico e traumi ai vitri traumi ai vitri, correlati alla retina, oltre a graffi e lividi. Nel frattempo, è caccia ai responsabili. “Sappiamo che sabato, all’Intifada, c’era la festa di un liceo. Si tratta di una baby gang, sono certa che li troveranno, la polizia e i carabinieri si stanno muovendo e sono molto attivi. Voglio giustizia, non vendetta – spiega ancora la donna -. Desidero che casi come questo servano a discutere su come cambiare le leggi, così che si possano punire i responsabili di episodi del genere anche quando sono piccoli”.
“E non per infierire su di loro, che sono comunque ragazzini, ma per dare un esempio agli altri, affinché chiunque decida di imitarli venga demotivato. I violenti devono imparare che ci sono delle conseguenze per azioni del genere. È facile – conclude la madre del 17enne – sentirsi forti quando si è in tanti contro uno. Per di più solo, indifeso e a terra”.