ll caso arriva dalla provincia di Lecce, primo in Puglia e terzo in Italia: è quello di un padre morto di cancro nel 2019 e di un figlio che nascerà nel 2020 per volontà della coppia che aveva avviato la procedura per la procreazione medicalmente assistita nel 2015. Prima della diagnosi del tumore che ha portato l’uomo alla morte. E dopo che (nel 2014) il progetto di una seconda gravidanza dei coniugi quarantenni è naufragato, come riferisce il Nuovo Quotidiano di Puglia.
Da qui il via al ciclo di cure che ha portato a due embrioni fecondati con il liquido seminale del padre ormai defunto, già “crioconservati” in attesa dell’impianto. Ma la malattia, appunto, ha stravolto i piani della coppia, fino ad avere la meglio.
La legale della madre ha puntato tutto sul diritto della madre alla maternità, sul consenso del marito già espresso, anche prima di morire, e sulla norma della stessa legge 40, per cui un embrione non può essere soppresso. Dopo due mesi di udienze e carte bollate – sempre secondo il quotidiano salentino – arriva l’ok del tribunale, con la sentenza firmata dalla giudice Maria Gabriella Perrone.
Quattro i punti alla base del provvedimento, che farebbe salire a tre i casi del genere in Italia. Il primo è un dato di fatto: al momento dell’inizio della procedura entrambi i coniugi erano in vita. Il secondo è “il diritto dell’embrione alla vita” previsto dalla stessa legge; poi “l’impossibilità del partner di revocare il proprio consenso”. E, infine, “il diritto della donna a ottenere, sempre, il trasferimento degli embrioni crioconservati”. Il bambino, figlio legittimo della coppia, come ricorda il tribunale, nascerà nel 2020.