• 27 Dicembre 2025 11:46

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Autovelox impazzito, 36 mila multe illegali con risarcimenti record

Dic 27, 2025

Sulle autostrade britanniche, per mesi, si è consumato qualcosa di pericoloso: un cortocircuito tra tecnologia, diritto e fiducia. Oltre 36.000 procedimenti per eccesso di velocità sono stati archiviati o annullati dopo che un errore tecnico nei sistemi delle Smart Motorways ha trasformato il controllo in arbitrio e la sicurezza in paradosso. Un caso che oggi appare come uno dei più grandi scandali recenti legati alle multe automatiche, e che racconta molto più di un semplice bug software.

La scintilla del problema

Il centro del problema è tanto invisibile quanto devastante: un ritardo di circa dieci secondi tra l’aggiornamento dei limiti di velocità visualizzati sui pannelli elettronici e quello recepito dalle telecamere di controllo. Dieci secondi. Un battito di ciglia per l’ingegneria, un’eternità per il diritto. In quel margine temporale, migliaia di automobilisti hanno fatto esattamente ciò che veniva loro chiesto: adeguarsi al nuovo limite più alto. Ma le telecamere continuavano a ragionare secondo quello precedente, più restrittivo. Risultato: multe a raffica, punti patente accumulati e vite rese più complicate.

Non è la prima volta che la tecnologia dei controlli automatici finisce sotto accusa. Anche in Italia l’“autovelox fantasma” è diventato un caso mediatico. Ma qui la scala è diversa, è industriale. Un sistema pensato per rendere il traffico più fluido e sicuro ha prodotto l’effetto opposto: un’ondata di sanzioni ingiuste, un senso diffuso di impotenza, la percezione che l’automobilista non stia più dialogando con la legge, ma con un algoritmo fallibile.

Ammissione di colpa

Le autorità britanniche hanno ammesso l’errore. Le telecamere coinvolte sono state temporaneamente disattivate, le multe già pagate rimborsate, i punti patente cancellati. Un dettaglio non secondario, se si considera che nel Regno Unito la patente a punti funziona al contrario rispetto all’Italia: i punti si accumulano e a quota 20 scatta il ritiro. Per molti conducenti, quelle sanzioni non erano solo numeri su un verbale, ma una minaccia concreta al lavoro, alla libertà di movimento e, più in generale, alla quotidianità.

Ora si apre un capitolo ancora più delicato: quello dei risarcimenti. È in fase di definizione una procedura che potrebbe portare a indennizzi compresi tra i 120 e i 3.000 euro, con particolare attenzione ai danni indiretti. Perché una multa ingiusta non si esaurisce nel suo importo: può far lievitare il premio assicurativo, compromettere una carriera, persino costare il posto di lavoro. Quando la tecnologia sbaglia, il prezzo lo paga sempre qualcuno in carne e ossa.

Si sollevano alcuni dubbi

Questa vicenda solleva una domanda che va oltre i confini britannici: quanto siamo disposti ad affidare alle macchine l’applicazione delle regole, senza prevedere margini di verifica, di responsabilità o di umanità? Le regole sono regole, certo. Ma valgono per tutti, anche per le autorità che le fanno rispettare. Un sistema automatico non è neutro solo perché è digitale. Se non è trasparente, se non è controllabile, se non è correggibile in tempo reale, diventa un potenziale abuso travestito da efficienza.

Il caso delle Smart Motorways britanniche ci ricorda una verità scomoda: l’innovazione non è mai neutra. Senza vigilanza, senza responsabilità, senza la possibilità di correggere gli errori, la tecnologia non semplifica la vita: la complica. E quando lo fa, non basta un rimborso per cancellare la sensazione più grave di tutte. Quella di essere stati puniti non per ciò che si è fatto, ma per ciò che una macchina ha sbagliato a capire.

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