Matteo Salvini sta per entrare a gamba tesa contro gli autovelox. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non ha mai fatto mistero delle sue perplessità circa l’utilizzo dei dispositivi. Il dubbio covato (e condiviso da molti italiani) è di un approccio votato dal semplice principio di “battere cassa” in maniera indistinta, anziché garantire l’incolumità degli altri utenti della strada, specie quelli fragili (ciclisti e pedoni).
Contromisure al vaglio
Ora, però, il vicepremier ha intenzione di adottare delle contromisure, attraverso un pacchetto di norme volto a riportare ordine e disciplina nell’impiego dei dispositivi di controllo della velocità. La scintilla pronta a riaccendere gli animi è stato l’ammontare di sanzioni incassate dai Comuni nel 2023, ben 1,5 miliardi di euro. Più sia del 2022 sia del 2019, ovvero nel periodo antecedente alla pandemia.
Benché sul conto abbia inciso pure lo scoppio dell’inflazione, ad avviso del leader leghista è tempo di cambiare marcia. Il dato, rilevato dal Siope e riportato dal Sole 24 Ore, ha provocato l’ira di parecchi utenti. Che si sono scagliati contro i provvedimenti adottati dalle autorità territoriali, condividendo, in buona sostanza, il Salvini-pensiero. L’accezione di una “macchina infernale” pronta a travolgere i conducenti solo per via di ragioni economiche è radicata.
Negli scorsi mesi, avevano già tenuto banco degli accesi scambi di accuse e contraccuse tra l’esecutivo e gli enti locali. In particolare, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha rivendicato la presa di posizione della giunta presieduta. Ma il primo cittadino del capoluogo lombardo ha già la sua bella dose di guai a cui pensare. Desta clamore, nello specifico, l’allarme smog aggravato negli ultimi giorni, con i valori preoccupanti dall’istituto di ricerca svizzero IqAir. Di conseguenza, a partire da oggi scattano nella provincia meneghina e in altre della Lombardia il divieto di circolazione dei mezzi più inquinanti.
I punti salienti
Entro un mese la battaglia contro gli autovelox segnerà una tappa fondamentale, rappresentata dal decreto interministeriale, volto a ridisegnare il panorama italiano. Del testo in via di definizione, di cui è venuto a conoscenza Il Sole 24 Ore, è sancita una distanza minima di un km fuori dai centri abitati e una segnaletica ben visibile, onde evitare di sorprendere i conducenti. Altrettanto importante è il fatto che non andrà collocato l’apparecchio lungo le strade con limiti inferiori a 50 km/h nei centri urbani e a 90 km/h al di fuori.
Inoltre, in base al tipo di strada sarà decretata una distanza minima tra gli autovelox. E i dispositivi su mezzi in movimento (come le vetture delle Forze dell’Ordine) saranno ammessi solo qualora sia impossibile collocare postazioni fisse o mobili, da rendere riconoscibili. In definitiva, il proposito è di favorire la massima trasparenza, tanto promossa da Salvini.
In Parlamento tengono banco pure le discussioni circa un’altra revisione del Codice della strada, sempre relativa agli autovelox sull’omologazione e sul nodo dell’approvazione. Ne è conseguita una pioggia di ricorsi, con il crescente numero di annullamenti delle sanzioni per eccesso di velocità. In aggiunta, sarà trattata la questione degli alcolock, a contrasto della la guida in stato di ebbrezza.