Autostrade per l’Italia è una società per azioni che, nata come società pubblica, è stata poi privatizzata a partire dal 1999 finendo tra le mani tra le altre cose dei Benetton. In seguito ai noti fatti del crollo del Ponte Morandi, l’azienda è finita nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica. Per questo motivo il 31 maggio 2021 è tornata ad essere statale. Naturalmente in questi anni l’Italia è dovuta intervenire in vari modi, con leggi ad hoc, per gestire al meglio la situazione Autostrade.
Entro fine anno è prevista l’approvazione della nuova riforma delle concessioni autostradali. Le norme, contenute nel ddl Concorrenza puntano a mole novità. Come spiegato dal vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, l’obiettivo è quello di dare tranquillità e stabilità, ma soprattutto di creare una situazione di equilibrio per quanto concerne i pedaggi, che oggi presentano dislivelli da regione a regione.
Cosa cambia su pedaggi e concessioni
A breve il ddl passerà dalla Camera al Senato e l’obiettivo è farlo approvare entro il 31 dicembre. Per prima cosa il testo tratta il tema spinoso della concorrenza. Le concessioni in futuro, infatti, non potranno superare i 15 anni (la precedente società l’ha gestita per 22 anni). Al termine di tale lasso di tempo bisognerà poi indire una gara per l’eventuale rinnovo o affidamento a nuovo soggetto. C’è da dire che in realtà le concessioni potrebbero comunque durare più di 15 anni, qualora il concedente, quindi lo Stato, affidasse all’azienda scelta dei lavori da completare che richiedono più dei 15 anni.
Diventa inoltre obbligatorio e vincolante il parere dell’Autorità sui Piani economici e finanziari per procedere al rinnovo. Le concessioni poi non potranno riguardare tratti stradali troppo lunghi (tra i 180 e i 315 km). Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, inoltre, non vi sarà il pedaggio unico nazionale, come si era vociferato invece nei mesi scorsi. Nicola Zaccheo, presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, aveva attaccato l’idea facendo presente come ad esempio la Francia, unico Paese europeo che aveva attuato una misura simile, abbia poi fatto marcia indietro.
Nuovo piano tariffario
A quanto pare sarebbe tramontata anche l’ipotesi di far si che il pedaggio venisse incassato dallo Stato, che poi avrebbe pagato una quota al gestore. L’idea, invece, è quella di creare un nuovo schema tariffario, già sperimentato ad esempio per quattro concessioni: Ativa, Satap A21, Salt e Autostrada dei Fiori. I costi saranno divisi in tre parti: due saranno di competenza del concessionario e una, l’extragettito, sarà nelle mani del concedente che utilizzerà quei soldi per realizzare investimenti senza aumentare i pedaggi. Salvini ha anche annunciato che c’è la ferma intenzione di introdurre un fondo unico nazionale per venire incontro a quegli investimenti necessari per le nostre strade. Infine la Legge di Bilancio 2025 darà un’accelerata all’operatività di Autostrade dello Stato.
Insomma c’è tanta carne sul fuoco. A queste modifiche si aggiunge anche il nuovo Codice della Strada partito da poco che prevede diverse novità come ad esempio la sospensione della patente. Staremo a vedere se questa nuove leggi riusciranno a rendere le strade del nostro Paese più sicure.