• 8 Dicembre 2025 12:44

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Auto importate, rischio molto più alto di contachilometri manomesso

Dic 8, 2025

Che cosa mi stanno nascondendo? È la domanda più ricorrente quando stai per acquistare un’auto usata. Da anni il mercato europeo vive in una zona grigia, dove i veicoli importati muovono numeri significativi, accompagnati però da un serio problema: la mancanza di un archivio comune. Invece di viaggiare con la macchina, i dati restano confinati nel Paese d’origine, il che naturalmente espone il compratore a possibili delusioni. Della poca trasparenza se ne approfittano gli immancabili furbetti con tecniche vecchie come il mondo, tra cui la manipolazione dei contachilometri, favorita dalla totale assenza di controlli incrociati.

Il confronto con la media italiana

Quelli che prima erano dei semplici sospetti trovano riscontro nell’ultima analisi di carVertical. Nel periodo tra settembre 2024 e agosto 2025 il 2,9% delle vetture si è avvalso di questa pratica scorretta, ma il dato schizza al 6,3% nel caso dei modelli provenienti dall’estero, contro il 2,1% delle macchine sempre circolanti lungo la penisola italica.

Tre automobilisti su quattro temono problemi nascosti e più di un terzo sostiene di essere stato raggirato almeno una volta. Il rollback del contachilometri è il modo più rapido per gonfiare il prezzo di un’auto che ha macinato molta più strada di quanto risulti. Paradossalmente, in alcuni casi nemmeno il venditore sa di avere per le mani una vettura alterata, perché il danno non è stato registrato nel Paese d’origine o si è perso durante il passaggio di proprietà.

Lo spiega Matas Buzelis, esperto del settore automobilistico di carVertical:

“I vari Paesi hanno normative diverse sulla manipolazione del contachilometri, e questo rende molto complesso controllare il fenomeno a livello internazionale. Senza uno scambio dei dati storici, la storia di un’auto si azzera di fatto al momento dell’esportazione. Ecco perché il rischio di acquistare un veicolo con chilometraggio alterato è significativamente più alto quando si sceglie un’auto importata”.

Solo un’auto su cinque tra quelle esaminate risulta importata in Italia, ma il rischio si concentra proprio lì, nel 20% del parco veicoli proveniente dall’estero. Anche se altrove – Lettonia, Lituania, Serbia, Ucraina – i volumi di importazione toccano cifre di gran lunga maggiori, un clima di incertezza permea il Belpaese.

I segnali da non sottovalutare

Ormai le vecchie convinzioni legate al territorio di provenienza lasciano il tempo che trovano: la tenuta di un’auto dipende dalle attenzioni (o dalle negligenze) ricevute nel tempo. E al sorgere di un prezzo troppo invitante, nove volte su dieci la ragione è da ricercarsi in un anno nascosto o in una manipolazione.

La debolezza dei sistemi nazionali si riflette direttamente sulle persone. Il 35% dei conducenti europei racconta di aver già subito una fregatura e di non aver avuto strumenti di rivalsa, per questo secondo l’83% degli intervistati la storia dei veicoli va resa accessibile al compratore, e oltre la metà sarebbe disposta a condividere dati pur di arginare il fenomeno. Neanche rendere pubblico il VIN, spesso trattato come informazione privata, costituisce motivo di preoccupazione per la maggior parte degli interpellati. Il panorama continentale dovrà prima o poi uniformarsi, perché finché i dati restano chiusi nei confini nazionali, ogni passaggio di frontiera continua a somigliare a un reset.

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