A partire da quest’anno e per un periodo di cinque anni, il panorama delle accise sui carburanti in Italia sarà oggetto di una significativa trasformazione. Il governo, in linea con le indicazioni provenienti da Bruxelles e nell’ambito degli impegni assunti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha previsto un progressivo allineamento delle accise sul gasolio a quelle sulla benzina. Questa manovra, delineata nel decreto legislativo che sarà discusso in Consiglio dei ministri, si concretizzerà attraverso un aumento graduale dell’accisa sul diesel e una contestuale riduzione su quella della benzina. L’incremento previsto per il gasolio oscillerà tra 1 e 1,5 centesimi al litro ogni anno, con una corrispondente diminuzione per la benzina.
La differenza odierna fra benzina e diesel
Attualmente, esiste una differenza di trattamento tributario tra i due carburanti, con l’accisa sulla benzina fissata a 0,7284 euro al litro e quella sul diesel a 0,6174 euro al litro. Questa disparità, secondo quanto espresso nella bozza del decreto, appare “non del tutto ragionevole“ alla luce dell’attuale configurazione del mercato nazionale, caratterizzato da consumi di gasolio nettamente superiori a quelli di benzina, e in considerazione del maggiore impatto negativo del diesel in termini di emissioni di CO2. L’obiettivo primario di questa riforma è dunque la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, in ottemperanza alla volontà dell’Unione Europea e alle indicazioni del RepowerEu.
Come avverrà la modifica delle accise
La modifica delle accise avverrà annualmente attraverso un decreto interministeriale, sottoscritto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e dai dicasteri dei Trasporti, dell’Ambiente e dell’Agricoltura. Questa gradualità avrà un impatto diretto sulle tasche degli automobilisti. I possessori di auto a gasolio dovranno prepararsi a un aumento dei costi di rifornimento. Le stime del Codacons indicano che, con un aumento di 1 centesimo al litro (IVA inclusa), un pieno da 50 litri costerà 0,61 euro in più, cifra che sale a 0,915 euro con un aumento di 1,5 centesimi al litro.
Considerando due pieni al mese, ciò si tradurrebbe in una spesa aggiuntiva di quasi 15 euro all’anno nel primo scenario e quasi 22 euro nel secondo per ogni auto diesel. A livello nazionale, l’aggravio complessivo per le famiglie con auto diesel potrebbe raggiungere i 243 milioni di euro nel primo anno e 1,21 miliardi di euro in cinque anni con un aumento di 1 centesimo, e rispettivamente 364,5 milioni di euro e 1,82 miliardi di euro con un aumento di 1,5 centesimi. Attualmente, il 40,9% dei 40,5 milioni di veicoli privati in Italia è alimentato a diesel, coinvolgendo circa 16,6 milioni di vetture.
I benefici di chi guida auto a benzina
Parallelamente, chi guida un’auto a benzina potrà beneficiare di una riduzione della spesa per il carburante. Si stima che un calo di 1 centesimo al litro comporterà un risparmio complessivo per le famiglie italiane di 249,7 milioni di euro all’anno, pari a 1,25 miliardi in cinque anni. Una riduzione di 1,5 centesimi al litro genererebbe invece un risparmio annuo di 374,5 milioni di euro, per un totale di 1,87 miliardi in cinque anni.
Il gettito aggiuntivo derivante dall’aumento delle accise sul diesel confluirà in un fondo destinato al trasporto pubblico locale. Si prevede un incremento di circa 100 milioni di euro il primo anno, 200 milioni il secondo e fino a 500 milioni il quinto anno.
Tuttavia, la riforma non è esente da preoccupazioni. Il Codacons ha espresso timori riguardo al rischio che i rincari del gasolio possano innescare un effetto a cascata sui prezzi di beni e servizi, contribuendo ad alimentare l’inflazione. È importante sottolineare che il provvedimento prevede un’esenzione per gli autotrasportatori, in quanto il gasolio commerciale non subirà modifiche. Questa decisione mira a evitare ripercussioni negative sul settore dei trasporti e sulla logistica delle merci.