Roma, 26 novembre 2017 – «Buon Natale», recitava il primo sms della storia, inviato il 3 dicembre 1992 dall’ingegner Neil Papworth della Sema Group a Richard Jarvis della Vodafone. Era un sms ancora primordiale, un sms a metà, perché fu mandato usando un personal computer e ‘soltanto’ ricevuto da un telefonino Orbitel 901. L’idea era quella di usarlo come un servizio di cercapersone, scrive Papworth sul suo sito: «Nessuno aveva idea delle proporzioni che il fenomeno avrebbe avuto». Ma da quel primo segnale compresso in soli 140 byte la strada – avviata tra il 1982 e il 1984 da pionieri come Matti Makkonen (Telecom Finland), Friedhelm Hillebrand (Deutsche Telekom) e Bernard Ghillebaert (France Telecom) – era segnata.
Nokia ci lavorava intensamente e nei primi mesi del 1993 fu uno stagista dell’azienda finlandese, il giovane ingegnere Riku Pihkonen, a inviare il primo vero sms da mobile a mobile durante le operazioni di test del telefonino Nokia 2110. Da qualche mese l’operatore Telia aveva iniziato in Svezia il primo servizio commerciale di sms che però era un servizio di messaggi dal’operatore all’utente, di solito per informare della presenza di un messaggio vocale in casella. A proporre per primo un servizio di sms vero fu l’operatore finlandese Radiolinja a fine 1993, ma per sviluppare il servizio serviva un terminale in grado di scrivere e non solo ricevere messaggi, e questo era il futuro Nokia 2110, che venne messo in commercio nel gennaio 1994. E gli operatori, a cominciare da Vodafone in Inghilterra, iniziarono a proporre il nuovo servizio, che partì dapprima lentamente, anche perché fino al 1999 i messaggi potevano essere inviati solo a clienti dello stesso network.
Ma poi il mercato letteralmente esplose diventando un fenomeno culturale, oltre che un enorme business. Nel 2007 negli Usa per la prima volta i messaggi superarono le telefonate e il numero totale di sms scambiati raggiunsero i 6mila miliardi di messaggi nel 2010, garantendo ricchi utili agli operatori che poi introdussero anche gli mms, gli sms multimediali. Ormai ci si ‘messaggiava’ a ripetizione. «La mia idea iniziale, che mi venne nel 1984 durante una conferenza – disse Makkonen in una intervista nel 2012, tre anni prima di morire – era di avere la possibilità di mandare messaggi anche durante le riunioni, senza disturbare nessuno. Pensavo a uno strumento di lavoro, quindi, anche se poi è diventato un sistema di comunicazione immediato e flessibile, usato da tutti per la sua semplicità. Credo che l’sms sia una funzione necessaria nella telefonia cellulare e lo sarà anche tra vent’anni, anche se probabilmente non sarà più a pagamento». Makkonen aveva visto giusto, perché adesso l’sms, principalmente a causa del suo costo, è sotto attacco da parte di applicazioni gratuite come WhatsApp (che ha già 1,2 miliardi di utenti) e Telegram, rese possibili dall’arrivo degli smartphone, sui quali caricare app sempre più sofisticate.
Nel 2012 per la prima volta il volume delle chat scambiate nel mondo è maggiore di quello degli sms, ma è presto per il de profundis. Venticinque anni dopo il problema degli sms non è tanto tecnologico – il limite dei 160 caratteri è stato da tempo superato dalla possibilità di inviare sms concatenati – ma di costo. E lì dovranno agire, con pacchetti illimitati, gli operatori se vorranno mantenerlo in vita. Non soppianterà la messaggistica istantanea ma potrà magari integrarla, anche perché funziona bene dove non c’è wifi o buona copertura dati. Rustico come un aereo a turboelica, non ha le prestazioni di un jet, ma può operare dove un jet non potrebbe e porta sempre a casa un messaggio che si segnala quando riaccendi il telefonino. E proprio per la sua affidabilità l’Unità di crisi della Farnesina lo usa per allertare, avvertire o informare i connazionali durante emergenze o situazioni a rischio ai quattro angoli del mondo. L’sms che ti salva la vita.