Non è un momento facile per il Gruppo Volkswagen, che si sta interrogando sulla chiusura di uno stabilimento, al netto di una crisi di vendite che sembra irreversibile. All’appello mancano 500.000 nuove immatricolazioni, un numero da capogiro e che fa tremare le gambe. Il board del colosso tedesco si è dato due anni di tempo e poi le cose potrebbero drasticamente cambiare. Nel frattempo anche il marchio Audi, che fa parte della galassia VW, sta vivendo delle grosse turbolenze provenienti da Bruxelles, con la fabbrica fiore all’occhiello per tecnologia ed ecologia che vige in stato di paralisi. Qui vengono prodotte le elettriche, come la Q4 e-Tron (e non solo), ma la domanda è troppo bassa ed è nata la rivolta degli operai.
La crisi dell’auto elettrica
L’auto elettrica, nel corso di questo 2024, sarebbe dovuta essere una realtà più solida e affermata di quanto non lo sia, secondo le previsioni di chi comanda e gestisce il mondo dell’automotive. Tuttavia, chi usufruisce e acquista questi prodotti al momento ha detto di no, così che la domanda nei confronti delle vetture alla spina risulta al momento troppo bassa. Questo ha generato degli effetti a catena drammatici, specialmente in chi ha investito ingenti risorse nello sviluppo delle tecnologie e nel creare una filiera pronta a distribuire grandi quantità di elettriche sulle strade.
Ne è un esempio il modernissimo impianto Audi di Bruxelles, una fabbrica che ha una grande storia alle spalle e che in tempi abbastanza recenti è stata convertita alla produzione di modelli premium elettrici, mandando in pensione le vecchie auto a combustione, a cominciare dalla piccola A1. Adesso, nell’impianto belga dei Quattro Anelli si producono i SUV alla spina che però non stanno avendo il successo commerciale sperato. Purtroppo, la situazione del Gruppo Volkswagen non è più rosea come in passato, e il rischio chiusura delle fabbriche è plausibile. Per questo motivo, i dipendenti di Bruxelles hanno deciso di passare all’azione in modo eclatante e, in segno di protesta, hanno confiscato le chiavi di circa 200 auto elettriche nel tentativo di costringere l’azienda a fare chiarezza sul destino della fabbrica.
Audi risponde alla protesta degli operai
La risposta di Audi alla protesta è arrivata in fretta: secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa del Belgio, la società teutonica ha dichiarato di non voler cedere a quello che ritiene un ricatto, minacciando di sporgere denuncia se le chiavi non verranno restituite entro domani pomeriggio e riferendo che i responsabili potrebbero essere identificati in fretta grazie alle telecamere di sorveglianza. Di fronte alle minacce di azioni legali brandite dalla direzione, i sindacati hanno annunciato un incontro nella mattinata di domani per definire una posizione comune.
I dipendenti della fabbrica della capitale belga sono in agitazione da luglio, quando Audi aveva paventato la chiusura del sito a causa della scarsa domanda dei SUV elettrici. A peggiorare la condizione, è giunto questa settimana l’annuncio della casa madre Volkswagen che ha fatto sapere che nei prossimi anni nessun nuovo modello sarà prodotto a Bruxelles. Gli operai hanno già interrotto il lavoro nei giorni scorsi, impedendo la ripresa della produzione dopo la pausa estiva. Per il 16 settembre è prevista una grande giornata di mobilitazione.