AGI – La pioggia di medaglie raccolte dall’atletica leggera italiana ai mondiali indoor di Glasgow aumenta i rimpianti per l’assegnazione dei mondiali del 2027, andati a Pechino dopo il ritiro della candidatura di Roma. La Città Eterna aveva sperato di poter ospitare l’evento iridato 40 anni dopo l’edizione di Roma ’87, quella ricordata ancora oggi per il volo a 2,09 della bulgara Stefka Kostadinova (record mondiale imbattuto nel salto in alto) e degli ori italiani di Francesco Panetta e Maurizio Damiliano. Quello della ‘Regina degli sport’ in Italia è un movimento complessivo in salute tra pista e soprattutto strada (tanti gli eventi podistici lungo lo Stivale). I 24 record italiani tra aperto e coperto in meno di due mesi, l’ultimo di Massimo Stano nella 20 km di marcia, e già quattro incredibili medaglie ai mondiali indoor di Glasgow, ne sono la conferma.
L’atletica italiana ora guarda con fiducia alle Olimpiadi di Parigi per un ritorno dell’evento globale che ritorna nel Vecchio Continente a 12 anni dai Giochi di Londra, dopo le edizioni in Sudamerica e Asia. Prima, però, dal 7 al 12 giugno lo Stadio Olimpico di Roma ospiterà i Campionati europei. EuroRoma2024 con la mascotte ‘Ludo’ conferma la grande tradizione di questo movimento in Italia.
La struttura organizzativa resta ancora in attesa, a tre mesi, dall’evento, di conoscere formalmente quale sarà il contributo finanziario di Roma Capitale, aspetto ricordato dal ministro dello Sport e Giovani, Andrea Abodi.
Non va dimenticato che Roma, per merito dell’allora presidente della Fidal Primo Nebiolo (poi diventato numero uno della federazione mondiale), il 5 agosto del 1980 sotto il nome di ‘Golden Gala’ ospitò un meeting – assistettero 60.000 persone – al quale presero parte atleti degli Stati Uniti d’America e delle Nazioni che pochi giorni prima avevano boicottato le Olimpiadi di Mosca. Per far diventare nel 2027 Roma capitale mondiale dell’atletica sembrava tutto pronto, almeno a livello di diplomazia.
La Fidal con il suo presidente Stefano Mei aveva avviato contatti importanti con il numero uno di World Athletics, Sebastian Coe, il Coni con il suo numero uno Giovanni Malagò si era mosso a livello mondiale, insomma c’erano tutte le carte in regole per vincere la sfida con Pechino. Giovedì scorso, a poche ore dall’assegnazione, l’Italia si è sfilata ritirando la candidatura perché nella lettera di garanzia del Governo mancava “un tassello di primaria importanza”, ovvero la copertura dell’intervento economico, nella misura di 85 dei 130 milioni di euro del budget previsto.
La vicenda ha avuto lo strascico con un botta e risposta tra il ministro Abodi e il presidente Mei. “Il Governo ha fatto tutto il possibile per sostenere la candidatura per i Mondiali di atletica del 2027, anche chiedendo a novembre dello scorso anno alla Fidal di predisporre un business plan, documento che forse sarebbe servito ben prima, ed è stato presentato il 24 gennaio – ha commentato il ministro Abodi -. Con tutta la buona volontà, in una fase così delicata per il nostro Paese, da tanti punti di vista, è risultato impossibile trovare le garanzie pubbliche necessarie per la copertura degli 85 milioni di euro richiesti, relativi a un budget di 130 milioni”. Il ministro Abodi aveva definito “da bar” la gestione della candidatura.
Il presidente della Fidal, Mei ha subito risposto, “non è vero” definendo “fantasiosa la ricostruzione fatta dal ministro” aggiungendo, “il ministro non mi ha mai detto che c’erano tempi stringenti, io sapevo di averli con World Athletics che mi ha dato due mesi in più anche perché Roma è una piazza appetibile”. Mei ha poi proseguito, “l’Italia ha fatto una brutta figura a livello mondiale, mi spiace per l’atletica che non si merita questo”. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò a margine di un evento a Roma in cui il ministro ha dichiarato “tema chiuso” la vicenda Mondiali 2027, l’ha definita una “storia purtroppo senza un lieto fine”: “Sono molto molto amareggiato, ci credevo, ci avevo messo la faccia, mi ero speso, c’erano tutti i presupposti con un dossier estremamente qualificato”, ha aggiunto ricordando la caratteristiche del Paese “di arrivare sempre all’ultimo su tante cose”. “Però nel mondo dello sport c’è un’ora, una data e un momento che sono imprescindibili”, ha osservato con amarezza.
AGI – La pioggia di medaglie raccolte dall’atletica leggera italiana ai mondiali indoor di Glasgow aumenta i rimpianti per l’assegnazione dei mondiali del 2027, andati a Pechino dopo il ritiro della candidatura di Roma. La Città Eterna aveva sperato di poter ospitare l’evento iridato 40 anni dopo l’edizione di Roma ’87, quella ricordata ancora oggi per il volo a 2,09 della bulgara Stefka Kostadinova (record mondiale imbattuto nel salto in alto) e degli ori italiani di Francesco Panetta e Maurizio Damiliano. Quello della ‘Regina degli sport’ in Italia è un movimento complessivo in salute tra pista e soprattutto strada (tanti gli eventi podistici lungo lo Stivale). I 24 record italiani tra aperto e coperto in meno di due mesi, l’ultimo di Massimo Stano nella 20 km di marcia, e già quattro incredibili medaglie ai mondiali indoor di Glasgow, ne sono la conferma.
L’atletica italiana ora guarda con fiducia alle Olimpiadi di Parigi per un ritorno dell’evento globale che ritorna nel Vecchio Continente a 12 anni dai Giochi di Londra, dopo le edizioni in Sudamerica e Asia. Prima, però, dal 7 al 12 giugno lo Stadio Olimpico di Roma ospiterà i Campionati europei. EuroRoma2024 con la mascotte ‘Ludo’ conferma la grande tradizione di questo movimento in Italia.
La struttura organizzativa resta ancora in attesa, a tre mesi, dall’evento, di conoscere formalmente quale sarà il contributo finanziario di Roma Capitale, aspetto ricordato dal ministro dello Sport e Giovani, Andrea Abodi.
Non va dimenticato che Roma, per merito dell’allora presidente della Fidal Primo Nebiolo (poi diventato numero uno della federazione mondiale), il 5 agosto del 1980 sotto il nome di ‘Golden Gala’ ospitò un meeting – assistettero 60.000 persone – al quale presero parte atleti degli Stati Uniti d’America e delle Nazioni che pochi giorni prima avevano boicottato le Olimpiadi di Mosca. Per far diventare nel 2027 Roma capitale mondiale dell’atletica sembrava tutto pronto, almeno a livello di diplomazia.
La Fidal con il suo presidente Stefano Mei aveva avviato contatti importanti con il numero uno di World Athletics, Sebastian Coe, il Coni con il suo numero uno Giovanni Malagò si era mosso a livello mondiale, insomma c’erano tutte le carte in regole per vincere la sfida con Pechino. Giovedì scorso, a poche ore dall’assegnazione, l’Italia si è sfilata ritirando la candidatura perché nella lettera di garanzia del Governo mancava “un tassello di primaria importanza”, ovvero la copertura dell’intervento economico, nella misura di 85 dei 130 milioni di euro del budget previsto.
La vicenda ha avuto lo strascico con un botta e risposta tra il ministro Abodi e il presidente Mei. “Il Governo ha fatto tutto il possibile per sostenere la candidatura per i Mondiali di atletica del 2027, anche chiedendo a novembre dello scorso anno alla Fidal di predisporre un business plan, documento che forse sarebbe servito ben prima, ed è stato presentato il 24 gennaio – ha commentato il ministro Abodi -. Con tutta la buona volontà, in una fase così delicata per il nostro Paese, da tanti punti di vista, è risultato impossibile trovare le garanzie pubbliche necessarie per la copertura degli 85 milioni di euro richiesti, relativi a un budget di 130 milioni”. Il ministro Abodi aveva definito “da bar” la gestione della candidatura.
Il presidente della Fidal, Mei ha subito risposto, “non è vero” definendo “fantasiosa la ricostruzione fatta dal ministro” aggiungendo, “il ministro non mi ha mai detto che c’erano tempi stringenti, io sapevo di averli con World Athletics che mi ha dato due mesi in più anche perché Roma è una piazza appetibile”. Mei ha poi proseguito, “l’Italia ha fatto una brutta figura a livello mondiale, mi spiace per l’atletica che non si merita questo”. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò a margine di un evento a Roma in cui il ministro ha dichiarato “tema chiuso” la vicenda Mondiali 2027, l’ha definita una “storia purtroppo senza un lieto fine”: “Sono molto molto amareggiato, ci credevo, ci avevo messo la faccia, mi ero speso, c’erano tutti i presupposti con un dossier estremamente qualificato”, ha aggiunto ricordando la caratteristiche del Paese “di arrivare sempre all’ultimo su tante cose”. “Però nel mondo dello sport c’è un’ora, una data e un momento che sono imprescindibili”, ha osservato con amarezza.