• 17 Dicembre 2025 6:01

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Assistenza domiciliare, in ritardo le unità speciali anti-Covid

Mag 7, 2020

più fondi nel decreto maggio

Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) istituite con il decreto sanità dello scorso marzo seguono i casi sospetti o conclamati di Covid-19 direttamente a casa. Ma sono state attivate a singhiozzo in 15 Regioni

di Andrea Gagliardi

7 maggio 2020


Fase 2: le “Unita’ cure a casa” coprono solo un terzo degli italiani

3′ di lettura

L’assistenza domiciliare è considerata cruciale nella fase 2 di ripartenza, anche per prevenire nuove situazioni di intasamento di ospedali e Pronto soccorso nel caso in cui nuovi ed estesi focolai epidemici dovessero riaccendersi sul territorio. Ecco perché il governo ha puntato sulle cure a casa per i malati di Covid in isolamento domiciliare che non hanno bisogno di essere ricoverati. E nel nuovo decreto maggio atteso per il fine settimana è previsto, tra l’altro, un potenziamento delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, create con il decreto sanità dello scorso 9 marzo), che assistono i malati porta a porta ma che sono state attivate a singhiozzo in 15 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Valle d’Aosta, Sicilia, Toscana, Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Calabria). Si tratta di piccoli team di camici bianchi, dotati di tutte le protezioni previste, seguono i casi sospetti o conclamati di Covid-19 direttamente a casa.

Circa 500 medici coinvolti

Le Unità speciali anticovid sono oltre 400 sul territorio nazionale, ma non bastano. Secondo i dati della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), sono circa 500 i medici impegnati nelle Usca. Pochi per seguire gli oltre 70mila malati di Covid a casa e monitorare i possibili futuri casi. Le Usca, rileva la Fimmg, dovrebbero dunque essere 1200 su tutto il territorio italiano, con circa 2500 medici, ed il sistema avrebbe dovuto essere completato a livello nazionale entro aprile. Tuttavia, avvertono i medici di famiglia, «siamo ancora lontani».

Leggi anche / Tamponi e test sierologici, le armi (spuntate) della Fase 2

Competenze non uniformi

Non si tratta solo di numeri. Un’interpretazione diversificata si ha anche rispetto al ruolo che le Usca devono avere: «In alcune Regioni vengono impiegate essenzialmente per l’esecuzione dei tamponi, in altre – afferma il segretario Fimmg Silvestro Scotti – svolgono invece una vera attività integrata di cure domiciliari insieme ai medici di famiglia».

Compiti ampliati in Lombardia

In Lombardia le Usca sono operative già da marzo ma adesso i loro compiti si apprestano ad essere ampliati: le squadre composte da medici e infermieri potranno infatti effettuare anche i tamponi a domicilio, possibilità fino ad oggi non prevista. Sono almeno 35 quelle attive in Piemonte (dato di aprile). Vi lavorano 376 medici e 21 infermieri. Sono 48 in Veneto, ed hanno attualmente in carico oltre 1.800 pazienti Covid, seguiti a domicilio anche per la somministrazione dei farmaci.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close