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Aspiranti giudici in minigonna, il pg della Cassazione: “La scuola di Bellomo in stile Scientology”

Dic 15, 2017

Era più vicina alla setta di Scientology che a una scuola della magistratura, quella gestita dal consigliere di Stato Michele Bellomo. E’ il paragone che Mario Fresa, sostituto procuratore generale della Cassazione, ha fatto nell’udienza a porta chiuse davanti alla Sezione disciplinare del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, che deve decidere se sospendere dalle funzioni e dallo stipendio Davide Nalin, il pm di Rovigo collaboratore di Bellomo. l rappresentante dell’accusa – che ha confermato la richiesta di sospensione per il pm – ha citato il film The master, parzialmente ispirato dal personaggio di Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology.

Bellomo – su cui pende una proposta di destituzione – è il giudice amministrativo che avrebbe obbligato le allieve a presentarsi ai corsi di preparazione al concorso in magistratura della Scuola ‘Diritto e scienza’ in minigonna, tacchi a spillo e trucco marcato e preteso anche che non fossero sposate, secondo la denuncia presentata dal padre di una studentessa. All’udienza a porte chiuse era presente Nalin, che con una dichiarazione spontanea ha rivendicato la propria innocenza rispetto alle accuse che gli vengono mosse. Altre quattro-cinque ragazze, borsiste del corso di preparazione, avrebbero fatto dichiarazioni analoghe a quelle della studentessa il cui padre ha denunciato Bellomo: dichiarazioni che che chiamano in causa sia Bellomo sia Nalin. Anche queste testimonianze sono agli atti del procedimento disciplinare a carico di Bellomo, che rischia le destituzione.

Le ragazze hanno raccontato di aver avuto una relazione con Bellomo. E una volta che cercavano di svincolarsi da questo rapporto sarebbe entrato in gioco Nalin: come “sensale di relazioni sessuali”, secondo le parole che avrebbe usato nell’udienza a porte chiuse. Il suo compito era “riportare le ragazze all’ovile”. Le studentesse sarebbero state in una condizione di prostrazione psicologica: pronte cioè a dar seguito alle richieste che ricevevano, pur di passare il concorso per l’accesso in magistratura.

All’udienza a porte chiuse era presente anche Nalin, che con una dichiarazione spontanea ha rivendicato la propria innocenza rispetto alle accuse che gli vengono mosse. In particolare il pg della Cassazione gli contesta di aver fatto da “mediatore” fra Bellomo e la studentessa, che erano stati legati da una relazione, per procurare “indebiti vantaggi di carattere sessuale” al consigliere di Stato o comunque la prosecuzione di quel rapporto. Il tutto facendo leva sulla sua autorevolezza di magistrato e prospettando alla ragazza che se non avesse dato seguito alle richieste di Bellomo, come quella di mandargli una foto intima o di definire il periodo in cui passare

insieme le ferie estive, avrebbe commesso reati che le avrebbero impedito di partecipare al concorso in magistratura.

Condotte che sono particolarmente gravi per il pg, anche considerato “il clima di soggezione psicologica” subito dalle studentesse che ambivano a entrare in magistratura “per la sottoposizione a continue vessazioni anche di carattere sessuale” e “lo stravagante se non aberrante regolamento (dress code) di cui Nalin era a conoscenza”.

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