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Arrivano le telecamere negli asili: video solo ai pm, non ai genitori

Ott 19, 2016

NON un Grande fratello di asili e case di riposo, piuttosto un occhio discreto, il cui sguardo orientato da regole ferree sarà a disposizione di chi se lo potrà permettere. Il grande sdegno per insegnanti e personale violenti, per bambini e anziani picchiati e insultati, ha partorito una legge per l’installazione di videotelecamere in asili nido, scuole d’infanzia e strutture socio-assistenziali per disabili e anziani la cui applicazione è tutta da verificare. Intanto, le strutture pubbliche che vorranno montare le videocamere dovranno farlo a proprie spese. Senza oneri per lo Stato. Poi, sia le strutture private sia quelle pubbliche, potranno farlo soltanto “previo accordo collettivo con le rappresentanze sindacali unitarie” o, in mancanza di consenso, con l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

Il testo, che oggi sarà approvato alla Camera e che dovrà poi passare al Senato, è però riuscito a mettere d’accordo tutti, tanto che si prevedono soltanto i voti contrari di Sel. La prima firmataria e relatrice della norma, la deputata di Forza Italia Gabriella Giammanco, è fiduciosa che con gli ultimi emendamenti la legge avrà un consenso bipartisan. “In commissione è stato fatto un lavoro attento, nato da un confronto reale con le forze politiche, e anche lunedì durante la prima lettura ho avuto riscontri positivi. Non ci sarà nessuna delle misure osteggiate dal Pd e dai 5Stelle, nessuna app per controllare a distanza, soltanto norme utili per regolamentare quanto alcuni asili privati già fanno e soprattutto per velocizzare le indagini delle forze dell’ordine in caso di segnalazione di reato. Ci sono garanzie per i genitori e per gli operatori, perché stillicidi come quelli degli indagati di Rignano non si verifichino più, e le accuse infamanti possano cadere subito. Per me è una grande soddisfazione, la fine di una battaglia personale cominciata nel 2008″. A spalleggiare Giammanco, nell’ultimo periodo, anche gruppi di genitori coalizzati sui social network, che almeno all’inizio chiedevano appunto webcam collegate direttamente con i loro telefonini grazie a una app.

Con le nuove norme, secondo i legislatori, fatti come quelli accaduti fino allo scorso agosto nell’asilo nido del quartiere Bicocca di Milano si potranno accertare molto prima. In quel caso, i carabinieri hanno installato le telecamere per cogliere in flagranza di reato le aguzzine, dopo la segnalazione fatta da due ex collaboratrici dell’asilo. Con la nuova legge, se la struttura della Bicocca avesse investito nei sistemi di controllo, il pubblico ministero avrebbe potuto vedere subito le percosse ai bambini di pochi mesi. A opporsi alla legge però non sono state soltanto le principali sigle sindacali e le associazioni delle scuole d’infanzia, fin dalle prime stesure del testo il Garante per la privacy ha sollevato obiezioni sui rischi di uso illecito dei video. La legge chiarisce ora che le videocamere sono a circuito chiuso e le immagini sono cifrate al momento della registrazione attraverso un sistema con due chiavi, una in possesso della struttura, l’altra di un ente certificato terzo. In caso di segnalazione o denuncia potranno vedere le immagini soltanto il pubblico ministero, o la polizia giudiziaria su sua delega. La presenza dei sistemi di sorveglianza dovrà essere sempre segnalata a chiunque accede ai locali monitorati.

I gruppi creati dai genitori avevano chiesto anche test psico-attitudinali per chi lavora con bambini, anziani e disabili, e la legge demanda al governo di preparare un decreto legislativo entro 12 mesi dalla sua approvazione. Oltre alla valutazione attitudinale al momento dell’assunzione in servizio la nuova norma chiede che i test siano ripetuti periodicamente, visto il logoramento psico-fisico delle mansioni di chi assiste soggetti vulnerabili.

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