Cosenza
Accusata di induzione indebita a dare o promottere utilità. Fatti accaduti tra il 23 e il 28 dicembre. Una fattura da 1.200 euro serviva a giustificare l’uso illecito di fondi messi a disposizione del prefetto
2 gennaio 2020
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Induzione indebita a dare o promettere utilità è il reato che viene contestato al prefetto di Cosenza, Paola Galeone, arrestata e finita ai domiciliari. Al prefetto viene contestato, in particolare l’articolo 319 quater del Codice penale. Lo riferisce una nota stampa della Procura della Repubblica . Galeone si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Taranto.
I pm: «Ipotesi di reato confermata»
Stando a una nota diramata dagli stessi magistrati, «la Procura della Repubblica di Cosenza, nell’assumere nell’immediatezza la direzione delle indagini, ha disposto una serie di riscontri, operati con prontezza dalla Squadra mobile, che hanno confermato l’ipotesi di accusa». É quanto riferisce in un comunicato stampa in relazione all’arresto del prefetto Paola Galeone.
Fatti avvenuti tra il 23 e il 28 dicembre
Il reato che viene contestato al prefetto Galeone é stato commesso tra il 23 ed il 28 dicembre scorsi. «Il procedimento penale – si aggiunge nella nota – é stato iscritto a seguito di denuncia presentata alla Squadra mobile di Cosenza in data 23 dicembre 2019 da un privato cittadino».
La denuncia della imprenditrice
Paola Galeone è stata denunciata, nei giorni scorsi, da un’imprenditrice di Cosenza, Cinzia Falcone, amministratrice dell’associazione Animed, che era stata contattata perché emettesse una fattura fittizia di 1.220 euro. La fattura sarebbe servita a giustificare l’utilizzo di alcuni fondi che erano rimasti a disposizione del Prefetto e che poi sarebbero stati spartiti tra il Prefetto stesso e l’imprenditrice. Ma questa si è rivolta alla polizia e l’incontro è stato filmato. Paola Galeone è stata poi fermata, all’uscita del bar dove si è svolto l’incontro, e portata in Procura per chiarimenti. Il prefetto è stato subito posto in aspettativa.
Fondo di rappresentanza
Stando ai documenti investigativi, la Galeone avrebbe chiesto all’imprenditrice di compiere il reato. In particolare, negli atti è riportata la frase che avrebbe detto il prefetto: «Cinzia, tu hai sostenuto dei costi…io ho un fondo di rappresentanza in cui residuano 1.200 euro…ho pensato che se tu mi fai una fattura da 1.200 euro, 500 te li tieni tu e la differenza la giri a me». In particolare, si aggiunge negli atti, «il prefetto aggiungeva che l’operazione era giustificata dal fatto che erano residuati soldi in bilancio (Fondo di rappresentanza) che era inutile restituire al Ministero, non avendo lo Stato mai rimborsato a lei dei soldi per una parabola satellitare acquistata personalmente dal suo fidanzato».