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Arezzo, uccide ladro in azienda: Fredy Pacini si avvale della facoltà di non rispondere

Nov 30, 2018

Monte San Savino (AREZZO)“Chiuso per lutto” recita un cartello affisso sul cancello dell’azienda di Fredy Pacini, il gommista toscano che la notte del 28 novembre ha sparato contro Vitalie Tonjoc, 29 anni, di origine moldava e in Italia dallo scorso settembre. L’uomo si era intrufolato nell’officina per rubare e ha perso la vita durante una breve fuga, dopo essersi accasciato sul piazzale davanti al capannone. Dall’autopsia sul corpo della vittima, iniziata fin dalle prime ore della mattina e conclusasi nel pomeriggio, è emerso che Tonjoc è morto per uno shock emorragico proprio mentre tentava di scappare. Secondo quanto si apprende, l’uomo è stato raggiunto da due proiettili: uno l’ha colpito vicino a un ginocchio, mentre l’altro è andato più in alto, colpendolo al fianco (in questo caso non è presente il foro di uscita). Il secondo sparo potrebbe aver leso un’arteria, probabilmente la femorale, che ha causato un dissanguamento interno. I carabinieri, nel piazzale, avevano ritrovato soltanto quattro proiettili, mentre Pacini aveva dichiarato di aver esploso cinque colpi con la sua Glock semiautomatica.

In serata il commerciante toscano, 57 anni, è comparso in procura per essere interrogato dal pm Andrea Claudiani, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferirlo i suoi legali all’uscita dal Palazzo di giustizia di Arezzo, i quali hanno spiegato che aspetteranno la relazione sul’autopsia, attesa tra 60 giorni, e che hanno chiesto al pm di effettuare un sopralluogo alla ditta di Pacini, a Monte San Savino. Il gommista, che è indagato per eccesso colposo di legittima difesa, da tempo dormiva in una stanza soppalcata ricavata in un angolo del suo capannone per difendersi dai continui furti. Nella notte del 28 novembre, svegliato dai rumori, ha sparato nel buio. Fino a oggi Pacini non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione e ha rifiutato anche di parlare con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che l’aveva chiamato per rappresentargli “la vicinanza delle istituzioni”. Pacini sarebbe ancora troppo scosso da quanto accaduto, dopo tutte quelle notti passate in officina, a causa di quei “38 furti e tentati furti” subiti di cui ha parlato il suo legale. Ai carabinieri, di denunce negli ultimi quattro anni ne sono però arrivate solo sei, di cui due per un furto consumato e le altre per tentato furto.

Durante il Consiglio regionale della Toscana che si è svolto oggi si sono scatenate dure polemiche per un ordine del giorno presentato dalla Lega e respinto. Nel documento si chiedeva alla Regione di stanziare 10 mila euro per contribuire alle eventuali spese legali di Fredy Pacini. “Invito i colleghi della Lega a ritirare l’atto, non è in questi termini che si deve affrontare la questione – è stato il commento del capogruppo M5s Giacomo Giannarelli – Si tratta di una questione da analizzare sotto tanti punti di vista ma non ideologici”. In Toscana, ha proseguito il capogruppo M5s, c’è un problema di sicurezza, e “non è con le armi, con la polizia privata o il peperoncino che si danno risposte, ma neppure con le politiche di sinistra o con la retorica”. Per Tommaso Fattori (capogruppo Sì Toscana a sinistra), “è incredibile che nel giorno della Festa della Toscana, che celebra l’abolizione della pena di morte, si presenti un ordine del giorno che è un inno alla pena di morte senza processo per chi commette un furto”. Ma la Lega non cambia idea: “Pacini è stato lasciato solo finora, non vediamo cosa ci sia di male a chiedere che la Regione possa pagare le spese legali – ha specificato Marco Casucci – Non ritiriamo l’ordine del giorno e respingiamo al mittente queste continue accuse di barbarie politica”.

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