AGI – La compagnia petrolifera statale saudita, Aramco, ha annunciato che si prepara a lanciare una nuova emissione di bond internazionali: stavolta sono in sukuk, le obbligazioni secondo la religione islamica, per la quale ha detto di aver già contrattato diverse banche.
“Aramco annuncia la sua intenzione di emettere certificati internazionali conformi alla Sharia in conformità con il suo programma di emissione di debito”, ha detto la società in un annuncio alla borsa Tadawul. La compagnia petrolifera ha detto che le obbligazioni saranno denominate in dollari e saranno emesse su base diretta e non garantita per un importo non specificato che è “soggetto alle condizioni di mercato”.
Non solo, ma “i proventi netti di ogni emissione obbligazionaria saranno utilizzati da Aramco per i suoi scopi aziendali generali e per qualsiasi altro scopo specificato nelle condizioni finali per una serie di obbligazioni”.
La mossa si aggiunge a diverse altre operazioni di raccolta fondi effettuate negli ultimi mesi da Aramco, che ha distribuito 75 miliardi di dollari di dividendi agli azionisti nel 2020 e mira a mantenerli allo stesso livello quest’anno, nonostante un calo delle entrate dovuto alla crisi della pandemia di covid-19.
La società statale saudita ha incaricato una dozzina di banche, tra cui BNP Paribas, Citi, Goldman Sachs, HSBD, JP Morgan e Morgan Stanley, per organizzare il lancio del debito. I sukuks islamici hanno il vantaggio che i rendimenti fissi sono pagati a intervalli regolari predeterminati senza essere soggetti a interessi, assicurando un flusso regolare di denaro.
A causa dei bassi prezzi del petrolio (effetto della pandemia) i profitti netti di Aramco sono scesi del 44,43% nel 2020 a 49,003 miliardi di dollari: il colosso energetico è stato quindi costretto ad un massiccio piano di riduzione della spesa. Inoltre, lo scorso aprile la famiglia reale saudita, che detiene una quota di maggioranza della società, dopo aver venduto l’1,5% delle azioni nel 2019, ha annunciato di essere in trattative per vendere un ulteriore 1% ad una società estera.