• 21 Febbraio 2025 10:11

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Appello di Draghi contro lo stop ai motori termici: “Mancano le colonnine”

Feb 19, 2025

Anche Mario Draghi, ex presidente del Consiglio prima di Giorgia Meloni, si oppone allo stop alla produzione ai motori termici nel 2035. L’ex presidente della Bce, infatti, non ha nascosto i propri dubbi alla stampa sull’accelerazione del processo di decarbonizzazione il quale, però, non è seguito da una corretta sostituzione con l’elettrico. Draghi, infatti, ha sottolineato con forza: “Per accelerare la decarbonizzazione, bisogna allineare strumenti e obiettivi”.

I dubbi di Mario Draghi

In occasione della settimana parlamentare europea 2025, Mario Draghi si è soffermato con la stampa sul tanto discusso stop ai motori endotermici previsto nel 2035. Una mossa ad oggi molto criticata da diversi Paesi, con l’Italia che sta cercando di convincere l’Ue a rivedere i termini e le scadenze. Ma non sarà di certo una cosa semplice.

E allora l’intervento dell’ex presidente del Consiglio sembra quasi un assist, perché una voce autorevole come quella di Draghi difficilmente potrà essere messa da parte. A Bruxelles, infatti, l’ex presidente della Bce è stato chiaro e netto, sciorinando tutti i suoi dubbi sullo stop ai motori a benzina e diesel per una mobilità elettrica. Non tanto sul cambio, che per condizioni climatiche dovrà essere fatto, ma per i tempi.

Draghi, infatti, è dubbioso sulla riuscita nel giro di 10 anni, perché ancora l’Europa è in ritardo sul sistema di approvvigionamento elettrico per la ricarica. “Non puoi forzare lo stop ai motori a combustione dicendo a un intero settore produttivo che deve interrompere una grande linea di produzione e, allo stesso tempo, non imporre, con la stessa forza, l’installazione di sistemi di ricarica e non creare le interconnessioni per farlo. Bisogna allineare le cose” ha spiegato.

La critica e il modello cinese

Non è però detta l’ultima parola, in quanto il prossimo 5 marzo la Commissione europea sarà chiamata a presentare un nuovo piano per l’auto. Ma Mario Draghi non si è tirato indietro nell’avanzare qualche critica all’Ue, “accusata” di essere troppo indietro rispetto a un Paese come la Cina che invece, già da tempo, ha lavorato per farsi trovare pronta allo switch verso l’elettrico.

“L’Ue non ha dato seguito alle ambizioni con una spinta sincronizzata alla conversione della catena di approvvigionamento. Ad esempio, la Commissione ha lanciato l’Alleanza europea delle batterie per costruire una propria catena del valore solo nel 2017 e l’Europa è molto indietro per quanto riguarda l’installazione delle infrastrutture di ricarica” ha sottolineato.

E parlando della Cina, quasi da seguire come modello, l’ex presidente del Consiglio è stato chiaro: “La Cina, al contrario, si è concentrata sull’intera catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici dal 2012 e, di conseguenza, si è mossa più velocemente e su scala più ampia ed è ora una generazione avanti nella tecnologia dei veicoli elettrici praticamente in tutti i settori, producendo anche a costi inferiori”.

Una tirata d’orecchie non di poco conto, con Draghi che ammonisce l’Europa. Per l’ex presidente della Banca Centrale Europea, infatti, l’Ue dovrebbe “agire sempre di più come se fosse un unico Stato con risposte rapide. Abbiamo scelto un approccio normativo che ha dato priorità alla precauzione rispetto all’innovazione”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close