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Anna Ascani: «Scuola-lavoro da rafforzare nei tecnici e professionali»

Ott 10, 2019

intervista

Per Anna Ascani vice ministra dell’Istruzione in quota Pd il “decreto precari” che arriva il 10 ottobre sul tavolo del consiglio dei ministri «è solo un primo passo – spiega –. Famiglie e studenti hanno iniziato le lezioni trovandosi di fronte un quadro inaccettabile, con un supplente praticamente in ciascuna classe»

di Claudio Tucci

10 ottobre 2019


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Anna Ascani, viceministra Pd all’Istruzione (Imagoeconomica)

2′ di lettura

«Il taglio a ore e fondi ai percorsi di scuola lavoro deciso dal precedente governo è stato un errore. Le scuole stanno rimodulando le attività con molta fatica; le aziende sono disorientate; gli studenti ne escono penalizzati. È vero nella maggioranza ci sono posizioni diverse. Ma io penso che almeno negli istituti tecnici e professionali sia necessario un ripensamento; e dobbiamo supportare di più e meglio, anche attraverso una formazione mirata, presidi e docenti. In un Paese con una elevata disoccupazione giovanile e con un tessuto produttivo che cambia rapidamente sotto la spinta del 4.0, i ragazzi non possono terminare la scuola senza aver mai messo il naso fuori dalle proprie aule».

Per Anna Ascani, 31 anni, vice ministra dell’Istruzione in quota Pd, e un passato prossimo da membro della commissione Cultura della Camera, il “decreto precari” che arriva oggi sul tavolo del consiglio dei ministri «è solo un primo passo – spiega –. Famiglie e studenti, quest’anno, hanno iniziato le lezioni trovandosi di fronte un quadro inaccettabile, con un supplente praticamente in ciascuna classe. A settembre 2020 assumeremo 24mila precari, e apriremo le porte ad altri 24/25mila nuovi docenti con una selezione ordinaria. Confermiamo anche il vincolo di permanenza in cattedra di cinque anni, compreso l’anno di prova, per tutti i neo-ingressi per garantire la continuità didattica».

Vice ministra, anche stavolta, però, il primo provvedimento sulla scuola riguarda i precari…

Non sono d’accordo. Riguarda i ragazzi perché diamo una spallata alla supplentite, e facciamo ripartire i concorsi ordinari e meritocratici che daranno la possibilità a molti giovani laureati, in possesso dei requisiti richiesti dalle norme, di poter insegnare. Ricordo che l’età media in cattedra in Italia supera i 50 anni, un record a livello internazionale.

Certo. Ma c’è pure la didattica. E un mismatch molto forte…

Ecco questa, per me, e per il Pd, sarà la priorità. Ricreare un link stabile e duraturo tra scuole, territori e tessuto imprenditoriale. Penso agli istituti tecnici superiori, un’esperienza di eccellenza, che vogliamo far decollare, magari assieme a Mise e ministero del Lavoro. Io sono umbra, e nel mio territorio i diplomati Its vanno letteralmente a ruba da parte delle aziende locali. Dobbiamo superare i freni ideologici: nessuno vuole una scuola-azienda, e mi creda, neppure le imprese. Ma non possiamo pensare che istruzione e lavoro continuino a viaggiare su binari paralleli.

Ne ha parlato con il ministro Fioramonti?

Certo. Nei prossimi giorni inizieremo a dettagliare le priorità, anche in vista della manovra. Gliene indico tre, mie e del Pd. Valorizzazione degli insegnanti e più formazione. Un sistema di valutazione serio che sostenga e aiuti le scuole. Diritto allo studio, a partire dal costo dei libri scolastici che pesa sulle famiglie e va ridotto.

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