AGI – I mercati sono incerti e impauriti per le fluttuanti politiche di Trump sui dazi, mentre sul fronte geopolitico gli Stati Uniti hanno accettato di riprendere gli aiuti militari e la condivisione di intelligence con l’Ucraina dopo che Kiev ha fatto sapere di essere pronta a sostenere la proposta di Washington per un cessate il fuoco di 30 giorni con la Russia.
Oggi in Asia i listini restano deboli, con l’eccezione di Seul che avanza grazie ai tecnologici, mentre i future a Wall Street e in Europa sono positivi, in attesa dell’uscita dei dati odierni sull’inflazione Usa e dopo che ieri le tensioni commerciali globali hanno alimentato un’altra giornata turbolenta a Wall Street, con i principali indici che hanno chiuso una sessione instabile in ribasso, nonostante i segnali di disgelo nei colloqui tra Stati Uniti e Canada. Ieri Donald Trump ha fatto marcia indietro sul progetto di raddoppiare i dazi statunitensi sulle importazioni canadesi di acciaio e metalli al 50%, appena poche ore dopo aver minacciato tali imposte, innervosendo gli investitori e intensificando la guerra commerciale nordamericana.
La mossa del presidente arriva dopo che in precedenza la provincia canadese dell’Ontario aveva sospeso la propria sovrattassa del 25% sulle esportazioni di energia verso gli Stati Uniti, che Trump aveva citato come motivo per aumentare i dazi sulle importazioni dal Canada. L’inversione di tendenza segna una rapida de-escalation della guerra commerciale senza precedenti tra la piu’ grande economia del mondo e uno dei suoi tre maggiori partner commerciali, e segna la seconda settimana consecutiva in cui Trump ha attenuato i dazi pianificati sul Canada.
Il consigliere commerciale della Casa Bianca Peter Navarro ha attribuito al Segretario al Commercio Howard Lutnick il merito di aver negoziato la misura con il Canada. “Hanno prevalso le teste più fredde”, ha detto Navarro in un’intervista alla Cnbc. Tuttavia la Casa Bianca ha confermato che gli Stati Uniti continueranno a imporre tariffe del 25% sulle importazioni canadesi di acciaio e alluminio a partire da mezzanotte, come parte di tariffe più ampie su tutte le importazioni di acciaio e alluminio.
L’allontanamento dall’orlo di una violenta guerra commerciale ha contribuito a raffreddare i timori degli investitori, insieme ai passi in avanti in Ucraina, aiutando Wall Street a ridurre la maggior parte delle perdite, anche se sui mercati resta una forte incertezza, che ha inasprito il sentiment degli investitori. A fine seduta ieri il Dow Jones ha perso l’1,14%, l’indice Nasdaq è sceso dello 0,18% e il più ampio indice S&P 500 ha ceduto lo 0,76%.
Tutti e tre gli indici hanno registrato il loro peggior calo in due giorni da agosto, dopo la forte svendita di lunedì, che aveva spinto il Nasdaq al suo più grande calo giornaliero dal 2022, innescata da un’intervista a Fox di Trump che aveva alimentato la possibilità di una recessione nell’economia americana. Ieri invece lo stesso Trump, che in questi due giorni si è incontrato coi principali ceo americani, raccogliendo le loro forti preoccupazioni sui dazi, ha minimizzato i timori sulla sua gestione dell’economia, affermando di non “vedere” una recessione in arrivo e liquidando la costante serie di perdite a Wall Street: “non mi preoccupano”, ha dichiarato Trump il quale è intenzionato ad andare avanti sulle tariffe reciproche che dovrebbero essere annunciate ad aprile.
Tuttavia questa iniziativa potrebbe richiedere sei mesi o più per essere implementata completamente, mentre l’incertezza sulla politica tariffaria sta frustrando alcuni alleati di Trump a Capitol Hill, molti dei quali sono preoccupati per le implicazioni economiche dei dazi. “Non sappiamo come sarà domani”, ha detto il senatore repubblicano Mike Rounds, aggiungendo di essere “molto frustrato” per l’incertezza dell’agenda tariffaria. Più in generale i tira e molla sui dazi, le aggressive minacce tariffarie e il nazionalismo economico di Trump stanno creando enorme incertezza tra i consumatori americani molti dei quali stanno rinunciando agli acquisti, in particolare quelli sui viaggi. A notarlo è stato il ceo di Delta Air Lines, Ed Bastian, il quale ha avvertito che le preoccupazioni economiche stanno danneggiando diversi settori, tra cui l’auto, la tecnologia, i media, l’aerospaziale e la difesa.
Anche l’azionario zoppica, con l’S&P 500 che è in calo del 5,3% da inizio anno. Wall Street sperava che i tagli fiscali e i rollback normativi potessero stimolare un altro anno di guadagni del mercato azionario, ma l’incertezza sulla politica commerciale e sulla competitività delle aziende tecnologiche statunitensi nell’intelligenza artificiale nelle ultime settimane ha lasciato depresse le azioni statunitensi rispetto a quelle globali. Oggi in Asia i listini di Australia e Malesia sono in testa alle perdite a causa della rinnovata incertezza sulle politiche commerciali degli Stati Uniti, mentre le azioni sudcoreane sono balzate seguendo la modesta ripresa dei giganti tecnologici statunitensi. Tokyo è in leggero rialzo dopo essere sceso al minimo di sei mesi nella sessione precedente, mentre Shanghai e Hong Kong arretrano.
Sui mercati valutari, Il dollaro statunitense si è ulteriormente indebolito rispetto alla maggior parte delle valute principali, mentre l’euro ha raggiunto un nuovo massimo da quattro mesi rispetto alla valuta statunitense, il che significa che ha ormai recuperato quasi tutte le perdite subite dopo le elezioni negli Stati Uniti, poiché gli investitori hanno continuato a scommettere su un quadro di crescita migliore per l’Europa sulla scia del piano di spesa “whatever it takes” della Germania annunciato la scorsa settimana. Il Bitcoin è stato scambiato sopra gli 83.000 dollari, dopo essere sceso sotto gli 80.000 dollari lunedì.
E i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa a 10 anni sono saliti al 4,286%, dopo essere scesi lunedì al 4,21%. Per quanto riguarda le materie prime, i prezzi del petrolio sono in leggero rialzo, grazie al dollaro debole, mentre in Asia e l’oro è salito del 10% finora nel 2025 dopo essere avanzato del 27% l’anno scorso. Intanto i future sull’EuroStoxx sono in rialzo, grazie ai negoziati di pace in Ucraina e dopo che ieri le Borse del Vecchio Continente hanno chiuso in rosso, mentre a Wall Street i future avanzano cautamente, dopo che ieri c’è stato un segnale di salute economica: i nuovi dati del Dipartimento del Lavoro hanno mostrato che gli Stati Uniti avevano 7,74 milioni di posti di lavoro vacanti a gennaio, in aumento rispetto ai 7,51 milioni di dicembre e leggermente al di sopra delle aspettative di consenso per 7,6 milioni di posti vacanti. Inoltre oggi c’è attesa per i dati sull’inflazione al consumo Usa. La previsione è che ci sarà un lieve rallentamento sia per quanto riguarda la componente generale, sia per quella ‘core’, anche se dagli ultimi sondaggi Ism si è registrato un aumento della componente “prezzi pagati” e il costo dell’energia è rimasto molto elevato a febbraio, per cui non è da escludere una possibile sorpresa al rialzo.
Sempre oggi sono da tenere sotto osservazione gli interventi di numerosi membri Bce, tra cui quello della Presidente Lagarde e del capo economista Philip Lane, alla conferenza che si terrà a Francoforte, dai quali i mercati si aspetteranno dei chiarimenti su una possibile pausa nel ciclo dei tagli ad aprile. Domani invece usciranno i prezzi Usa alla produzione, all’interno dei quali alcune componenti (prezzi aerei, servizi sanitari ecc.) rientreranno nel calcolo del Pce, la misura di inflazione preferita dalla Fed. Occhi puntati venerdì sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che nell’ultima pubblicazione ha visto un deciso aumento delle aspettative d’inflazione.
Sul fronte banche centrali, oggi si riuniranno gli Istituti di Canada e Polonia, con Varsavia che dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base, mentre Ottawa dovrebbe mantenerli invariati. Inoltre oggi, nonostante i timori di recessione, gli Usa applicheranno dazi del 25% per cento sulle importazioni di acciaio e alluminio ed estende i dazi a centinaia di prodotti derivati da questi metalli, dai dadi e bulloni alle lame dei bulldozer, alle lattine di soda, alle racchette da tennis, alle cyclette e alle unità di aria condizionata. Ieri la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, controllata dai repubblicani, ha approvato una legge tampone per continuare a finanziare le agenzie federali, scongiurando una chiusura parziale a partire da questo fine settimana.
La risoluzione in vigore, che in gran parte mantiene i finanziamenti del governo al livello attuale fino al 30 settembre, dovrà essere approvata dal Senato a maggioranza repubblicana e firmata da Trump entro venerdì per evitare lo shutdown. Intanto stasera si apre a Charlevoix, in Quebec il vertice dei ministri degli Esteri del G7. L’appuntamento si preannuncia delicato e pieno di incognite anche per il ‘clima’ che si respira tra gli alleati internazionali, a partire da quelli molto tesi tra gli Stati Uniti e il padrone di casa, il Canada.
Più in generale l’agenda del G7 spazierà dal supporto all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, alla pace in Medio Oriente, alla stabilità della regione indo-pacifica e alle crisi ad Haiti e Venezuela, così come le sfide di sicurezza in Africa, in particolare in Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
Usa: inflazione a febbraio attesa in lieve rallentamento ma potrebbero esserci sorprese
L’inflazione Usa a febbraio è attesa in lieve rallentamento. La previsione è che quella generale freni da +0,5% a +0,3% su base mensile e dal 3% al 2,9% su base annua. Anche l’inflazione ‘core’, al netto dei prezzi dell’energia e dei beni alimentari, dovrebbe rallentare passando dal 3,3% tendenziale al 3,2% e dallo 0,4% congiunturale allo 0,3%. “Ci si aspetta un rallentamento – spiega Vincenzo Bova, strategist di Mps – ma l’impressione è che guardando le diverse componenti, in particolare i prezzi dell’energia e del gas a febbraio, c’è il rischio che possa invece esserci un’ulteriore tendenza al rialzo dell’inflazione”.
Inoltre è anche significativo che febbraio sarà il primo mese pieno del secondo mandato di Trump alla Casa Bianca e che quindi i dati terranno conto dell’effetto annuncio sui rincari dei dazi che l’amministrazione Trump ha iniziato a fare subito, appena insediata alla Casa Bianca. Il dato di mercoledì avrà inevitabilmente un effetto ‘ago della bilancia’ sulle decisioni della Fed. Al momento i mercati temono che ci sia un effetto dazi sulla crescita e scommettono su tre tagli Fed quest’anno. Tuttavia Powell venerdì scorso si è detto ottimista sulla tenuta dell’economia americana e ha ribadito che la Fed “non ha fretta” di decidere sui tagli e preferirà restare alla finestra, in attesa di capire come evolve la situazione. “Per ora la Fed resterà in stand-by, ma il dato di mercoledì peserà sulle sue scelte, soprattutto se l’inflazione dovesse rafforzarsi”.
Bce: oggi parlerà Lagarde ma su pausa tagli tassi la parola passerà ai ‘falchi’
Quella di oggi sarà una giornata clou, perché oltre ai dati dell’inflazione americana, si terrà a Francoforte il convegno “The ECB and Its Watchers”, in cui interverranno il presidente, Christine Lagarde, il capo economista, Philip Lane e diversi Governatori, tra cui il ‘falco’ della Buba, Joachim Nagel, e due ‘colombre’, il francese, Francois Villeroy de Galhau e lo spagnolo, Jose Luis Escriva.
La scorsa settimana la Bce ha tagliato i tassi al 2,5% e ha segnalato che “la politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva”, frase tecnica che di fatto segnala un possibile rallentamento nei tagli ai costi di indebitamento. Christine Lagarde ha già detto che il cambiamento di formulazione non è stato “un piccolo cambiamento innocuo”. E ha sollevato la possibilità di sospendere la serie di tagli dei tassi della Bce, affermando che i decisori dei tassi saranno guidati dai prossimi dati.
Questo significa che da aprile ci potrebbe essere già una pausa nei tagli, anche se i trader al momento scontano ancora pienamente un ulteriore taglio di un quarto di punto quest’anno, probabilmente ad aprile, mentre la possibilità di un secondo taglio a giugno è scesa dall’85% al 60%. Resta il fatto che l’epoca delle decisioni unanimi dentro al direttivo Bce è finita. Mercoledì scorso il governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann, un ‘falco’ si è astenuto. E da aprile la divisione interna tra ‘falchi’ e ‘colombe’, tra chi chiede una pausa di riflessione sui tagli e chi invece non vuole fermarsi, si accentuerà.
“Al convegno di mercoledì – spiega Bova – sarà interessante capire se ad aprile la Bce propenderà per una pausa o farà un nuovo taglio. Probabilmente Lagarde non si esporrà più di tanto, ma parleranno anche Villeroy, Nagel, i quali qualcosa diranno. E non escludo che faranno affermazioni più concrete, soprattutto i ‘falchi’, chiedendo una pausa”.