Dribblata abilmente la domanda sul proprio futuro (“Non so ancora niente”), Allegri si è soffermato poi sul momento del calcio italiano, ferito dalle eliminazioni dalle coppe: “Ho fatto delle riflessioni, secondo me il calcio italiano deve rimboccarsi le maniche. Bisogna rimettere al centro il giocatore: tornare a lavorare tanto sui settori giovanili, sulla tecnica individuale su quella in velocità. Credo che le eliminazioni delle italiane debbano farci riflettere – ha aggiunto – Spesso si parlava di me in contrapposizione ai ‘giochisti’. Io sono cresciuto con allenatori vecchio stile e credo che non sia tutto da buttare, né questo né quello. Il calcio è roba seria, serve equilibrio. Bisogna mettere al centro di nuovo il giocatore e lavorarci. La tattica serve, ma poi in Europa affronti giocatori che passano la palla a 100 all’ora. Dobbiamo farci delle domande, riprendere a lavorare sui settori giovanili e sulla tecnica individuale. A me dispiace dirlo, ma i giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Non si può mettere al centro la tattica se non hai i giocatori giusti. La tattica serve, ma il calcio è emozione, sono gesti tecnici all’interno di un’organizzazione. Bisogna ritornare all’abc del calcio”.
A proposito di eliminazioni dall’Europa, l’ex tecnico della Juve ha parlato anche di quella dei bianconeri: “La Juventus è stata sfortunata, forse avrebbe anche meritato di passare – ha detto prima di parlare del suo addio a Torino – Sono stato cinque anni lì, è stato naturale dividersi così. Ora mi spiace che oggi abbia perso, ma diamo i meriti al Benevento: ha fatto una gara importante, veniva da una gara contro la Fiorentina dove non era nella condizione ideale. Inzaghi l’ha preparata bene, parliamo di chi fa le cose bene, non solo di chi fa le cose che non vanno bene”.
“C’è stata una diversità di vedute – ha aggiunto tornando sull’addio – Eravamo d’accordo quasi su tutto, non ci siamo neanche resi conto di fatto che ci siamo divisi. Io sono in ottimi rapporti con Andrea, sono stati cinque anni irripetibili, ci siamo divertiti, c’è stata alchimia e sono stati presi giocatori importanti. Se tornerei alla Juventus? Ora è impossibile dirlo, poi c’è Andrea (Pirlo, ndr) che secondo me sta facendo bene”.
La stagione di Pirlo? “Come si fa a spiegare come si fa l’allenatore? Ci sono due allenatori: quello dal lunedì al sabato che fa un mestiere, la domenica poi ne fai un altro, sono tante situazioni, imprevisti. Che ne sai se dopo 5 minuti ti buttano fuori uno? Sono cose che non ci sono mica scritte sui libri. Per questo io mi battevo e mi batto ancora sul fatto che la gestione delle risorse umane è fondamentale. L’allenatore vive di sensazioni, quando sei in campo è un’altra cosa. Secondo me ci sono delle cose come la comunicazione, la gestione delle risorse umane dentro e fuori dal campo, che non sono scritte su nessun libro”.
“Galeone ha detto che ho rifiutato 4 squadre? L’unica che tre anni fa mi cercò fu il Real Madrid ma ero ancora in parola con la Juventus. Sicuramente a giugno voglio rientrare. Mi manca godere delle gesta dei miei calciatori, io ho imparato anche molto da loro. Ad esempio contro il Barcellona misi Dani Alves su Neymar, ai giocatori piace fare l’uomo contro uomo, dimostrare di essere più forti dell’altro”.
Dribblata abilmente la domanda sul proprio futuro (“Non so ancora niente”), Allegri si è soffermato poi sul momento del calcio italiano, ferito dalle eliminazioni dalle coppe: “Ho fatto delle riflessioni, secondo me il calcio italiano deve rimboccarsi le maniche. Bisogna rimettere al centro il giocatore: tornare a lavorare tanto sui settori giovanili, sulla tecnica individuale su quella in velocità. Credo che le eliminazioni delle italiane debbano farci riflettere – ha aggiunto – Spesso si parlava di me in contrapposizione ai ‘giochisti’. Io sono cresciuto con allenatori vecchio stile e credo che non sia tutto da buttare, né questo né quello. Il calcio è roba seria, serve equilibrio. Bisogna mettere al centro di nuovo il giocatore e lavorarci. La tattica serve, ma poi in Europa affronti giocatori che passano la palla a 100 all’ora. Dobbiamo farci delle domande, riprendere a lavorare sui settori giovanili e sulla tecnica individuale. A me dispiace dirlo, ma i giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Non si può mettere al centro la tattica se non hai i giocatori giusti. La tattica serve, ma il calcio è emozione, sono gesti tecnici all’interno di un’organizzazione. Bisogna ritornare all’abc del calcio”.
A proposito di eliminazioni dall’Europa, l’ex tecnico della Juve ha parlato anche di quella dei bianconeri: “La Juventus è stata sfortunata, forse avrebbe anche meritato di passare – ha detto prima di parlare del suo addio a Torino – Sono stato cinque anni lì, è stato naturale dividersi così. Ora mi spiace che oggi abbia perso, ma diamo i meriti al Benevento: ha fatto una gara importante, veniva da una gara contro la Fiorentina dove non era nella condizione ideale. Inzaghi l’ha preparata bene, parliamo di chi fa le cose bene, non solo di chi fa le cose che non vanno bene”.
“C’è stata una diversità di vedute – ha aggiunto tornando sull’addio – Eravamo d’accordo quasi su tutto, non ci siamo neanche resi conto di fatto che ci siamo divisi. Io sono in ottimi rapporti con Andrea, sono stati cinque anni irripetibili, ci siamo divertiti, c’è stata alchimia e sono stati presi giocatori importanti. Se tornerei alla Juventus? Ora è impossibile dirlo, poi c’è Andrea (Pirlo, ndr) che secondo me sta facendo bene”.
La stagione di Pirlo? “Come si fa a spiegare come si fa l’allenatore? Ci sono due allenatori: quello dal lunedì al sabato che fa un mestiere, la domenica poi ne fai un altro, sono tante situazioni, imprevisti. Che ne sai se dopo 5 minuti ti buttano fuori uno? Sono cose che non ci sono mica scritte sui libri. Per questo io mi battevo e mi batto ancora sul fatto che la gestione delle risorse umane è fondamentale. L’allenatore vive di sensazioni, quando sei in campo è un’altra cosa. Secondo me ci sono delle cose come la comunicazione, la gestione delle risorse umane dentro e fuori dal campo, che non sono scritte su nessun libro”.
“Galeone ha detto che ho rifiutato 4 squadre? L’unica che tre anni fa mi cercò fu il Real Madrid ma ero ancora in parola con la Juventus. Sicuramente a giugno voglio rientrare. Mi manca godere delle gesta dei miei calciatori, io ho imparato anche molto da loro. Ad esempio contro il Barcellona misi Dani Alves su Neymar, ai giocatori piace fare l’uomo contro uomo, dimostrare di essere più forti dell’altro”.