Alieni, vampiri e sete di sangue. Il secolo dei genocidi
Nota del curatore. La fantascienza è arte narrativa, è letteratura e cinema – probabilmente anche poesia ma non ne ho esperienza diretta. E la narrativa è quella forma d’arte che più di tutte può aiutarci a capire chi siamo, chi siamo stati e dove potremmo andare.
Ecco perché a volte ci si può confondere tra autore di fantascienza e veggente, ma per fortuna gli uni e gli altri si sbagliano “quasi sempre”, come disse William Gibson qualche anno fa. La letteratura, quella di cui vale la pena parlare, invece non è mai in errore.

Ovviamente perché è un campo dove l’errore è impossibile. Un grande narratore, e l’Archivista ne porta molti in questa sua nuova passeggiata, può solo tentare di dare indicazioni e suggerimenti ai suoi lettori (a volte anche a sé stesso, se è fortunato). E quando riesce bene in questo compito – per niente facile – allora nasce una grande storia, una di quelle che vale la pena ricordare.Ecco perché sono di nuovo in debito con l’Archivista. Che mi ha ricordato che il Fantastico – l’anima di Retrocult – dev’essere prima Letteratura, prima Cinema, prima Poesia. Dev’essere narrativa che sappia raccontare, decostruire, analizzare, radiografare, manipolare l’Umano in ogni modo possibile. E se non è così, forse, allora non vale la pena di parlarne.
Già che ci siamo, prima che vi perdiate nell’articolo di oggi vi ricordo i primi due episodi di questa serie