AGI – “Il cancro Airbnb”, titolava la rivista Marianne il 25 maggio mentre la testata Nice-Matin il 15 giugno si chiedeva: “Bandire Airbnb?”.
La piattaforma di San Francisco per gli affitti brevi nata nel 2007 ed esplosa in breve tempo per numero di iscritti, alloggi controllati e numero di transazioni, è al centro delle cronache come la principale responsabile di aver “peggiorato la crisi abitativa”, come titola Le Monde, nelle grandi capitali e città in giro per il mondo. Meglio, di aver contribuito allo spopolamento dei centri storici da parte dei residenti, di aver acuito il fenomeno della “gentrificazione” oltre all’aumento dei prezzi degli immobili e degli affitti in generale “sottraendo al mercato parte dell’offerta di appartamenti da affittare”
Ma secondo il quotidiano parigino, Airbnb sarebbe passata al “contrattacco” anche perché cresce il malcontento verso la piattaforma, in particolare quello degli amministratori locali, con i sindaci delle grandi città in testa. Da Venezia a Barcellona, passando per tutte le principali capitali e capoluoghi italiani ed esteri. “Si tratta di una forma di capitalismo predatore che deve essere regolamentato” è il refrain in giro per il mondo.
Lo scudo fiscale di cui godono i proprietari che affidano i propri alloggi ad Airbnb è uno dei principali campi di battaglia di assessori comunali al Turismo e primi cittadini. I locatari di alloggi turistici “beneficiano infatti d’una riduzione fissa del 71% (fino a 176.200 euro di ricavo), rispetto al 50% per gli alloggi arredati convenzionali, e solo del 30% per gli affitti vuoti convenzionali (entro il limite di 15.000 euro di affitto)”, scrive il quotidiano parigino.
Tant’è che lo scorso 9 giugno, il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, si è dichiarato pronto ad avviare una riforma. “Ci metteremo al lavoro, per fare proposte al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, ma mi riesce difficile capire la fiscalità molto favorevole che si applica oggi ad Airbnb”, ha sottolineato a Rmc-Bfm-Tv. Tuttavia la misura potrebbe essere inserita già nella prossima legge finanziaria 2024.
Anche in Italia la situazione è esplosiva. Per esempio, a Venezia città al collasso da questo punto di vista, la rivista internazionale online Ytali scrive che “la scalata è quasi finita: con 48.596 contro i 49.365, il conto tra i posti letto dell’offerta ricettiva e quelli residenziali è quasi pari”, dati che “sono l’apoteosi del turismo che divora la città trasformata in Disneyland”. Lo stesso sindaco Brugnaro chiede di mettere un limite all’invadenza del “modello Airbnb”. A Milano, invece, il Comune cerca di trovare un rimedio al caro-affitti e al problema degli alloggi cambiando rotta con il suo assessorato alla Casa che ha presentato in giunta un piano, approvato, che ha per slogan: “Meno Airbnb e più alloggi popolari”.
Più o meno la stessa reazione l’ha avuta la Capitale, dove il sindaco Gualtieri già a dicembre dichiarava: “Bisogna garantire alloggi accessibili ai romani. È un grande tema che attiene anche alla regolamentazione di altri aspetti, penso agli AirBnb perché rischiamo d’avere uno spopolamento del centro della città. Quindi bisogna creare meccanismi che incentivino affitti e prezzi accessibili”. Da Firenze, infine, il sindaco Nardella fa sapere che “i sindaci hanno bisogno di più strumenti sul turismo” per regolamentarlo o contrastarlo, ma che “l’imposta di soggiorno da sola non basta” perché sono tanti i costi che il turismo comporta, specie se eccessivo.
E la posizione di Airbnb? Dinanzi al clamore e alle proteste, l’azienda Usa sembra aver adottato una nuova posizione: “Io sono per le norme – dichiara Emmanuel Marill, direttore generale di Airbnb in Francia – e anche a favore di misure compensative, per non sottrarre alloggi ai residenti”. L’ indennizzo proposto prevede che l’alloggio trasformato in sistemazione turistica arredata sia compensato dalla trasformazione in attività commerciale o da ufficio in abitazione. Basterà?
In ultimo, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha twittato la foto emblematica di uno stabile della sua città in cui compaiono diversi cartelli con scritto “Casa vacanze” e sotto questo testo: “Quando diciamo che nei centri storici delle città d’arte gli affitti turistici si moltiplicano a scapito delle residenze ci riferiamo a questo. Qui siamo a Bergamo Alta: 5 case vacanze in uno stabile di pochi piani. Ministro @DSantanche, può per favore dare ascolto ai sindaci?”