• 21 Settembre 2024 11:44

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Addio al ‘profeta gentiluomo’ venuto da Torsby

Ago 26, 2024

AGI – Se n’è andato il ‘Profeta gentiluomo’. Sven-Goran Eriksson, ex calciatore, ex allenatore di club prestigiosi, italiani ed esteri, ed ex commissario tecnico dell’Inghilterra, è morto oggi all’età di 76 anni, dopo una battaglia con un tumore al pancreas. Difficile racchiudere il tecnico svedese – nato Sunne e cresciuto a Torsby definito da Eriksson “un gran bel posto in cui vivere. Si fa, senza fretta. Il nostro motto è sempre stato questo” – in poche battute, perché Svennis ha lasciato qualcosa in ogni squadra nella quale ha militato.

 

Partiamo da un record: nei suoi oltre quarant’anni di carriera è divenuto l’unico ad aver centrato il double, costituito dalla vittoria del campionato e della coppa federale nello stesso anno, in tre paesi diversi. Ha vinto in Svezia, Portogallo e Italia. In queste tre federazioni calcistiche vanta un totale di cinque campionati (tra cui lo scudetto con i biancocelesti nel 2000, il secondo della storia, 26 anni dopo il precedente) e dieci tra coppe federali e supercoppe. In quest’ambito ha vinto quattro volte la Coppa Italia (con Roma, Sampdoria e due volte con la Lazio).

 

La vittoria di una coppa nazionale con tre squadre diverse costituisce a sua volta un record – ancora condiviso con il suo pupillo Roberto Mancini -, ed è l’unico allenatore ad averne vinte due con due squadre della stessa città (Roma). In Europa ha fatto grande la Lazio di Sergio Cragnotti a cavallo tra il 1997 e il 2000: ha condotto i biancoazzurri alla vittoria in Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea (perdendo anche una finale di Coppa Uefa con l’Inter). Sempre in Europa ha portato l’IFK Goteborg al successo in Coppa Uefa.

 

Col Benfica ha disputato una finale di Coppa Uefa e una di Coppa dei Campioni, quest’ultima persa di misura contro il Milan di Arrigo Sacchi. È l’allenatore con il maggior numero di presenze nelle competizioni internazionali sulla panchina della Lazio. Dopo il club romano è passato alla nazionale. Nel 2001 è diventato commissario tecnico dell’Inghilterra, un ruolo che ha ricoperto fino al 2006, guidando la squadra fino ai quarti nei Mondiali 2002 e 2006 e agli Europei 2004. Dopo una breve esperienza nel campionato inglese, e una sulla panchina della Nazionale messicana, ha guidato la Costa d’Avorio ai Mondiali 2010, per poi tornare ad allenare in Inghilterra nel campionato di seconda divisione.

 

Nella parte finale della carriera ha guidato alcuni club del campionato cinese e per un breve periodo anche la Nazionale filippina nella Coppa d’Asia 2019. Ha allenato fino a quando non è stato colpito dalla malattia. “Nella migliore delle ipotesi “mi resta un anno di vita”, aveva confessato a inizio anno nello sconcerto generale. Subito dopo aver rivelato la sua malattia, il calcio si è stretto attorno a lui. Giri di campo nell’Olimpico biancoceleste e allo stadio Marassi di Genova dove ha salutati i tifosi della sua Samp.

 

Una notizia che ha fatto il giro del mondo e il Liverpool ha anche coronato il suo sogno di sedere almeno una volta sulla panchina dei Reds. “Vivete la vita fino alla fine, spero di essere ricordato come un bravo uomo”: l’ultimo messaggio che il mister aveva affidato pochi giorni fa alle telecamere del docufilm Sven, che andrà in onda su Amazon Prime. Un testamento umano, prima ancora sportivo, per il mister che ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera. Oggi, il mondo del calcio, perde un protagonista assoluto e un vero gentiluomo.

AGI – Se n’è andato il ‘Profeta gentiluomo’. Sven-Goran Eriksson, ex calciatore, ex allenatore di club prestigiosi, italiani ed esteri, ed ex commissario tecnico dell’Inghilterra, è morto oggi all’età di 76 anni, dopo una battaglia con un tumore al pancreas. Difficile racchiudere il tecnico svedese – nato Sunne e cresciuto a Torsby definito da Eriksson “un gran bel posto in cui vivere. Si fa, senza fretta. Il nostro motto è sempre stato questo” – in poche battute, perché Svennis ha lasciato qualcosa in ogni squadra nella quale ha militato.
 
Partiamo da un record: nei suoi oltre quarant’anni di carriera è divenuto l’unico ad aver centrato il double, costituito dalla vittoria del campionato e della coppa federale nello stesso anno, in tre paesi diversi. Ha vinto in Svezia, Portogallo e Italia. In queste tre federazioni calcistiche vanta un totale di cinque campionati (tra cui lo scudetto con i biancocelesti nel 2000, il secondo della storia, 26 anni dopo il precedente) e dieci tra coppe federali e supercoppe. In quest’ambito ha vinto quattro volte la Coppa Italia (con Roma, Sampdoria e due volte con la Lazio).
 
La vittoria di una coppa nazionale con tre squadre diverse costituisce a sua volta un record – ancora condiviso con il suo pupillo Roberto Mancini -, ed è l’unico allenatore ad averne vinte due con due squadre della stessa città (Roma). In Europa ha fatto grande la Lazio di Sergio Cragnotti a cavallo tra il 1997 e il 2000: ha condotto i biancoazzurri alla vittoria in Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea (perdendo anche una finale di Coppa Uefa con l’Inter). Sempre in Europa ha portato l’IFK Goteborg al successo in Coppa Uefa.
 
Col Benfica ha disputato una finale di Coppa Uefa e una di Coppa dei Campioni, quest’ultima persa di misura contro il Milan di Arrigo Sacchi. È l’allenatore con il maggior numero di presenze nelle competizioni internazionali sulla panchina della Lazio. Dopo il club romano è passato alla nazionale. Nel 2001 è diventato commissario tecnico dell’Inghilterra, un ruolo che ha ricoperto fino al 2006, guidando la squadra fino ai quarti nei Mondiali 2002 e 2006 e agli Europei 2004. Dopo una breve esperienza nel campionato inglese, e una sulla panchina della Nazionale messicana, ha guidato la Costa d’Avorio ai Mondiali 2010, per poi tornare ad allenare in Inghilterra nel campionato di seconda divisione.
 
Nella parte finale della carriera ha guidato alcuni club del campionato cinese e per un breve periodo anche la Nazionale filippina nella Coppa d’Asia 2019. Ha allenato fino a quando non è stato colpito dalla malattia. “Nella migliore delle ipotesi “mi resta un anno di vita”, aveva confessato a inizio anno nello sconcerto generale. Subito dopo aver rivelato la sua malattia, il calcio si è stretto attorno a lui. Giri di campo nell’Olimpico biancoceleste e allo stadio Marassi di Genova dove ha salutati i tifosi della sua Samp.
 
Una notizia che ha fatto il giro del mondo e il Liverpool ha anche coronato il suo sogno di sedere almeno una volta sulla panchina dei Reds. “Vivete la vita fino alla fine, spero di essere ricordato come un bravo uomo”: l’ultimo messaggio che il mister aveva affidato pochi giorni fa alle telecamere del docufilm Sven, che andrà in onda su Amazon Prime. Un testamento umano, prima ancora sportivo, per il mister che ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera. Oggi, il mondo del calcio, perde un protagonista assoluto e un vero gentiluomo.

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