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Addio a Nicoletta,, che sapeva dire buonasera

Ago 21, 2021

AGI – Ma poi, in fondo, cos’è un Buonasera? Nulla: una parola vuota, che scivola via nello scontato. Un composto che sa di rosolio della nonna e di un tempo che ormai, per l’appunto, superò il tramonto. Lieve malinconia, sì, ma anche sottile striscia d’azzurro nel blu dipinto di blu di un cielo visto a Ponte Milvio.

E allora dirlo sa di delicato rispetto pieno di ritegno, di contenuta gioia che prelude ad attese le più intimamente amabili. “Buonasera, che piacere che mi fa / incontrarmi di nuovo con te” hanno cantato per decenni i nostri televisori ancora lontani dal Pal come dal Sekam. Ed è per questo, forse, che a saper della scomparsa di Nicoletta Orsomando la sera si tinge di quella che poi è la sua più naturale connotazione, la nostalgia.

La Signora Orsomando, perché a pochi altri l’appellativo si attagliava con uguale precisione, era in realtà una Signorina, ed anche quest’ultimo appellativo le era connaturale come nessun altro. E in quei tempi, in cui dire Signorina era un fatto di educazione, come era di maleducazione dirlo a una Signora, la cosa poteva risultare da maldicapo. Invece non c’era niente di più naturale. Infatti solo chi aveva i modi della signora poteva aspirare ad essere signorina, e a dire buonasera.

Nel cuore di Peppe il Boxeur

Le Signorine Buonasera, lo diciamo per i giovani che manco più la televisione guardano, ma solo Netflix e ammennicoli consimili, erano quelle presenze femminili che annunciavano i programmi della Tv. Più o meno ciò che oggi è la funzione menu del decoder, solo che all’epoca era molto più piacevole, e non ti stancavi la vista a leggere titoli e trame scritte per chi ha dodici decimi. Ah, com’era facile.

In più, si vedeva che avevano studiato dizione. Non sbagliavano una vocale, mai un’inflessione che sfuggisse ai rigori della Crusca. Un italiano semplice, ma ineccepibile: era la Rai (perché di servizio pubblico si parla, non certo dei suoi epigoni) che insegnava a parlare ad un Paese ancora analfabeta al 30 percento.

Inevitabile che Nicoletta Orsomando, la quale delle Signorine Buonasera guidava il drappello, fosse personaggio autenticamente popolare. La riprova sta nel fatto che il suo nome non era mai in sovrimpressione, quando appariva alla fine del Tg a dar l’annuncio di Canzonissima, ma chiunque la conosceva.

Eppure era suo il primo nome televisivo che i baby boomers imparavano, non appena appresa in età prescolare l’arte di spingere i pesanti bottoni meccanici, uno rosso per il nazionale ed uno blu per il secondo, del cambiacanale. Inutile dire che facesse sognare anche qualche testa solitaria. O che quel suo nome per l’appunto, che sa di francesizzante vezzeggiativo, facesse furore nelle classi medie e mediobasse, quelle per cui il possesso del televisore rappresentò una prima forma di riscatto sociale.

Anzi, una seconda: la prima era la lambretta. Ad ogni modo non è un caso che Nicoletta si chiami la ragazza che fa innamorare Peppe il Boxeur dei Soliti Ignoti.

Di famiglia erano artisti, il papà compositore. Di qui la sua naturale facilità nello stare di fronte alla telecamera. Quanto all’eleganza, quella è dote naturale. Non era l’unica nella Rai di quei tempi: ricordiamo la sola Bianca Maria Piccinino per tutte le altre. Non c’era bisogno di sfogliare Burda.

Meglio di un Reality

Tutto questo però non faccia immaginare che si trattasse di una mammola, tipico esempio della donna con un filo di perle incorporato saltata fuori dal collegio dove ha imparato a suonare il violoncello.  La sua cronaca familiare parla di un matrimonio contratto negli anni Sessanta e seguito da separazione.

Nel decennio successivo divorziò ai sensi della legge Fortuna-Baslini. Solo che erano affari suoi, e si tenne la cosa per sé. Onore e gloria di una televisione dove non sentivi il bisogno di sbatterti subito in piazza. E di una televisione che sarà stata pure a guida democristiana con l’immarcescibile Bernabei, ma che guardava sanamente al risultato. Sapevi annunciare, annunciavi. Coetera tolle: non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che prenda il topo.

Quanto ai gatti, la Signora Orsomando doveva amarli non poco, tanto che agli animali dedicò anche un paio di esperienze da conduttrice di programma. In un caso affiancò Angelo Lombardi nella guida di “L’Amico degli animali”. Una volta fu portata in studio una vipera, che pensò bene di mordere l’essere umano che le fosse più vicino.

Lombardi non fece una piega: tirò fuori il siero e se lo iniettò. Poi riprese come se nulla fosse. Altro che reality. Isole sparse per i sette mari, carovane dirette a Pechino, Presidenti degli Stati Uniti che cacciate gli apprendisti, sappiatelo: non siete nulla in confronto.

E nemmeno voi, ragazzotte di bella presenza che un giorno vi siete affacciate a quell’ora, da quegli schermi, a dichiarare con la vostra sfrontata impreparazione lessicale e fonetica che l’Italia era cambiata, e c’era stato il ’68.

Quando nacque la Terza Rete si ritenne che le Signorine Buonasera fossero l’emblema dell’oggettivizzazione della donna, e quindi andassero abolite. La prima sera non si pensò di meglio che mettere davanti alla telecamera una giovinetta che guardò fisso l’obiettivo e disse a tutti: “Ciao”. Seh, la sgrinfia. Tempo qualche mese e le sue rivali si erano riconquistate tutti gli spazi.

Nicoletta Orsomando resistette, da parte sua, fino al 1993. Magari prima di leggere dal foglio della programmazione  inforcava, con gesto inevitabilmente elegante, gli occhiali, ma per il resto rimase sempre lei. Fino alla fine nessuno – e nessuna – ebbe il coraggio di contestarla. E lei se ne andò, tranquilla, in pensione per raggiunti limiti d’età.

 Ma insieme a lei, o poco dopo, se ne andarono anche le altre: non per incapacità, ma perché intanto alla Rai erano sbarcati i Professori a razionalizzare, risparmiare, rendere efficiente e imporre la logica della concorrenza e del mercato.

Dubitiamo che abbiano vinto la loro battaglia, i Professori, e non solo per le resistenze interne da essi riscontrate. Ad ogni modo, la vicenda delle Signorine Buonasera a noi tanto ricorda quella di Edward R. Murrow, che non perse il posto per colpa della politica ma perché la Cbs fece bovinamente proprie le regole del bilancio, e lo mise da parte per un pugno di punti di auditel.

Pertanto, trasportati dalla nostalgia, salutiamo Nicoletta Orsomando con le parole di Murrow: Good night and good luck. Buona fortuna e buona notte, Signore e Signori. Nel blu dipinto di blu.

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