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Aceto balsamico, parmigiano, prosciutto e Lambrusco: le eccellenze di Modena fanno rete

Ott 17, 2016
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«I consorzi sono rimasti oggi l’unica istituzione intermedia sui territori ed è sui consorzi che dobbiamo scommettere per valorizzare le tipicità, le comunità e le tradizioni locali in chiave turistica e di business». Le parole che Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita e uno dei massimi esperti dell’agrifood italiano, ha scandito a Modena in occasione di Gusti.a.mo – la manifestazione di inizio autunno organizzata da Piacere Modena, brand della società Palatipico cui aderiscono tutti i consorzi di tutela delle Dop e Igp provinciali – sono la chiave per interpretare l’evoluzione in atto nel territorio italiano più ricco di prodotti a denominazione di origine (con 10 Dop e 13 Igp).

Cinque consorzi che valgono 1,5 miliardi

Modena sta tracciando la rotta di un approccio nuovo e diverso per promuovere un concetto di Bil “benessere interno lordo” locale, agganciato alla cultura del cibo, l’asset strategico del nostro “made in” per fare la differenza nel villaggio globale. Cinque consorzi – Aceto balsamico di Modena Igp, Aceto balsamico tradizionale di Modena Dop, Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Modena Dop e Lambruschi modenesi Doc – hanno aperto le porte di 54 aziende per mostrare i processi di lavorazione e degustare i prodotti tipici. E per un intero weekend hanno anche animato strade e piazze della Ghirlandina con banchetti e spettacoli raccontando dal vivo che cosa e come fanno acetaie, caseifici, prosciuttifici e cantine a eccellere nel mondo generando un valore che supera, solo per i cinque consorzi modenesi, il miliardo e mezzo di euro nonché migliaia di posti di lavoro.

«Siamo riusciti a mettere assieme cinque realtà diverse con un’unica regia e a catalizzare un interesse insperato sul tema della tipicità e della tradizione agroalimentare legate al territorio. Il nostro consorzio – spiega Claudio Guidetti, segretario della sezione modenese del Consorzio di tutela del Parmigiano reggiano – è da alcuni anni che apre i caseifici nei weekend, ma è la prima volta che si lavora in parallelo con le altre tipicità locali per valorizzare fattori umani e ambientali che sono dietro al nostro patrimonio agroalimentare e territoriale. Abbiamo notato che di manifestazione in manifestazione c’è un effetto di propagazione e di passaparola esponenziale, una sorta di contagio benefico. Per questo stiamo già lavorando, con gli altri consorzi, per capire come rendere più efficace la prossima edizione 2017 di Gusti.a.mo».

Sul tavolo lo spostamento di data, «settembre e ottobre è il periodo di vendemmia e di maggior lavoro per chi fa vino, per le cantine non è certo il momento più adatto per dedicarsi ai visitatori. Poi dobbiamo migliorare la comunicazione, per arrivare ad avere eco non solo nazionale», commenta Ermi Bagni, direttore del Consorzio marchio storico Lambruschi modenesi.

I benefici delle sinergie

«Da questa esperienza usciamo con una consapevolezza: lavorare assieme – aggiunge Federico Desimoni, direttore del consorzio di tutela Aceto balsamico di Modena – accresce il valore di tutti e del nostro territorio. Non è più questione di fare squadra una volta l’anno ma di essere davvero un unico ecosistema capace di richiamare non turisti bensì ospiti, come ben ci ha raccontato Davide Rampello (il guru televisivo di paesi e paesaggi, tra i relatori della tavola rotonda inaugurale di Gusti.a.mo 2016, ndr)».

Il cibo, dunque, si fa sempre più spazio, partendo da Modena, quale «mito e rito, etica ed estetica, edonismo ed erotismo», sottolinea l’antropologo Marino Niola. L’imperativo è valorizzare la biodiversità della nostra filiera agroalimentare, «perché il cibo italiano non è l’alimento freddo e tecnografico del pensiero anglosassone – aggiunge – il cibo italiano è innanzitutto passione». Quella passione che ora deve saper trasformare la diversità in responsabilità dei territori e – auspicabilmente – in redditività.

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