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Accise, Pd alla conta sulla mozione che blocca l’aumento

Feb 12, 2017

All’indomani del caso politico per la mozione contro l’aumento delle accise di 38 parlamentari renziani, il primo firmatario Edoardo Fanucci getta acqua sul fuoco. Tanto rumore per nulla, dice al Sole 24 Ore. Non un’iniziativa concordata con Renzi: non bisogna essere i suoi migliori amici per sapere che non vuole aumentare le tasse. Il nostro intento sostenere il governo Gentiloni, invitandolo a tenere la linea intrapresa negli ultimi tre anni. Fanucci esclude di voler spaccare un Pd gi diviso: Se ci ritroveremo in minoranza non porteremo la mozione in Aula. Non ci sono retroscena. E invitare il ministro Padoan in direzione un segnale di apertura: tutti potranno intervenire, essendo una direzione straordinaria. Ci sar interlocuzione.

Il giovane deputato “leopoldino” chiarisce: L’obiettivo non deve essere certamente quello di aumentare le tasse. Figuriamoci poi le accise su benzina e tabacchi, che vanno a colpire indiscriminatamente, dunque alla fine i pi deboli. All’esigenza della manovrina dello 0,2% (3,4 miliardi) chiesta da Bruxelles i renziani oppongono altre soluzioni, a costo di ridurre la posta della met. Spiega Fanucci: Tra i firmatari c’ Yoram Gutgeld, una firma pesante. Noi chiediamo che si recuperino risorse dalla revisione della spesa pubblica improduttiva e dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Ma nel Pd le voci ipercritiche non mancano. Prendo atto del protagonismo dei 40 che hanno firmato l’appello, mi dispiace di averli visti silenti quando si parlava dei risparmiatori delle quattro banche che sono saltate o durante gli errori fatti sulla scuola, sottolinea il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, da ieri a Firenze per il raduno della minoranza. Mi avrebbe fatto piacere – ha aggiunto – discutere di quella mozione nel mio partito, e mi pare ci sia ancora un responsabile economico, e l’avrei firmata se ci fossero state due cose in pi: la presa d’atto che il governo Renzi ha fallito sulla spending review e un impegno al governo Gentiloni ad insistere sul taglio alla spesa pubblica e soprattutto a fare pagare le tasse a chi non le paga, a chi il governo Renzi non le ha fatte pagare, e mi riferisco alle multinazionali del web. Nella polemica interviene Renato Brunetta, capogruppo FI a Montecitorio: Vergogna Renzi: prima fa le marchette e poi non vuole pagare il conto. Non contento di aver isolato l’Italia in Europa e nel mondo, di aver distrutto i conti pubblici con suoi bonus e le sue marchette, di aver detto tutto e il contrario di tutto sull’Europa, adesso fa lo scaricabarile. Gli risponde il dem Andrea Romano: Brunetta e il suo governo lasciarono pi di 20 miliardi di debiti, con lo spread a 500, una procedura di infrazione e una letterina della Bce. Un consiglio al “quasi premio Nobel”: quando parla di noi non pensi sempre alla sua fallimentare esperienza.

Sar soprattutto Padoan a dover sbrogliare la matassa domani. lui la figura di continuit tra Renzi e Gentiloni in grado di trattare in Europa, come fatto sin qui, senza piegare subito la testa. E senza manovre che ridurrebbero ancora la popolarit del Pd. I renziani, in mente, hanno tutt’altro che un rialzo delle accise. sempre Fanucci a ricordarlo: Abbassare l’Irpef e introdurre il quoziente familiare. Se ne parla dal 2009: nessuno ci mai riuscito.

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