AGI – Il Papa è giunto a Verona, in elicottero, di prima mattina. E la sua giornata è iniziata incontrando i sacerdoti e i consacrati, nella Basilica di San Zeno. “Avete pazienza? Sono otto pagine…“, ha spiegato ai presenti con una battuta. Poi ha sottolineato di aver “voluto incominciare salutando queste donne” un gruppo di monache che lo ha accolto calorosamente. “Avete visto come erano: nella clausura non si perde la gioia. C’è la gioia. Non fanno mai chiacchiericcio, sono brave”.
“C’è il rischio che il male diventi normale. È un rischio questo… Il male non è normale. Non deve essere normale. Nell’inferno sì, ma qui no. Il male non può essere normale e che facciamo l’abitudine delle cose brutte… e così diventiamo complici”. Questo è uno dei passaggi, a braccio, enunciati dal Pontefice nella Basilica. Poi evoca ‘Romeo e Giulietta‘: “Auguro a voi e alle vostre comunità: una ‘santità capace’, una fede viva che con carità audace semini il Regno di Dio in ogni situazione della vita quotidiana. E se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall’odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell’odio – oggi c’è tanto odio nel mondo – e della morte. Sognatela così, Verona, come la città dell’amore. Non solo nella letteratura ma anche nella vita. E che l’amore di Dio vi accompagni e vi benedica”.
“A tutti, lo ripeto, a tutti dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio. Perdonate tutti. E quando la gente va a confessarsi, non andare li’ a inquisire. E se non siete capaci in quel momento di capire, andate avanti, il Signore ha capito. Per favore non torturare i penitenti”.
Poi ha raccontato: “Mi diceva un grande cardinale, che è stato penitenziere, abbastanza conservatore, non dico rigido ma conservatore, ma davanti alla penitenza io l’ho ascoltato dire: ‘Quando una persona viene da me, e io sento che ha difficoltà a dire le cose, io dico: ho capito vai avanti. Io non ho capito ma Dio ha capito'”. Il sacramento della riconciliazione, “per favore – ha aggiunto Francesco – non sia una seduta di tortura! Perdonate tutto, tutto. E perdonare senza far soffrire, perdonare aprendo il cuore alla speranza. A voi sacerdoti chiedo questo: la Chiesa ha bisogno di perdono. E voi siete gli strumenti del perdonare“. “A tutti, a tutti dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio, specialmente a chi ha sete di speranza, a chi si trova costretto a vivere ai margini, ferito dalla vita o da qualche errore commesso, o dalle ingiustizie della società, che vanno sempre a scapito dei più fragili. Capito? Perdonare tutti”, ha concluso.