AGI – Al ricco premio da finalista o vincitore di Wimbledon che intascherà domani, Nick Kyrgios dovrà scalare 13.600 euro, la somma delle due multe che si è beccato durante il torneo: diecimila per lo sputo contro uno spettatore alla fine del match contro Paul Jubb, 3.600 per “l’oscenità udibile dal pubblico”, durante l’epico duello con Tsitsipas.
Spiccioli rispetto agli 800mila euro totali di multe collezionate in tutta la sua carriera, immeritate secondo l’australiano, convinto che nei suoi confronti da parte degli arbitri ci sia una sorta di pregiudizio e di disparità di trattamento.
È davvero così? A sentire Tsitsipas che per la sconfitta al terzo turno ancora non ci dorme la notte (e in campo ha sbroccato tirando una palla contro il pubblico e mirando ripetutamente in petto l’avversario) il numero 40 del mondo, sei titoli vinti in carriera, alla sua prima finale di uno Slam e primo australiano a Wimbledon dopo Philippoussis nel 2003, è un bullo dalla personalità malvagia e il suo gioco è un incessante atto di bullismo nei confronti degli avversari.
Bruh, I’m a slam finalist I’m excited either way
— Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios)
July 9, 2022
Tra prime e seconde palle di servizio servite da sotto, tweeners, calci ai teloni e insulti contro avversari e arbitri, Kyrgios, quello che durante le sue conferenze stampa ingurgita sushi e che non ha un coach perchè sostiene che è meglio far da sé, non si è mai risparmiato. Mandando spesso fuori di testa gli avversari, certo, ma frenando anche una carriera che l’avrebbe potuto portare molto più lontano di quanto ha fatto finora a 27 anni.
Il numero 40 del mondo che il due agosto dovrò pure difendersi in tribunale per l’accusa di lesioni da parte dell’ex fidanzata Chiara Passari (adesso è felicemente, almeno così pare, legato all’interior designer Costeen Hatzi) è riuscito ad arrivare al massimo al numero 13, con sei titoli, un solo Slam in doppio in Australia quest’anno con l’amico Kokkinakis, e come miglior approdo in singolare, proprio la finale che per grazia ricevuta dal ritiro di Nadal giocherà a Church Road, contro l’amico nemico Nole: definito “un tonto”, quando organizzò in piena pandemia l’Adria tour che diede vita a un mega focolaio di Covid ma poi difeso quest’anno, quando il numero tre del mondo è stato bandito dall’Australia.
“I just wanted to remind everyone that I’m pretty good”
See you in the third round, @NickKyrgios #Wimbledon pic.twitter.com/sTj5Y5NsLL
— Wimbledon (@Wimbledon)
June 30, 2022
Quando aveva 19 anni e mise ko Nadal (a proposito, ha vinto anche il suo primo match contro Federer e i due soli confronti con Djokovic, entrambi cinque anni fa), McEnroe aveva paragonato la sua convinzione di poter battere chiunque a quella di Boris Becker.
Ma il Nick bullo che ostacola gli altri e se stesso ha anche un cuore buono, quello delle associazioni benefiche per i ragazzini in difficoltà, dell’offerta di pagare personalmente i pasti a chi non aveva soldi per sfamarsi durante la pandemia e i 200 dollari donati per ogni ace, all’epoca degli incendi in Australia.
Figlio di padre greco e di madre malese, addirittura principessa del sultanato del Selangor, era arrivato al tennis tardi a 14 anni, da bambino sovrappeso che aveva giocato prima a basket (a Kobe Bryant e LeBron James sono dedicati due dei tanti tatuaggi che istoriano il suo corpo) e poi approdato sui campi come raccattapalle.
E non è un caso che per annunciare la finale di Wimbledon sul suo profilo Instagram Nick abbia scelto proprio una foto di se stesso bambino sovrappeso, affiancata a quella del Kyrgios campione odierno, con i suoi 85 chili distribuiti su 1,93. E’ probabile che arrivino da quel bambino schernito dai coetanei i problemi che si porta in campo e fuori, vittima di una depressione e di fenomeni di autolesionismo, di alcolismo e di pensieri suicidi raccontati recentemente.
C’entra naturalmente anche la solitudine del tennis “amato e odiato” alla maniera di Agassi. In finale Nick proverà a far prevalere l’amore per il tennis ma per vincere ci vorrà parecchio odio agonistico, verso Nole. E tanto inedito bon ton, in caso di discorso da vincitore.
AGI – Al ricco premio da finalista o vincitore di Wimbledon che intascherà domani, Nick Kyrgios dovrà scalare 13.600 euro, la somma delle due multe che si è beccato durante il torneo: diecimila per lo sputo contro uno spettatore alla fine del match contro Paul Jubb, 3.600 per “l’oscenità udibile dal pubblico”, durante l’epico duello con Tsitsipas.
Spiccioli rispetto agli 800mila euro totali di multe collezionate in tutta la sua carriera, immeritate secondo l’australiano, convinto che nei suoi confronti da parte degli arbitri ci sia una sorta di pregiudizio e di disparità di trattamento.
È davvero così? A sentire Tsitsipas che per la sconfitta al terzo turno ancora non ci dorme la notte (e in campo ha sbroccato tirando una palla contro il pubblico e mirando ripetutamente in petto l’avversario) il numero 40 del mondo, sei titoli vinti in carriera, alla sua prima finale di uno Slam e primo australiano a Wimbledon dopo Philippoussis nel 2003, è un bullo dalla personalità malvagia e il suo gioco è un incessante atto di bullismo nei confronti degli avversari.
Bruh, I’m a slam finalist I’m excited either way — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios)
July 9, 2022
Tra prime e seconde palle di servizio servite da sotto, tweeners, calci ai teloni e insulti contro avversari e arbitri, Kyrgios, quello che durante le sue conferenze stampa ingurgita sushi e che non ha un coach perchè sostiene che è meglio far da sé, non si è mai risparmiato. Mandando spesso fuori di testa gli avversari, certo, ma frenando anche una carriera che l’avrebbe potuto portare molto più lontano di quanto ha fatto finora a 27 anni.
Il numero 40 del mondo che il due agosto dovrò pure difendersi in tribunale per l’accusa di lesioni da parte dell’ex fidanzata Chiara Passari (adesso è felicemente, almeno così pare, legato all’interior designer Costeen Hatzi) è riuscito ad arrivare al massimo al numero 13, con sei titoli, un solo Slam in doppio in Australia quest’anno con l’amico Kokkinakis, e come miglior approdo in singolare, proprio la finale che per grazia ricevuta dal ritiro di Nadal giocherà a Church Road, contro l’amico nemico Nole: definito “un tonto”, quando organizzò in piena pandemia l’Adria tour che diede vita a un mega focolaio di Covid ma poi difeso quest’anno, quando il numero tre del mondo è stato bandito dall’Australia.
“I just wanted to remind everyone that I’m pretty good” See you in the third round, @NickKyrgios #Wimbledon pic.twitter.com/sTj5Y5NsLL — Wimbledon (@Wimbledon)
June 30, 2022
Quando aveva 19 anni e mise ko Nadal (a proposito, ha vinto anche il suo primo match contro Federer e i due soli confronti con Djokovic, entrambi cinque anni fa), McEnroe aveva paragonato la sua convinzione di poter battere chiunque a quella di Boris Becker.
Ma il Nick bullo che ostacola gli altri e se stesso ha anche un cuore buono, quello delle associazioni benefiche per i ragazzini in difficoltà, dell’offerta di pagare personalmente i pasti a chi non aveva soldi per sfamarsi durante la pandemia e i 200 dollari donati per ogni ace, all’epoca degli incendi in Australia.
Figlio di padre greco e di madre malese, addirittura principessa del sultanato del Selangor, era arrivato al tennis tardi a 14 anni, da bambino sovrappeso che aveva giocato prima a basket (a Kobe Bryant e LeBron James sono dedicati due dei tanti tatuaggi che istoriano il suo corpo) e poi approdato sui campi come raccattapalle.
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E non è un caso che per annunciare la finale di Wimbledon sul suo profilo Instagram Nick abbia scelto proprio una foto di se stesso bambino sovrappeso, affiancata a quella del Kyrgios campione odierno, con i suoi 85 chili distribuiti su 1,93. E’ probabile che arrivino da quel bambino schernito dai coetanei i problemi che si porta in campo e fuori, vittima di una depressione e di fenomeni di autolesionismo, di alcolismo e di pensieri suicidi raccontati recentemente.
C’entra naturalmente anche la solitudine del tennis “amato e odiato” alla maniera di Agassi. In finale Nick proverà a far prevalere l’amore per il tennis ma per vincere ci vorrà parecchio odio agonistico, verso Nole. E tanto inedito bon ton, in caso di discorso da vincitore.