AGI – Prima squadra ufficialmente qualificata ai Mondiali di calcio che il 20 novembre prenderanno il via in Qatar, la nazionale australiana ha apertamente criticato l’emirato in materia di mancato rispetto dei diritti umani, in linea con denunce già espresse da più parti.
Questa volta a prendere posizione con parole dirette di dissenso sono i 16 giocatori della nazionale australiana e la stessa Federazione australiana di calcio, che in un video corredato da un comunicato denunciano le “sofferenze” dei lavoratori coinvolti nell’organizzazione dell’atteso evento calcistico internazionale.
Una presa di posizione, come spiegano gli stessi calciatori e i vertici, frutto di un lavoro di documentazione approfondito durato due anni, ascoltando la voce di diverse ong, tra cui Amnesty International.
Pur riconoscendo “progressi significativi e riforme legislative compiuti in Qatar negli ultimi anni per riconoscere e proteggere i diritti dei lavoratori”, Football Australia deplora “la sofferenza patita da lavoratori migranti e dalle loro famiglie, che non può essere ignorata”.
Nell’incoraggiare le autorità dell’emirato a proseguire il percorso di riforme, i vertici del calcio australiano hanno chiesto “maggiore tolleranza nei confronti delle relazioni omosessuali, attualmente illegali” in Qatar. “In quanto sport più multiculturale, diversificato e inclusivo del nostro Paese, crediamo che tutti dovrebbero sentirsi al sicuro e liberi di essere se stessi” ha insistito Football Australia.
Durante la competizione calcistica, che si svolgerà dal 20 novembre al 18 dicembre, capitani di diverse nazioni europee, tra cui Inghilterra, Francia e Germania, indosseranno bracciali arcobaleno e il messaggio “One Love” come parte della Coppa del Mondo di una campagna LGBT contro la discriminazione.
In realtà le critiche dalla squadra dell’Australia sono solo le ultime di una lunga serie espresse da più parti, ovvero da quando nel 2010 la Federazione internazionale di calcio (FIFA) ha ufficialmente assegnato i Mondiali al Qatar, facendo sospettare da alcuni l’acquisto di voti al momento delle votazioni.
Tra le accuse maggiormente condivise e rilanciate, la maggior parte ha riguardato la sorte dei lavoratori stranieri arrivati in massa per realizzare tutte le infrastrutture necessarie per ospitare il maxi evento sportivo, in tutto sette stadi, un nuovo aeroporto, nuove strade e una rete ferroviaria ad hoc.
Originari per lo più da Bangladesh, Nepal e India, hanno ricevuto salari miseri e lavorato in condizioni di estrema precarietà. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha registrato almeno 50 lavoratori della Coppa del Mondo morti nel 2020 e altre centinaia feriti. Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto a Qatar e Fifa di creare un fondo di indennizzo per i lavoratori vittime dei cantieri dei Mondiali, dotato di 440 milioni di dollari, l’equivalente dei contributi sportivi promessi alle 32 selezioni allineate.
Il primo Paese arabo a tenere l’evento è anche criticato per il trattamento riservato alle donne, per le sue leggi restrittive in materia di costumi e diritti – sia al femminile che per i LGBTQ+ – oltre al gravoso impatto ambientale del Mondiale di calcio – 7 degli 8 stadi saranno climatizzati – che non lo rendono sostenibile nel contesto del riscaldamento globale. A queste accuse internazionali, l’emiro Cheikh Tamim bin Hamad Al Thani ha reagito al termine di una sessione del consiglio dell’organo consultivo, la Shura.
Con veemenza ha denunciato una “campagna senza precedenti” di critiche da quando il Qatar ha ottenuto l’organizzazione dei Mondiali, evidenziando “doppi standard e argomentazioni costruite” di cui alcune rappresentano “calunnie”, interrogandosi inoltre sulle “vere motivazioni alla loro origine”. Nel suo discorso ritrasmesso in televisione, l’emiro del Qatar ha dichiarato che “inizialmente abbiamo trattato la questione in vera buona fede”, valutando le prime critiche come “costruttive”.
Per il piccolo e ricchissimo territorio, monarchia ereditaria governata dal 1825 dalla famiglia reale Al Thani, i Mondiali di calcio vengono considerati una sfida logistica e di sicurezza, con l’arrivo previsto di 1,2 milione di visitatori, e allo stesso tempo un grande test.
“Abbiamo accettato questa sfida perché abbiamo fiducia nel nostro potenziale, noi del Qatar, per affrontare questa missione e farne un successo. È un campionato per tutti e il suo successo è un successo per tutti” ha detto Al Thani.
Nel suo discorso l’emiro ha citato le riforme per proteggere i lavoratori dal calore, per garantire un salario minimo di 269 euro, oltre ad aver reso noto i promettenti risultati macroeconomici con un’eccedenza di bilancio di 12,77 miliardi di euro, grazie all’aumento dei prezzi dell’energia, e un crescita del Pil prevista del 4,3% durante il primo semestre 2022.
I lavoratori stranieri costituiscono l’85% dei circa 3 milioni di persone nel Paese, che è tra i primi produttori mondiali di gas naturale e una delle nazioni più ricche del mondo pro capite. Dall’Argentina, l’attivista per i diritti umani e parlamentare Victoria Analía Donda Pérez ha pubblicato un manuale insolito per i giornalisti che copriranno la Coppa del Mondo in Qatar.
In mancanza di soluzioni reali ai drammi concreti della discriminazione la politica figlia di desaparecidos ha pensato bene di stilare un manuale, riferisce il quotidiano argentino Clarin, “pieno di consigli moralistici e vuoti, che denigrano gli oratori della naturalezza che è radicata nella libertà di dire”.
Le parole tabù, per evitare di incorrere in accuse di diffamazione, sono elencate nel controverso manuale e, tra le tante secondo lei c’è “nero”, da sostituire con “afro-discendenti” o “afroamericani”.
Allo stesso modo non si potrà dire “la fortuna della squadra sembra nera”, e nemmeno “la fortuna della squadra sembra gialla”, per non far riferimento ai cinesi. Stessa accortezza con i termini femminili per evitare discriminazioni di genere nel linguaggio, ha avvertito Victoria Analía Donda Pérez, suscitando non poche critiche ironiche dal Clarin.
AGI – Prima squadra ufficialmente qualificata ai Mondiali di calcio che il 20 novembre prenderanno il via in Qatar, la nazionale australiana ha apertamente criticato l’emirato in materia di mancato rispetto dei diritti umani, in linea con denunce già espresse da più parti.
Questa volta a prendere posizione con parole dirette di dissenso sono i 16 giocatori della nazionale australiana e la stessa Federazione australiana di calcio, che in un video corredato da un comunicato denunciano le “sofferenze” dei lavoratori coinvolti nell’organizzazione dell’atteso evento calcistico internazionale.
Una presa di posizione, come spiegano gli stessi calciatori e i vertici, frutto di un lavoro di documentazione approfondito durato due anni, ascoltando la voce di diverse ong, tra cui Amnesty International.
Pur riconoscendo “progressi significativi e riforme legislative compiuti in Qatar negli ultimi anni per riconoscere e proteggere i diritti dei lavoratori”, Football Australia deplora “la sofferenza patita da lavoratori migranti e dalle loro famiglie, che non può essere ignorata”.
Nell’incoraggiare le autorità dell’emirato a proseguire il percorso di riforme, i vertici del calcio australiano hanno chiesto “maggiore tolleranza nei confronti delle relazioni omosessuali, attualmente illegali” in Qatar. “In quanto sport più multiculturale, diversificato e inclusivo del nostro Paese, crediamo che tutti dovrebbero sentirsi al sicuro e liberi di essere se stessi” ha insistito Football Australia.
Durante la competizione calcistica, che si svolgerà dal 20 novembre al 18 dicembre, capitani di diverse nazioni europee, tra cui Inghilterra, Francia e Germania, indosseranno bracciali arcobaleno e il messaggio “One Love” come parte della Coppa del Mondo di una campagna LGBT contro la discriminazione.
In realtà le critiche dalla squadra dell’Australia sono solo le ultime di una lunga serie espresse da più parti, ovvero da quando nel 2010 la Federazione internazionale di calcio (FIFA) ha ufficialmente assegnato i Mondiali al Qatar, facendo sospettare da alcuni l’acquisto di voti al momento delle votazioni.
Tra le accuse maggiormente condivise e rilanciate, la maggior parte ha riguardato la sorte dei lavoratori stranieri arrivati in massa per realizzare tutte le infrastrutture necessarie per ospitare il maxi evento sportivo, in tutto sette stadi, un nuovo aeroporto, nuove strade e una rete ferroviaria ad hoc.
Originari per lo più da Bangladesh, Nepal e India, hanno ricevuto salari miseri e lavorato in condizioni di estrema precarietà. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha registrato almeno 50 lavoratori della Coppa del Mondo morti nel 2020 e altre centinaia feriti. Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto a Qatar e Fifa di creare un fondo di indennizzo per i lavoratori vittime dei cantieri dei Mondiali, dotato di 440 milioni di dollari, l’equivalente dei contributi sportivi promessi alle 32 selezioni allineate.
Il primo Paese arabo a tenere l’evento è anche criticato per il trattamento riservato alle donne, per le sue leggi restrittive in materia di costumi e diritti – sia al femminile che per i LGBTQ+ – oltre al gravoso impatto ambientale del Mondiale di calcio – 7 degli 8 stadi saranno climatizzati – che non lo rendono sostenibile nel contesto del riscaldamento globale. A queste accuse internazionali, l’emiro Cheikh Tamim bin Hamad Al Thani ha reagito al termine di una sessione del consiglio dell’organo consultivo, la Shura.
Con veemenza ha denunciato una “campagna senza precedenti” di critiche da quando il Qatar ha ottenuto l’organizzazione dei Mondiali, evidenziando “doppi standard e argomentazioni costruite” di cui alcune rappresentano “calunnie”, interrogandosi inoltre sulle “vere motivazioni alla loro origine”. Nel suo discorso ritrasmesso in televisione, l’emiro del Qatar ha dichiarato che “inizialmente abbiamo trattato la questione in vera buona fede”, valutando le prime critiche come “costruttive”.
Per il piccolo e ricchissimo territorio, monarchia ereditaria governata dal 1825 dalla famiglia reale Al Thani, i Mondiali di calcio vengono considerati una sfida logistica e di sicurezza, con l’arrivo previsto di 1,2 milione di visitatori, e allo stesso tempo un grande test.
“Abbiamo accettato questa sfida perché abbiamo fiducia nel nostro potenziale, noi del Qatar, per affrontare questa missione e farne un successo. È un campionato per tutti e il suo successo è un successo per tutti” ha detto Al Thani.
Nel suo discorso l’emiro ha citato le riforme per proteggere i lavoratori dal calore, per garantire un salario minimo di 269 euro, oltre ad aver reso noto i promettenti risultati macroeconomici con un’eccedenza di bilancio di 12,77 miliardi di euro, grazie all’aumento dei prezzi dell’energia, e un crescita del Pil prevista del 4,3% durante il primo semestre 2022.
I lavoratori stranieri costituiscono l’85% dei circa 3 milioni di persone nel Paese, che è tra i primi produttori mondiali di gas naturale e una delle nazioni più ricche del mondo pro capite. Dall’Argentina, l’attivista per i diritti umani e parlamentare Victoria Analía Donda Pérez ha pubblicato un manuale insolito per i giornalisti che copriranno la Coppa del Mondo in Qatar.
In mancanza di soluzioni reali ai drammi concreti della discriminazione la politica figlia di desaparecidos ha pensato bene di stilare un manuale, riferisce il quotidiano argentino Clarin, “pieno di consigli moralistici e vuoti, che denigrano gli oratori della naturalezza che è radicata nella libertà di dire”.
Le parole tabù, per evitare di incorrere in accuse di diffamazione, sono elencate nel controverso manuale e, tra le tante secondo lei c’è “nero”, da sostituire con “afro-discendenti” o “afroamericani”.
Allo stesso modo non si potrà dire “la fortuna della squadra sembra nera”, e nemmeno “la fortuna della squadra sembra gialla”, per non far riferimento ai cinesi. Stessa accortezza con i termini femminili per evitare discriminazioni di genere nel linguaggio, ha avvertito Victoria Analía Donda Pérez, suscitando non poche critiche ironiche dal Clarin.