I motivi per cui si finisce a vivere per strada sono molteplici, ma solitamente si raggruppano sotto un’unica parola: fragilità. A cui si oppone un’altra parola di sintesi: durezza. La durezza della vita, ma anche più prosaicamente la durezza delle persone. Fragilità e durezza sono due parti di un movimento perfetto che determina esclusioni, abbandoni, perdite e fallimenti. Difficile, spesso anche solo per svogliatezza o per debolezza, non fare in qualche modo parte di questo giogo. Motivo per cui il senso di estraneità rispetto a chi si trova a fronteggiare l’indigenza non ha altra spiegazione che un misto di paura e pigrizia. Si sceglie così di ridurre sempre più gli spazi possibili di relazione, fuggendo invece di restare e contribuendo ad aumentare anche con piccoli gesti d’insofferenza un solco fatto di disumanità.
Nel 1983, esattamente il 31 gennaio, Modesta Valenti, da anni abitante di quello sterminato rifugio romano che è la Stazione Termini con i suoi dintorni, ha un grave malore. E’ mattina e la notte gelida ha inciso sullo stato di salute dell’anziana donna già da tempo messo a dura prova. Alcune persone riescono a chiamare un’ambulanza, ma vengono raggelate dal rifiuto di intervenire. La donna è troppo sporca, avrebbe addirittura i pidocchi! La tragedia giunge al suo compimento nell’indifferenza generale. Modesta Valenti resta però nella memoria di chi in quella stazione opera portando soccorso e sostegno, e tra loro, il 31 gennaio del 2024, c’è chi ha deciso di costituirsi in una piccola quanto vivace associazione che si è data, in suo ricordo, il nome di Roma Modesta.
L’associazione si muove attorno a un’idea relazionale forte, perché la cura non è mai a senso unico e riguarda sia chi la riceve ma anche chi la offre. Un movimento che cambia da dentro chi fino a pochi mesi fa mai avrebbe pensato di offrire pasti caldi a estranei che pure ne hanno enormemente bisogno. Persone che si sono rese disponibili a imparare pratiche nuove e a trovare soluzioni diverse di volta in volta. Aiutare il prossimo richiede fatica e anche un bel po’ di umiltà, oltre che un cambio spesso radicale di sguardo sulle cose e su di sé.
La forza di Roma Modesta – dopo un anno che è stato di rodaggio e anche di ripensamenti – è quella di strappare un velo fatto di pigrizia e svogliatezza oltre il quale diviene finalmente un fatto ovvio dare a chi non ha. Ogni domenica intorno alle 19 i volontari di Roma Modesta offrono cibo agli abitanti di Termini. Il cibo viene spesso scelto e concordato insieme, per andare incontro ai gusti di ciascuno, e poi cucinato dai volontari. La forma è quella di una festa, quasi un picnic anche se non mancano le difficoltà e i momenti di tensione abbastanza prevedibili in situazioni così estreme. Sono quasi duecento i pasti distribuiti ogni domenica da un gruppo composto solo da una manciata di persone che hanno trasformato indignazione e sconforto in un fare utile e necessario, ma al tempo stesso hanno ridefinito il proprio sé oltre i miseri confini di un’abitudine sociale per cui c’è chi ce la fa e chi no, chi ha successo e chi fallisce.
Un’azione che sta generando nuove connessioni con altri gruppi e associazioni nel tentativo d’intervenire e dare risposta alle esigenze più diverse che di domenica in domenica si verificano. Su Instagram Roma Modesta (@romamodesta_) offre lo scorcio di un lavoro immane quanto allegro. Flavio, Fabia, Luca, Cecilia, Francesco, Michele, Fatima, José, Stefania sono solo alcuni dei nomi di chi cura, ma anche di chi è soccorso, inutile distinguerli, meglio andare a conoscerli e darsi da fare.