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A Spaccanapoli l’Ospedale delle bambole: riparati anche peluche e statuine

Dic 26, 2019

la bottega a napoli

La piccola azienda artigiana , segnalata da guide turistiche internazionali, oggi è in più un museo interattivo e multimediale che accoglie oltre 10mila visitatori

di Donata Marrazzo

26 dicembre 2019


La speciale Barbie messicana dedicata al Dìa de los muertos

3′ di lettura

«Che ‘mpressione su postu, me para propriu o spitale de’ bambole». Nel 1895, a Spaccanapoli, in via San Biagio ai Librai, al civico 81, facevano un certo effetto tutte quelle teste di porcellana, di cera, di cartapesta appese a un filo ad sciugare nella bottega dello scenografo del teatro dei Pupi. Diciotto metri quadrati in cui, dalla vetrina, si intravedevano cumuli di arti mozzati, pezzi di naso, capelli, busti in feltro, legno o celluloide.

La vecchia bottega del teatro dei Pupi

Così Luigi Grassi, che dipingeva scenografie e costruiva teatrini, pupazzi e marionette per i “cuntastorie”, si lasciò ispirare dalle esclamazioni dei passanti e disegnò una croce rossa su una tavoletta: con un pennello ci scrisse sopra “Ospedale delle bambole”. Tiziana, la pronipote, continua la tradizione di famiglia, in uno spazio più ampio, qualche isolato più giù, nel cortile di palazzo Marigliano: la piccola azienda artigiana (migliaia i restauri eseguiti), segnalata da guide turistiche internazionali, oggi è in più un museo interattivo e multimediale che accoglie oltre 10mila visitatori. Le bambole si raccontano in prima persona, anche durante i laboratori creativi, puntualmente sold-out.

Le diagnosi su whatsapp

La bottega dei giocattoli antichi non ha mai interrotto la sua missione: dopo Luigi, anche Michele e poi suo figlio (che si chiamava come il nonno) hanno continuato a tenerla in vita. Tiziana rappresenta la quarta generazione. Le arrivano richieste da tutta Italia e anche dall’estero: i clienti lontani mandano foto di giocattoli rotti, lei esegue le diagnosi su whatsapp, poi programma il ricovero. Variabili i costi, a seconda delle ore di lavoro necessarie: da un minimo di 15 a un massimo di 1000 euro. Gli interventi riguardano anche statue di arte sacra e vestiture di santi e pastori del presepe.

Dall’accettazione al “bambolatorio”

Il laboratorio si divide in reparti e in corsie. All’ingresso l’accettazione, poi il “bambolatorio”, la sala chirurgica per diagnosi e interventi. Per tutti i “pazienti” vale l’urgenza, il codice rosso. Con una restauratrice specializzata e due tirocinanti, Tiziana Grassi esegue radiografie, trapianti, cuciture. Trucco, parrucco e sartoria. Finiscono sotto i ferri anche peluche e statuine. «Ogni giorno registriamo almeno due ricoveri. E a seconda del da farsi stabiliamo la degenza», spiega.

Tiziana Grassi, «Ripariamo ricordi»

Vengono ricucite come nuove le antiche bambole di panno Lenci, impiantati occhi azzurri in volti di prezioso biscuit, ricostruite ciglia e capelli, riattaccate arti e dita spezzate, ripresi merletti e tessuti strappati, riattivati meccanismi per il movimento e la voce. Così Tiziana Grassi ferma il tempo e rimette insieme vecchie storie di famiglia, ricordi d’infanzia e nostalgie. «Ripariamo ricordi», sottolinea. In un’ottica che è tutta green: «Recuperiamo, riusiamo e predisponiamo donazioni per bambini meno fortunati». Nelle settimane che precedono il Natale il lavoro aumenta. Sotto l’albero tornano spesso le bambole di una volta: «Contro il consumismo, riscopriamo con i nostri speciali clienti l’aspetto sentimentale delle feste».

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