DEFIBRILLATORI OVUNQUE
L’arresto cardiaco è un killer silenzioso, la principale causa di morte nei paesi occidentali. Per combatterlo è nato a Piacenza il “Progetto Vita”, primo in Europa a occuparsi di defibrillazione precoce per contrastare la morte improvvisa da arresto cardiaco
di Nicoletta Cottone
23 luglio 2019
2′ di lettura
L’arresto cardiaco è un killer silenzioso, la principale causa di morte nei paesi occidentali. Per combatterlo è nato a Piacenza il “Progetto Vita”, primo in Europa a occuparsi di defibrillazione precoce per contrastare la morte improvvisa da arresto cardiaco. Un progetto ideato dal professor Alessandro Capucci e dalla cardiologa Daniela Aschieri, che portarono in Italia da New Orleans nel 1998 il primo prototipo di defibrillatore semiautomatico. Primo non solo in Italia, ma anche in Europa.
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«Il cuore della proposta di legge è la liberalizzazione dell’uso dei defibrillatori, una battaglia che conduciamo da anni», spiega la cardiologa Daniela Aschieri, primaria di cardiologia all’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza). «Oggi chiunque può usare un defibrillatore. Ben vengano i corsi per usarli, ma in caso di necessità chiunque può prendere un defibrillatore e utilizzarlo, perché l’apparecchio riconosce da solo l’arresto cardiaco ed eroga la scarica elettrica, se necessario. Quindi non c’è responsabilità o margine di errore».
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A Piacenza, spiega ancora Aschieri, «abbiamo addestrato 20mila studenti a usare il defibrillatore. Tutto grazie a un migliaio di insegnanti che proseguono il nostro percorso con un’oretta di addestramento, dalle elementari alle superiori. Abbiamo addestrato anche cento ragazzi che fanno a loro volta peer to peer nelle scuole, creando un meccanismo virtuoso, a costo zero». E in questo modo il 43% delle persone colpite da arresto cardiaco a Piacenza si salva, percentuale che sale al 93% degli sportivi, se defibrillati sul posto. «Questo – spiega la dottoressa – mentre la sopravvivenza da arresto cardiaco in generale è ancora oggi inferiore al 10%, dove non esistono sistemi di defibrillazione precoce». I numeri parlano chiaro: 50mila volontari addestrati, 905 defibrillatori sul territorio, 122 persone salvate. La ricetta adottata è avere defibrillatori distribuiti capillarmente in tutta la città. «Ogni minuto che passa dal momento dell’arresto cardiaco scendono del 10% le probabilità di sopravvivere: dopo 5 minuti le probabilità saranno del 50% e dopo 10 minuti dello 0 per cento», spiega la cardiologa. E grazie al progetto Elena ha fatto al papà il massaggio cardiaco imparato al Liceo Gioia. E un ragazzo di 29 anni in arresto cardiaco è stato salvato da un defibrillatore a pochi metri dalla piscina.