AGI – Sarà un Jerome Powell più ‘falco’ che ‘colomba’ quello che venerdì prossimo alle 16 italiane parlerà al simposio di Jackon Hole. Il presidente della Federal Reserve utilizzerà il suo discorso al meeting annuale dei banchieri per sottolineare che la banca centrale proseguirà nei suoi sforzi per domare l’inflazione galoppante negli Stati Uniti, anche se questo significasse una brusca battuta d’arresto della crescita economica. In una sola parola, recessione.
Ne sono convinti molti analisti, tra cui Lou Crandall, capo economista di Wrightson Icap, secondo cui “il messaggio centrale sarà l’ostinata determinazione della Fed a ridurre l’inflazione, anche se sanno di correre rischi sostanziali di una prospettiva di crescita a breve termine più debole di quanto vorrebbero“. I verbali della riunione della Fed di luglio diffusi mercoledì scorso hanno chiarito questo punto.
Secondo il report, prosegue nella sua riflessione Crandall, i funzionari della Fed “hanno riconosciuto che la stretta di politica monetaria potrebbe rallentare il ritmo della crescita economica, ma hanno considerato come fondamentale l’obiettivo di tornare a un’inflazione al 2% per ottenere la massima occupazione su base sostenibile”.
Per Crandall “l’impennata dell’inflazione è arrivata a un tale livello che non hanno altra scelta che accettare il rischio” di recessione, ha aggiunto. I prezzi al consumo negli Stati Uniti corrono a un tasso annuo dell’8,5% a luglio, ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed. Le preoccupazioni per un’imminente recessione si sono attenuate con il solido rapporto sull’occupazione di luglio e i segnali che i consumatori stanno ancora spendendo.
La Fed si è mossa rapidamente quest’anno per aumentare il tasso di riferimento. Da marzo, ha spinto il suo tasso sui fed funds a un intervallo compreso tra il 2,25% e il 2,5%.
Il board dell’istituto centrale sta discutendo se la Fed avvierà il terzo rialzo consecutivo del tasso di 0,75 punti nella prossima riunione del 20-21 settembre. Gli economisti sono divisi sul fatto che Powell fornisca a Jackson Hole qualche indicazione sull’entità dell’aumento previsto di settembre. E non si aspettano che il numero uno della Fed faccia luce sull’incognita chiave: fino a che punto dovranno aumentare i tassi d’interesse per far calare l’inflazione.
Secondo Carl Tannenbaum, capo economista presso il Northern Trust, Powell cercherà di sostenere la causa per un altro rialzo da 75 punti percentuali a settembre. “Penso che dirà con passione, e lo sosterrà con i fatti – ha affermato l’esperto – che sul lungo termine essere adesso così ‘durì sarà molto meglio per il mercato del lavoro, molto meglio per i mercati e molto meglio per la crescita”.
Stephen Stanley, capo economista di Amherst Pierpoint, si aspetta invece che Powell adotti una prospettiva più ampia e non si concentri sul prossimo incontro politico: “Se fossi in lui – ha osservato – non mi concentrerei sul fatto che a settembre il rialzo sarà di 50 o di 75 punti”.
E ha aggiunto: “I funzionari della Fed che hanno parlato nelle ultime due settimane hanno affermato che l’entità del rialzo a settembre dipenderà dai dati macro che arriveranno. E tra Jackson Hole e il prossimo meeting del Fomc ci sarà un altro ciclo di dati mensili”.