Il G7 dell’agricoltura a Bergamo si apre con la protesta degli agricoltori della Coldiretti che chiedono di fermare le speculazioni sul cibo e sostenere politiche agricole basate sulle produzioni locali, perché “oggi è chiaro – ha spiegato il presidente Roberto Moncalvo alla vigilia del summit – che l’emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all’origine per i produttori. Occorre ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo, e perseguire un modello di sviluppo sostenibile che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri”.
“Obiettivo zero fame nel 2030”. Questo il punto centrale del vertice di Bergamo, ha detto il ministro Maurizio Martina presentando l’evento e sottolineando il “grande tema” sul quale si confronteranno i ministri dell’Agricoltura del G7: “Produrre meglio e sprecare di meno”. Sicurezza alimentare, gestione dei rischi e cambiamenti climatici. Parte da qui il G7. Insieme all’Italia si riuniscono i grandi dell’agricoltura di Francia, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania e i rappresentanti dell’Unione europea, Fao, Ocse, Ifad, World Food Programme. Il G7 di Bergamo sarà un’occasione per chiedere “impegno e responsabilità a tutti gli attori internazionali” sul tema della fame, ha assicurato Martina.
Nel sentierone della città bassa gli agricoltori con i trattori e i prodotti del territorio hanno portato la pecora Vicky, diventata un simbolo: “Le sue caratteristiche di resistenza, caparbietà, sostenibilità ambientale e adattabilità – hanno spiegato dall’associazione – ne fanno l’emblema dell’agricoltura che vince nel tempo della globalizzazione, restando radicata nel territorio”. E sulla sostenibilità ha insistito molto anche Legambiente, rilanciato le sue priorità. “L’agricoltura sostenibile e di qualità può dare un contributo fondamentale e diventare un prezioso alleato per contrastare i cambiamenti climatici e le altre emergenze ambientali, per garantire una produzione di cibo sana e sostenibile e per incentivare lo sviluppo di un’economia sostenibile. Per questo al G7 agricoltura i grandi della terra non perdano questa importante occasione per ridefinire politiche agricole e alimentari che mettano davvero al centro la sostenibilità ambientale e prevedere interventi che contribuiscano alla diffusione di sistemi agricoli resilienti, sostenibili e socialmente giusti”.
Secondo i dati diffusi in occasione del G7, un numero ancora troppo grande di piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo non riceve gli aiuti necessari per sfamare le proprie famiglie e per adattarsi all’impatto dei cambiamenti climatici. Lo dice l’Oxfam, con un rapporto che denuncia come ci sia ancora molto da fare per sostenere i piccoli agricoltori, soprattutto le donne, che oggi rappresentano il 60% delle persone che soffrono la fame nel mondo. Nonostante gli impegni assunti – lamenta l’organizzazione – sono ancora insufficienti gli stanziamenti da parte dei paesi donatori. A partire da quelli previsti dall’Accordo di Parigi, 100 miliardi l’anno fino al 2020.
Quanto all’Indice Globale della Fame (GHI) 2017 del Cesvi, presentato ieri sempre a Bergamo, nonostante una diminuzione di fame e denutrizione nel lungo periodo a livello mondiale, in 52 Paesi i livelli di fame e di insicurezza alimentare restano allarmanti e il livello globale della fame, misurato in 119 Paesi, rimane ancora molto alto, con grandi differenze tra le diverse nazioni e dentro gli stessi confini.
“Le profonde e persistenti disuguaglianze” si legge nel rapporto rappresentano “il principale ostacolo alla lotta alla fame e alla denutrizione nel mondo e al raggiungimento quindi dell’obiettivo ‘Fame zero’, fissato dalle Nazioni Unite per il 2030”. Su questo obiettivo il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hoganviene ha preso un impegno preciso: “L’Unione europea in questa lotta assicurerà tutto l’impegno agli Stati membri”.